IL FIUME DELLA VECCHIAIA … SI GETTA NEL MARE DELL’ETERNITÀ
Fino all’anno scorso avevamo una amica di nome Anna C. Mia moglie ed io, l’avevamo conosciuta molti anni fa, dopo una profonda crisi esistenziale, non matrimoniale, insieme a suo marito, che si era risolta con cure psichiatriche e tanto amor di Dio, vissuto nella forma di un’amicizia accompagnata fino alla foce dell’eternità. Poco dopo la soglia della pensione, ormai sola, viveva in una casa di un certo pregio, in affitto, e poiché le cose mutano, anche i pesi della vita cambiano unità di misura ed i parenti e gli amici, nello scacchiere delle relazioni, come in un gioco a “dama”, hanno uno scatto in avanti inghiottendo situazioni pregresse di dubbio sapore. Si mise a frequentare un gruppo di preghiera ottenendo buoni risultati ed un cammino spirituale molto impegnato. Il suo carattere appartato non le faceva sentire il peso della solitudine, tant’è che suonando il telefono non rispondeva, se si trovava in preghiera; tuttavia quando era insieme ad altri mostrava un carattere gioviale. I mesi passavano con il gusto della libertà, potendo scegliere ambizioni personali, ma ancor più il desiderio di camminare in questa esistenza, non come l’ultimo della folla che seguiva Gesù, ma avvicinarsi alla sequela della Vita, per inondarsi di una gioia ineffabile, già su questa terra. Così, come al calar del sole sorgono le ombre, allo stesso modo i primi dolori, per una salute che cominciava a scricchiolare, mettevano capolino. Il cuore rallentava la sua corsa, come anche la circolazione del sangue e l’insorgente difficoltà di camminare. Diversamente il suo Gesù le dava il coraggio di non ritornar sopra, con la mente, ai suoi mali ripetendo il disagio a tutti quelli che incontrava e quando era sola in casa diceva: Cosa vuoi, intanto abbiamo qualcosa da offrire al Signore”. Anna ebbe la disdetta dell’affitto di casa e dovette cambiare rione a Milano, qui ogni rione è già una città, lasciando conoscenze e gran parte della storia della sua vita. Trovò al quarto piano di un condominio composto di diverse scale e di una portineria centrale per merito di una parente, commossa dalla situazione economica. Si trattava di ripartire per aggiustare il nido della sua vita quotidiana. A fatica, chiedendo a destra e a manca, trovò un altro gruppo di preghiera che alimentava il senso della sua vita. Ci fu il problema della dottoressa di base, ultimo legame con la precedente abitazione. Anna la stimava molto e malgrado la difficoltà di salute, si recava dall’altra parte di Milano per le visite. Passarono due anni, si rese conto, che peggiorando, non poteva più desiderare d’incontrarla, ma il suo Gesù le regalò un “chicca” presentandole una nuova dottoressa che aveva conosciuto frequentando la nuova parrocchia. Il medico ben presto si prese cura di Anna come una sorella, non facendole mancare alcun supporto e non solo sanitario.
La sua serenità era disarmante e pur approssimandosi agli ottanta, non chiedeva nulla a nessuno e si caricava di pesi, tanto che sul marciapiede dei negozi trovava spesso delle signore compiacenti che l’aiutavano, considerata la sua difficoltà di camminare ed il respiro sempre più lento. Diceva:” Diamo lode al Signore” per le fatiche quotidiane che sopportava con profonda pazienza. Il passare del tempo richiedeva sempre più una capacità di resistere agli eventi quotidiani, che la usuravano nello spirito, senza avere il conforto di una persona vicina che la potesse sostenere, compreso suo figlio, che lavorando lontano, non riusciva a farsi vivo come desiderava. Intanto si aggravavano le condizioni generali di salute con l’aggiunta di emorragie, difficoltà di muoversi, insonnia che sbandava il suo equilibrio psichico e non possiamo dimenticare le difficoltà di reperire medicinali, rabberciare una situazione economica, fin da quando aveva cambiato casa, ed i momenti di solitudine che si acuivano con l’aggravarsi della salute. Passavano i giorni e quando si sta bene tutto diventa leggero, ma il declino delle forze comporta una serie di handicap collaterali che mettono a dura prova la nostra fede. Anna prendeva coscienza che la strada della vita era in salita e per questo perdeva spesso gli appuntamenti in parrocchia ed al suo gruppo di preghiera, per le visite mediche, la stanchezza e i malori. La psiche, sempre più povera di argomentazioni per sostenersi dai suoi mali, rimandava alla via del calvario alla quale si associava per trarre abbondanti frutti spirituali, il primo dei quali fu il deterrente del ripiegamento su sé stessi, che avrebbe reso più penosa la sua vita. I nostri incontri telefonici annotavano che le sue amicizie facevano sempre più fatica a durare, per la sua difficoltà di interloquire o di avere contatti con le persone.
Passavano gli anni come un fiume sempre più diretto alla sua foce e le domande sulla vita erano più acute e più esigenti le risposte. Ora la percezione di sapere:” dove vado” verso un ignoto e senza alcuna previa esperienza, creava una sorta di paura che scuoteva ogni sua razionalità umana, tranne la fede che la portava sempre più alla sicurezza dell’Incontro. Tutto questo era causato da una situazione fisica, incapace di stare al passo con un minimo di padronanza di sé stessa per risolvere le esigenze quotidiane della spesa, della lettura, delle relazioni telefoniche e tanto altro. Negli ultimi due anni la parola morte diveniva, nel suo pensiero, ogni giorno più appariscente e come una patata bollente, che passava da una mano all’altra, cercava una giusta accettazione nel suo cuore e una collocazione soddisfacente nella sua mente. Nei nostri colloqui telefonici, si ritornava al ricordo di una vita passata, ma ancor più sul senso della vecchiaia. Si discuteva in questo modo: L’anziano è una memoria storica della famiglia, perché ricorda come sono sorti nel passato i fatti che danno un volto alle generazioni dei figli e dei nipoti, ma questi fatti hanno costituito, nel bene e nel male una identità autentica. Le cause che hanno originato le decisioni dei nonni vengono rivisitate dai familiari discendenti con una sensibilità che appartiene a loro e incide loro come un vissuto personale e non solo come ricordo. Altro argomento è quello:” Ogni corpo invecchia come un abito, è una legge da sempre: «Devi morire!», invece la nonna non confida mai nelle sue ricchezze e non dice: «Basto a me stessa», anzi lei è un buffet sempre aperto e non vede l’ora di fare bella mostra della sua generosità, e quante volte tutto scusa per gesti dimenticati, e così si risanano sentimenti precedenti; tutto crede per quanto si cerca di nascondere, ma lei capisce tacendo; e tutto spera in soluzioni per suoi familiari. Un’altra, tra le tante risorse dei nonni è la saggezza che arricchisce il senso della loro senilità. “Beato l'uomo che si dedica alla sapienza e riflette con la sua intelligenza, che medita nel cuore le sue vie e con la mente ne penetra segreti”. Come non applicare questo passo del libro del Siracide a coloro che sono vissuti nel Signore: “chi è saldo nella legge otterrà la sapienza” ed ora i nonni hanno uno sguardo molto più vero sulla realtà delle vicende familiari, sulla comprensione dei rapporti umani e una visione più serena di questo mondo, che non va dove vuole, ma a cui è destinato. Dimenticavo!... Negli ultimi due anni la vita era divenuta impossibile, tutto era un problema, perché le esigenze mediche pesavano non poco, come la reperibilità di un medico fuori orario; l’ambulanza che di notte non poteva entrare per l’assenza del portiere, causava altre difficoltà; il gestirsi nel quotidiano non era scontato; la spesa e le incombenze annesse non sempre si potevano rimandare; insomma, era necessario un ricovero permanente, ma i soldi non c’erano. Il suo Gesù spinse una parente, da anni dimenticata, a provvedere al completamento della retta. La salute peggiorò, ma le relazioni telefoniche non s’interruppero fino a due giorni prima … quando lei ci disse:” Mi hanno portato via tutto quanto ho nel comodino… e mio figlio?”. Essendo in pieno lockdown, neppure il figlio poteva visitarla. Morì tutta sola, anche senza conforto religioso, e sepolta… Il fiume della vita si era spento nella foce dell’eternità, dove l’aspettava la svolta decisiva: quell’abbraccio del suo Gesù, che ama particolarmente i poveri e “per tutta la terra si diffonde il suo messaggio. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia”.
Paolo Fiorani