III Domenica di Avvento

Le profezie adempiute

(tratto dal sito internet della ChiesadiMilano – Il Portale della Diocesi Ambrosiana)

LETTURA Is 51, 1-6
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto! Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta».

SALMO Sal 45 (46)

Nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. R

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Fremettero le genti, vacillarono i regni;
egli tuonò: si sgretolò la terra. R

Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra. R

EPISTOLA 2Cor 2, 14-16a
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.

VANGELO Gv 5, 33-39
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

Commento Biblico a cura di Gianantonio Borgonovo

(tratto dal sito internet della ChiesadiMilano – Il Portale della Diocesi Ambrosiana)

PER LA NOSTRA VITA

1. Anziché mantenerci nella corrente dell’amore del Padre, assumendo Gesù come guida, abbiamo costruito un intreccio di logiche sostitutive che usurpano la verità della logica dell’amore. Le logiche sostitutive rappresentano un vero e proprio sistema di potenze che, in realtà provengono da noi, dal nostro cuore oscurato, dalla nostra complicità con il male. Sono logiche che si frappongono tra noi e l’amore di Dio proprio mentre hanno l’apparenza di configurare il giusto e dovuto rapporto del credente verso la divinità. Se da un lato il male è sempre distruzione – di vite, di relazioni, di verità, di futuro, di senso –, dall’altro è anche sostituzione: sostituzione della menzogna alla verità, di se stesso al bene, di altre logiche alla logica dell’amore. Che questa dinamica di sostituzione possa aver avuto luogo anche nel contesto della tradizione cristiana sino a oggi mostra, intanto, quanto l’uomo abbia il potere negativo di pervertire ogni cosa, anche la più luminosa. Ma mostra inoltre e in particolare come rifiutare l’amore sia, in effetti, una mutilazione spirituale che procura fatalmente una grande sofferenza. […] Andiamo al nucleo essenziale di questo equivoco tragico. L’Amore paterno invita l’umanità, giungendo a incarnare l’invito stesso nel Figlio. Questo invito è come un seme da accogliere in sé, è come una parola da ospitare nel proprio cuore lasciando che cresca e ci trasformi. Non è una verità che si impone. […] La fede passa per la “resa” alla Parola che attrae tutti a sé. Allora la fede stessa diventa vita nuova[1].

2. Se volessimo definire la natura e il contenuto della fiducia assoluta, direi che è l’esperienza di una riconciliazione: si va verso la propria casa. Certo, facciamo uso di metafore, adopero immagini, ma come parlare diversamente? Il segreto nascosto in noi è quello della nostra vera dimora che non ci appartiene. Essa costituisce la residenza dell’Invisibile in noi. L’infelicità degli uomini consiste nel fatto che, spesso, si ingannano! Non vogliono che stare lontano da un tesoro segreto che non li rapporta con l’immediato. Al contrario, noi tradiamo senza vergogna l’ascolto che ci conduce verso questo luogo e la chiamata dell’origine sempre futura[2].

3. L’amore trascende sempre, è l’agente di ogni trascendenza nell’uomo. E per questo apre il futuro; non l’avvenire, che è il domani che si presume certo, ripetizione con variazioni dell’oggi e replica del passato: il futuro, l’eternità, quell’apertura senza limiti a un altro spazio e a un altro tempo, a un’altra vita che ci appare davvero come la vita. Il futuro che attrae anche la storia. Ma l’amore ci proietta verso il futuro obbligandoci a trascendere tutto quello che promette. La sua promessa indecifrabile squalifica ogni raggiungimento, ogni realizzazione. L’amore è l’agente più poderoso della distruzione, perché scoprendo l’inadeguatezza e a volte l’inutilità del suo oggetto, lascia aperto un vuoto, un nulla che atterrisce nel momento in cui viene percepito. È l’abisso in cui sprofonda non solo l’amato, ma la vita, la realtà stessa di colui che ama. È l’amore che scopre la realtà e l’inutilità delle cose, che scopre il non-essere e anche il nulla. […] È il futuro inimmaginabile, l’irraggiungibile futuro di quella promessa di vita vera che l’amore insinua in chi lo sente. Il futuro che ispira, che consola del presente facendo perdere la fiducia in esso; che raccoglierà tutti i sogni e le speranze, da cui scaturisce la creazione, il non previsto. È libertà senza alcuna arbitrarietà. Ciò che attrae il divenire della storia, che corre alla sua ricerca. Quello che non conosciamo e ci invita a conoscere. Quel fuoco senza fine che soffia nel segreto di ogni vita. Ciò che unifica con il volo che trascende vita e morte, semplici momenti di un amore che rinasce sempre da se stesso. Quanto dell’abisso del divino è più nascosto; l’inaccessibile che discende in ogni istante[3].

4. La volontà di Dio può essere molto profondamente nascosta sotto le tante possibilità che ci si presentano. Né essendo essa un sistema di regole stabilito in partenza, ma essendo ogni volta nuova e diversa nelle varie situazioni della vita, bisogna continuamente discernere quale essa sia. In tale discernimento devono collaborare tra loro il cuore, la mente, l’osservazione e l’esperienza. Appunto […] perché tale grazia vuole essere ogni mattina nuova tale discernimento della volontà di Dio è una cosa tanto seria. Né la voce del cuore, né alcuna ispirazione, né alcun principio universalmente valido può infatti essere scambiato con la volontà di Dio, che si rivela solo di volta in volta in maniera nuova a colui che di volta in volta cerca di discernerla. Poiché, infatti, la conoscenza di Gesù Cristo, la metamorfosi, il rinnovamento, l’amore, e quale che siano i nomi che vogliamo usare, sono infatti qualcosa di vivo e non qualcosa di dato, di fisso e di acquisito una volta per tutte, per questo con ogni nuovo giorno si pone la domanda di come io rimanga e sia conservato oggi e qui in questa situazione, in questa nuova vita con Dio e con Gesù Cristo. Ma appunto tale domanda è il senso del discernimento della volontà di Dio[4].

5. Gesù ci esorta a partecipare all’opera di Dio, come ha fatto lui. Di solito non consideriamo le cose da questo punto di vista. Comunemente, riteniamo che le cose da farsi siano la nostra opera. Dio entra nel quadro come qualcuno che può aiutarci a compiere il nostro lavoro. Dobbiamo pregare, si dice, per ricevere la grazia di Dio. In realtà ciò che si deve compiere è l’opera di Dio e si può dire che siamo noi a dare una mano partecipando a questa grande Opera. La grazia o libero dono di Dio è meglio intesa proprio come concessione del privilegio di partecipare. Ma prima di tutto abbiamo bisogno di diventare abbastanza liberi e umili da agire in questa direzione. […] Possiamo rinunciare a fare le nostre cose e cominciare a partecipare all’unica impresa efficace e reale: l’opera di Dio. Questo può includere molte delle cose che stiamo già facendo, ma rinnovando il modo in cui le facciamo, introducendo una nuova motivazione. […] Anche la propria trasformazione, in ultima analisi, è opera di Dio. L’opera di Dio, come la sua sapienza, è rivoluzionaria. Capovolge il mondo. Noi vi partecipiamo aggiungendo le nostre voci alle molte voci profetiche che si alzano coraggiosamente oggi. Ci sono moltissime persone, in tutto il mondo, che compiono l’opera di Dio. […] La via di Gesù è un cammino che ci porta verso la libertà, la libertà radicale, che ci permette di partecipare alla grande opera d’arte di Dio, liberamente, spontaneamente, creativamente, tutti insieme[5].

6. Il comandamento dell’amore rivela i discepoli. Eppure, ogni sua buona approssimazione, da parte di chiunque altro, non deve eccitare la loro gelosia, bensì la loro gratitudine. Gesù è venuto per rendere testimonianza alla verità di Dio. Quando Pilato pone la sua domanda («Che cos’è la verità?»), Gesù tace. Esiste una disciplina dell’arcano – estranea, come in Gesù, a ogni esoterismo – che comunica grandezze incommensurabili svincolandosi, a proprio rischio, dalle trappole dello svilimento interessato. E restituisce intatta, sgomberando il terreno da ogni alibi pretestuoso, la responsabilità dell’accoglienza della verità, purificata – attraverso l’esposizione del testimone che non parla per sé e non tace per sé – da ogni pretestuosa apparenza di prevaricazione[6].

7. Non devi attendere che Dio venga a te

E dica: Eccomi.

Un Dio che professi la sua forza non ha senso.

Devi sapere che Dio soffia in te come il vento

Sin dagli inizi,

e se il cuore ti brucia e non si vela,

c’è lui dentro, operante[7].



[1] 4 R. MANCINI, Il senso della fede: una lettura del cristianesimo (GdT 346), Editrice Queriniana, Brescia 2010, pp. 174-176.

[2] C. VIGÉE, Alle porte del silenzio. Scrittura e Rivelazione nella tradizione ebraica, Traduzione e presentazione di O. DI GRAZIA (Letteratura Biblica 13), Paoline Editoriale Libri, Milano 2003, p. 118.

[3] M. ZAMBRANO, L’uomo e il divino (Classici e Contemporanei), Edizioni Lavoro, Roma 2002, pp. 249- 252.

[4] 7 D. BONHOEFFER, Voglio vivere questi giorni con voi, a cura di M. WEBER, Traduzione dal tedesco di A. AGUTI - G. FERRARI (Books), Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 156. 16

[5] A. NOLAN, Cristiani si diventa per una spiritualità della libertà radicale (Spiritualità Missionaria), Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2009, p. 199-200.

[6] P.A. SEQUERI, Contro gli idoli postmoderni, (I Pellicani), Lindau Torino, 2011, p. 68.

[7] R.M. RILKE, Poesie giovanili, citato in: N. NERI, Un’estrema compassione: Etty Hillesum testimone e vittima del lager, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999, p. 133.