2015: COSA TENERE O LASCIARE

Individuati dal Rapporto Bes tre punti di debolezza e altrettanti di forza. Necessario anche recuperare un rapporto nuovo con la politica per valorizzare l’impegno di tutti.

Inizia il 2016, cosa si può tenere e cosa invece dovremmo lasciarci alle spalle? Per azzardare una risposta occorre prestare attenzione ad alcune tendenze che indicano dei punti nevralgici per il nostro futuro. Per raggiungere lo scopo si possono utilizzare i dati raccolti dal Rapporto Bes 2015 (benessere equo e sostenibile) che l’Istat, insieme al Cnel, ha elaborato a fine anno. Questo lavoro è prezioso e ambizioso perché mira a offrire un nuovo punto di riferimento non soltanto per verificare lo stato dell’arte del nostro Paese, ma per valutare strategie di futuro. L’obiettivo è favorire un orizzonte aperto per leggere la nostra società in modo ampio, così da superare una visione economicistica, vincolata alla valutazione del prodotto interno lordo o del suo rapporto con il debito pubblico. Perciò oltre allo sforzo scientifico per misurare diversi fattori che abbiano un impatto diretto sul benessere umano e ambientale, si tratta di imprimere una svolta culturale. Possiamo evidenziare allora tre punti di debolezza sui quali invertire la rotta per lasciarceli alle spalle e tre punti di forza sui quali investire per consolidarli nel 2016.


Giovani alla ricerca di un posto di lavoro (foto archivio SIR)

Dal Bes emergono almeno tre difficoltà strutturali per il nostro Paese, che sono sempre un po’ più gravi nel Mezzogiorno: la prima riguarda il mondo lavorativo, legata a una scarsa qualità del lavoro offerto, perché aumentano gli occupati “sovra istruiti”, quelli che hanno un titolo di studio superiore alle mansioni che occupano, e perché crescono i part-time involontari, quelli che lavorano con orari ridotti non per scelta ma per imposizione. La seconda è connessa al progressivo invecchiamento della popolazione: aumentano le persone con demenza senile e malattie del sistema nervoso che incidono sulla qualità della vita sia di questi anziani malati sia dei loro parenti a causa di una debolezza dei servizi di assistenza. La terza è la costante sfiducia verso la politica: i partiti raccolgono un voto medio di 2,4, il Parlamento di 3,6, i consigli regionali e comunali 3,7.

Dal Bes si riscontrano anche tre punti di forza: innanzitutto va rilevato l’aumento dei giovani che concludono il loro percorso di studi e si riduce il divario con gli altri Paesi europei. Il secondo è la crescita di fiducia nelle relazioni: si può contare sulla propria rete relazionale per l’81,7% della popolazione e ci si può fidare degli altri per il 23,2%. Il terzo punto di forza è l’ottimismo verso il futuro: per il 27% della popolazione la propria condizione di vita migliorerà nei prossimi cinque anni, lo scorso anno lo pensava solo il 23%. In quest’ultimo caso è importante segnalare che sono i giovani, quelli più colpiti dagli anni di crisi, i soggetti in cui si riscontra l’incremento più positivo.

Migliorare il livello di istruzione, le reti sociali e la percezione del futuro ci danno una forte spinta che però va letta anche alla luce delle difficoltà, perché per incrementarle sarà importante consolidare le condizioni lavorative, sostenere i compiti di cura delle famiglie e soprattutto recuperare un rapporto nuovo con la politica, perché solo così in Italia potremo godere dei frutti di un gioco di squadra che valorizzi tutta la comunità.

Andrea Casavecchia, per Agenzia SIR, 4 gennaio 2016