EMERGENZA EDUCAZIONE: LA SFIDA DELLA CRISI

Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quel che si fa, molto più con quel che si è.” Questa celebre frase di Sant’Ignazio di Antiochia ci fa capire che la situazione difficile in cui ci troviamo può essere la grande occasione educativa perché i nostri bambini e ragazzi vedano degli adulti che sanno stare “da uomini” di fronte alle sfide della vita. Più che tanti discorsi il modo con cui noi adulti stiamo di fronte alla realtà è ciò che colpisce e rimane per sempre nel cuore dei ragazzi. Quale atteggiamento abbiamo noi adulti di fronte all’incertezza della situazione scolastica, al continuo procrastinare la didattica in presenza, all’idea dell’educazione come fanalino di coda delle priorità in questa emergenza? Spesso in noi prevale il lamento e il piangerci addosso aspettando che qualcuno risolva la situazione. Guardiamo i nostri ragazzi come una generazione sfortunata a cui non è dato ciò che di diritto devono avere.

I nostri ragazzi assorbono questo nostro modo di pensare e imparano che nella vita si può vivere bene solo se ci sono le condizioni “giuste”, se le cose vanno bene. Ma chi può assicurargli che nel corso della vita non si troveranno ad affrontare delle difficoltà? Sappiamo bene che la loro vita sarà costellata di momenti difficili e di crisi. Li stiamo quindi educando nell’illusione che la felicità sia legata alle condizioni in cui si troveranno a vivere? Ultimamente stiamo mettendo in loro il seme del cinismo e quindi dell’infelicità.

C’è un altro modo di stare davanti a questa situazione? Un modo più vero e più affascinante che affronta la sfida della realtà con speranza, con uno sguardo pieno di stima per questi ragazzi che possono vivere in pienezza adesso, che guardiamo come “eroi” cui viene chiesto tanto perché tanto possono dare. Un modo per cui la fatica e il sacrificio hanno un senso perché nascono dall’affetto per gli altri.

Ci sono adulti che hanno messo in atto il coraggio creativo ben descritto da Papa Francesco nella lettera apostolica “Patris Corde”. Ad esempio insegnanti ed educatori che hanno deciso di mettersi in gioco, di raccogliere la sfida di fare lezione con la speranza stampata sulla faccia, di offrire una provocazione all’inquietudine o al disinteresse dei ragazzi (come nella lettera “L’esempio che da insegnanti dobbiamo dare” sul Corriere della sera del 10 gennaio 2021). Ci sono genitori che si sono mossi per chiedere alle istituzioni il ritorno alla scuola in presenza tramite una petizione che ha raccolto in pochissimi giorni un grandissimo numero di sottoscrizioni (https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScKfFt7xcbYynHwwn15jINbBaqRqNyy2DOhehrUUPECaQe1UQ/viewform). Ci sono scuole che pur ottemperando alle regole previste dalla DAD hanno messo in atto la possibilità per piccoli gruppi di ragazzi di accompagnare in presenza i loro compagni con difficoltà di apprendimento per garantire l’inclusione.

In questi anni in cui ci siamo accorti sempre di più di come sia indispensabile investire sull’educazione delle nuove generazioni, la situazione attuale costituisce una formidabile occasione per noi adulti di comunicare ciò che ci dà speranza e certezza nella positività della vita. Papa Francesco ci dice: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Cogliamo quindi la sfida, non sprechiamo questa occasione!

Roberta Albini