Don Luciano: Teniamo il cuore aperto alla speranza!
Carissimi,
anche quest’anno Papa
Francesco nel messaggio per la 56° Giornata Mondiale per la pace ci esorta alla
speranza: “Anche se gli eventi della
nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e
difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore
aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con
tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino”.
Il Papa mette in
evidenza due fatti che hanno toccato in questo tempo la nostra vita da vicino:
1. Il Covid-19 ci ha fatto piombare nel
cuore della notte. Possiamo dire che la più grande lezione che il Covid-19 ci
lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri,
che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza
umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da
solo.
2. Nel momento in cui
abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19
fosse stato superato, una nuova
terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità. Abbiamo assistito
all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore
guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte
umane colpevoli. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde
incertezza, non solo per chi ne viene direttamentecolpito, ma in modo diffuso e
indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di
distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi
del grano e ai prezzi del carburante.
Cosa, dunque, ci è chiesto di fare?
Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè
che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali
di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a
preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci
alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi”
aperto alla fraternità universale.
Davvero il tempo
presente può indurci al pessimismo, le ragioni possono essere tante. Dobbiamo
chiedere a Dio uno sguardo nuovo che nasce dalla fede in Lui. Oggi essere
discepoli di Gesù non è più un fatto normale frutto di una convenzione più o
meno sociale, esige una scelta quotidiana e comporta lasciarsi coinvolgere
nell’esperienza concreta della nostra vita. Il mondo ci domanda continuamente
perché siamo cristiani? A cosa serve? Siamo in grado di rispondere? Il cambiamento
del cuore che il Papa ci domanda nel suo messaggio per la pace è la strada per
dimostrarci e dimostrare al mondo che essere cristiani è bello perché Gesù
riempie la vita e dà senso a tutte le nostre domande esistenziali: Lui è la
risposta!
Abbiamo terminato l’anno
con la morte del Papa emerito Benedetto XVI di cui vorrei lasciarvi un
significativo e illuminato punto fermo del suo pensiero e del suo operato: “Nel
nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di
spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al
di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli
uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato
sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla
fine (cfr Gv 13, 1), in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema
in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli
uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene
colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si
manifestano sempre di più”.
Buon anno 2023 !
don Luciano