DISCORSO DI SANT’AMBROGIO: “IMPARARE A GUARDARE IL MONDO DALLA PERIFERIA”

Nel discorso intitolato “Misericordia e giustizia nell’edificazione della società plurale”, il cardinale ha toccato parecchi temi: dall’Anno Santo della Misericordia al delicato rapporto tra misericordia e giustizia, passando per l’esigenza della giustizia senza dimenticare il momento storico che sta vivendo la città di Milano.


“Tra pochi giorni, prima il Santo Padre a Roma e poi tutti i vescovi del mondo nelle Chiese locali, apriranno in ogni cattedrale, oltre che nei santuari e nelle chiese stabilite, la Porta Santa, cioè una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza. Anche la nostra Chiesa ambrosiana, consapevole che la misericordia è il tratto principale del modo di pensare e di agire di Gesù, è pronta a celebrare questo Anno Santo”. Sono le parole dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, pronunciate in occasione del Discorso alla città e alla diocesi, lo scorso 4 dicembre, nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano per la festa del santo patrono.

Nel discorso, intitolato “Misericordia e giustizia nell’edificazione della società plurale”, il cardinale ha toccato parecchi temi: dall’Anno Santo della Misericordia al delicato rapporto tra misericordia e giustizia, passando per l’esigenza della giustizia senza dimenticare il momento storico che sta vivendo la città di Milano. “Con il presente, tradizionale discorso alla città, in occasione della solennità di Sant’Ambrogio – ha detto Scola – vorrei riflettere insieme a tutti i fedeli, i cittadini, gli attori sociali e i responsabili delle istituzioni della nostra metropoli, su uno dei temi chiave della pratica del bene comune. Lo faccio sulla scia dei Dialoghi di vita buona proposti da alcune figure della città metropolitana a cui tutti, in varie forme, possono partecipare. Mi preme svolgere qualche riflessione sulla giustizia e sul suo nesso con la misericordia”.

“In questi giorni si percepisce, sia a livello personale sia a livello sociale, la tensione tra giustizia e misericordia, che si fa forte di fronte all’esperienza del male, alla necessità di espiare la pena per riparare al danno inferto e alla pratica del perdono. Vi sono, inoltre, delitti efferati, come i terribili atti di terrorismo cui stiamo assistendo, in cui sembra non esserci alcuna possibilità di riparare. Il male, in questo caso, appare come assolutamente irrimediabile. Giustizia e misericordia sarebbero in tal modo in conflitto. E tuttavia dalla correlazione di questi due fattori deriva una serie di conseguenze che incidono in termini decisivi sulla qualità della vita dei singoli e della società civile”.

“Per affrontare queste scottanti tematiche – ha quindi aggiunto il cardinale Angelo Scola - che non di rado suscitano reazioni contrastanti nell’opinione pubblica è utile riflettere sull’esperienza comune a tutti gli uomini, a qualunque etnia, cultura e religione appartengano. In particolare è necessario partire da un dato incontrovertibile proprio dell’esperienza umana: ogni uomo è sempre un io-in-relazione. Questa visione dell’uomo è ‘drammatica’ nel senso etimologico della parola (la parola dramma deriva dal greco ‘drao’ che significa agisco). Ognuno di noi, in quanto creatura, vive un’unità in tensione che chiama in causa la libertà del singolo in ogni suo atto. Su questa base antropologica dobbiamo guardare alle dimensioni della giustizia e della misericordia e al loro rapporto”.

“Milano è in crescita. Expo ha ridestato nella gente il gusto dei rapporti. Anche se non in modo sempre adeguato ha sollevato questioni centrali come la necessità di risolvere la tragedia della fame nel mondo, di condividere il cibo, di superare la cultura dello scarto, ma ha lasciato aperto il compito di rispondere alla fame e alla sete di senso che ogni cittadino si porta dentro. Sia come fedeli, sia come cittadini della metropoli milanese non possiamo esimerci dall’essere testimoni soprattutto in questi tempi minacciosi, affinché queste due dimensioni fioriscano attraverso le virtù teologali di fede, speranza e carità, insieme a quelle cardinali di giustizia, prudenza, fortezza e temperanza, generando comunione nella Chiesa ed autentica amicizia nella società civile”.

“Giova raccogliere un’indicazione di metodo che Papa Francesco ci ripropone con insistenza – ha quindi concluso l’arcivescovo, “senza poter qui entrare nell’analisi di tutti i molteplici fattori che aprono il cuore dei milanesi alla speranza” - Ci chiede di imparare a guardare il mondo dalla periferia, col punto di vista di quelli ‘lasciati fuori’. Lungi dall’essere un invito moralistico quella del Papa è una lettura acuta delle falle che si sono aperte nel nostro mondo globalizzato. In questa realtà, infatti, tutte le periferie si somigliano. Perciò guardare il mondo dal punto di vista degli esclusi conduce a ridurre l’autogiustificazione del sistema che genera tale esclusione”.

Carlo & Ambrogio

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Cernusco sul Naviglio, 7 dicembre 2015