L’ INCONTRO
Questa è la storia di Jack e Phyllis Potter, una coppia inglese che nel 2014 ha celebrato i 70 anni di vita insieme. Sin da bambino, Jack ha una passione per la scrittura che lo ha portato a tenere un diario quotidiano. Negli anni non ha mai perso l’abitudine e oggi vanta, come si può immaginare, un considerevole numero di diari in cui è trascritta tutta la sua vita. Una vita che, dal 4 ottobre 1941, va di pari passo con quella di Phyllis. È quella la data in cui i due si sono incontrati e si sono perdutamente innamorati l’uno dell’altra. Nel suo diario, Jack scriveva: «È stato un pomeriggio fantastico. Ho ballato con una ragazza meravigliosa. Spero di rivederti». Sedici mesi dopo si sposarono. La coppia ha vissuto una vita di coppia felice, fino al 2008, quando Phyllis si ammala di demenza senile. La malattia, mese dopo mese, va peggiorando e Jack si convince che la sua compagna ha bisogno di cure specifiche. Per questo Phyllis viene trasferita in una casa di cura. Jack la va a trovare ogni giorno, ma settimana dopo settimana si trova davanti una donna diversa, che non ha più memoria. È a questo punto che entrano in gioco i diari di Jack: ogni giorno, l’uomo, va a trovare la moglie armato di un diario e, insieme, ripercorrono la loro vita. Jack aiuta Phyllis a ricordarsi di lui, del loro amore, delle loro gioie e delle loro sofferenze, sempre condivise. Nell’oggi rivivono lo ieri e si abbandonano dolcemente al domani.
Il primo incontro della storia fu quando il cielo si abbassò per baciare la materia informe e scaturì la creazione; “Una meraviglia ai nostri occhi” come direbbe il salmista e noi che apparteniamo a questo universo, tutti passiamo attraverso una fioritura di tappe significative per la nostra vita. Il sole si alza al mattino, passa per il mezzogiorno e tramonta. In ogni posizione il sole è sempre lo stesso, ma gli uomini, pur rimanendo ancorati alla loro essenza, si trasformano tendendo ad un loro fine di perfezione, acquistando una nuova personalità dalle molteplici relazioni di diversa responsabilità, maturità e autorità. L’incontro tra una ragazza ed un ragazzo, oggi tanto banalizzato, invece è un momento di particolare attenzione, perché da quel momento sono adulti e devono sapere decidere di sé e per gli altri. Fino a ieri erano “bambini” perché erano mantenuti in tutto: per la scuola, per i vestiti, il mangiare, i divertimenti … oggi occorre prendersi cura di “noi” (uomo – donna) con un progetto di coppia che si apra in un prossimo futuro, all’attenzione degli altri, alla loro cura, ad una esistenza libera e dignitosa. Il primo sguardo sul futuro è quello di dimenticare il verbo avere e ricostruire solo sul verbo dare, fino alla spoliazione di sé stessi. Oggi non siete ancora marito e moglie, è solo un primo incontro, che un uomo ed una donna tendono l’un l’altro la mano dal balcone della loro casa per congiungere una vita tutta nuova, mentre sotto scorre stretta la via della loro vita, nella quale passano anche gli altri: “Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello”. Era partito bene: “Jack che scriveva: «È stato un pomeriggio fantastico” e ha capito subito che non poteva rovinare quella partenza, e la gioia non si poteva racchiudere in quelle poche parole scritte, ma erano necessarie per non perdere la memoria di quelle occasioni di contentezza, che erano le ragioni della loro vita.
Si dice che queste cose sono fatti di una volta, ma oggi è diverso. È vero, ma è altrettanto vero che la maturità di Jack è stata la fonte della sua gioia, mentre oggi si cerca la gioia dall’altra parte della città e lì non ci può essere. La gioia si cerca là dove si trova l’umanità, e non è umano imbrogliare, fin dal primo incontro, l’altra parte. Non si può dire oggi ti amo e domani non ricordi più il” rapporto” che hai avuto, dicendo semplicemente: “Non mi interessi più”, io sono a posto. Il rispetto è la prima condizione per il secondo incontro e ferendo una persona, prima o poi, ti accorgerai di essere più animale che uomo e la gioia non tornerà più a casa tua. Cerchi la gioia e ti arrotoli nel fango delle miserie umane chiamandole piaceri. Non è un atto sessuale che ti rende uomo, come molti pensano, che avendo un figlio, forse senza un futuro matrimoniale, portano il figlio da una prostituta perché sia marchiato come uomo. Questo figlio si porterà, nel più intimo, una immagine per tutta la vita, che non avrà mai, e per altri casi … ci saranno cuori ingombri, che per quanto si offriranno ad altri o altre, avranno uno spazio del cuore consumato e non potranno dire: “Ti amo con tutto il cuore”. Un cuore libero è una gioia piena. Ci sono alcuni che hanno un secondo incontro senza sapore e tirano avanti, anche per dieci anni, poi si mettono insieme e poco dopo si separano. Il primo incontro è sempre il primo incontro, poi la vita, sulle strade del mondo, ti mette a dura prova, in particolare per la fedeltà: ma tu non ritorni mai a “celebrare” il tuo primo incontro? Ti sembra che la tua vocazione matrimoniale stia scricchiolando a causa dell’incalzare di proposte di altra gente già fallita? Ritorna al seme per il quale vi siete abbracciati la prima volta. Il matrimonio non è una scappatella, ma ha una sua liturgia, le cui radici hanno il concepimento nel primo incontro, e questo consideralo divino, perché lì Dio vi ha dato il suo amore, un dono che non può consumarsi: “Jack armato di un diario e, insieme, ripercorrono la loro vita. Jack aiuta Phyllis a ricordarsi di lui, del loro amore, delle loro gioie e delle loro sofferenze, sempre condivise”.
L’incontro non è per una vita di baldoria, ma un tempo per saper annodare, con tutte le problematiche del caso, due esistenze che sappiano correre nella vita, come un treno sulle rotaie. Si dice spesso che la parola d’ordine è “divertiamoci”; non è un delitto divertirsi, ma non certo un fondamento ed anche bisogna essere capaci di divertirsi. Di solito cerchiamo di farci vedere “grandi”, pieni di disponibilità economiche, di cultura, di genialità, ma spesso basta semplicemente sedersi sul muretto, vicino a casa tua, per raccontarti: chi sono io e chi sei tu e di qui prendi coscienza che siamo donne e uomini: questa è una magnificenza risonante davanti all’universo che ti fa venir voglia, in un abbraccio, di suggerire all’orecchio l’uno dell’altro: vogliamo fare una cosa meravigliosa insieme!. Come Dio ha suscitato la creazione e “vide che era una cosa buona”, ma per noi è una meraviglia, perché non lasciarsi fare da Dio questa cosa nuova, io e tu? Questo seme di bellezza sarebbe il giusto punto di partenza per essere donne e uomini di questo tempo e per essere un’autentica copia. È bello vivere il primo incontro come un eterno presente, nel quale ogni decisione attuale scarta altre possibilità che non daranno frutto, perché scelgono la comodità, la convenienza o il sentito dire e fare. In attesa del secondo incontro, ti consiglio di prendere le seguenti vitamine: umiltà, sacrificio, cioè accogliere ciò che non piace, saggezza, ponderatezza, assennatezza, virilità, pienezza, il tutto, da tenere a temperatura ambiente divino, tramite la preghiera che crea un habitat da tenere in costante regolazione, perché da qui si dischiude ogni vita, dono per tutta l’umanità. Se vuoi aprire la porta al secondo incontro, allora, “desidera la sapienza, osserva i comandamenti; il Signore te la concederà. Il timore del Signore è sapienza e istruzione, si compiace della fiducia e della mansuetudine”. Quando quella sera andrai a coricarti, dopo il primo incontro, non sarai più lo stesso, sarai un uomo, o una donna, che sarà capace di lottare a viso aperto con la vita. Allo stesso modo di Giacobbe, che in cerca del suo primo incontro, aveva lottato tutta la notte; “alla mattina si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità e chiamò quel luogo Betel (Casa di Dio), e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo», ed in allegoria è anche il tuo primo incontro.
Paolo Fiorani
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