SANDRO CALVANI, TRE PAROLE PER L’ESTATE

Un amico, parroco in un paese di montagna, mi ha chiesto un suggerimento su tre parole chiave per l’estate durante e dopo la grave crisi causata dalla pandemia, da proporre a diversi gruppi di giovani che si troveranno nel suo paese per i campi estivi di vacanza e formazione. Ho risposto proponendogli di rilanciare forte su tre parole di montagna coraggiose ed efficaci, quelle che servono se ci si trova in un sentiero in salita nella roccia durante una tempesta: la scossa che ci dà la tempesta, la grinta per affrontarla e la concretezza di ogni passo da soli e insieme.

La scossa. Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Il mondo è scosso dalla crisi provocata dalla pandemia. Le ferite provocate alla nostra madre Terra sono ferite che sanguinano anche in noi. La cura degli ecosistemi ha bisogno di uno sguardo di futuro, che non si limiti solo all’immediato, cercando un guadagno rapido e facile; uno sguardo che sia carico di vita e che cerchi la preservazione a beneficio di tutti. Il nostro atteggiamento dinanzi al presente del pianeta dovrebbe impegnarci e renderci testimoni della gravità della situazione. Non possiamo rimanere muti di fronte al clamore quando comproviamo gli altissimi costi della distruzione e dello sfruttamento dell’ecosistema. Non è tempo di continuare a guardare dall’altra parte indifferenti dinanzi ai segni di un pianeta che si vede saccheggiato e violentato, per la brama di guadagno e in nome -molto spesso- del progresso. Abbiamo la possibilità di invertire la marcia e puntare su un mondo migliore, più sano, per lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi; se lo vogliamo veramente.[1]

La grinta. Vorrei incoraggiare a organizzare interventi concertati anche a livello nazionale e locale. È bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare “dal basso”. […] Ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo: Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente.[2]

La concretezza. Un’emergenza come quella della pandemia si sconfigge in primo luogo con gli anticorpi della solidarietà.[3] Dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino, famigliari, amici. Capire che nelle piccole cose c’è il nostro tesoro. Ci sono gesti minimi, che a volte si perdono nell’anonimato della quotidianità, gesti di tenerezza, di affetto, di compassione, che tuttavia sono decisivi, importanti. Ad esempio un piatto caldo, una carezza, un abbraccio, una telefonata… Sono gesti familiari di attenzione ai dettagli di ogni giorno che fanno sì che la vita abbia senso e che vi sia comunicazione e comunione fra di noi.[4]

Sandro Calvani per Azione Cattolica Milano
Scrittore, ex dirigente della Caritas e delle Nazioni Unite in 135 paesi. Vive e lavora a Bangkok, Thailandia

[1] Dalla lettera di papa Francesco al Presidente della Colombia, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, 5 Giugno 2020. [2] Dal discorso di papa Francesco, “Catechesi in occasione della 50ª giornata mondiale della Terra”, all’udienza generale, 22 aprile 2020. [3] Da “Un piano per risorgere”, intervista esclusiva di papa Francesco alla rivista Nueva Vida. Aprile 2020 [4] Dall’intervista di Paolo Rodari a papa Francesco, Repubblica, 18 Marzo 2020.