DARIO GELLERA, DA CARITAS: “GRAZIE, A CHI SI FA PROSSIMO”

Un caro saluto a tutti.
Vi raggiungo con una lettera poiché in questo periodo non si può fare altrimenti. Ed è anche vero che se non fossimo in questo periodo, forse, questa lettera non sarebbe mai nata.

Innanzitutto vorrei ringraziare ciascuno della disponibilità e del “cuore” che mette nel farsi prossimo. Con la parola cuore non indico l'organo dove metaforicamente nascono le emozioni bensì, biblicamente parlando, il luogo sede delle intenzioni, della volontà. Le emozioni sono un aspetto, importante ma non unico, che contribuisce a formare l'intenzione che poi si tramuta in azione. Le emozioni se lasciate a briglia sciolta non sono le migliori consigliere. Ad esempio la paura, in questi giorni, ci inviterebbe a guardare al nostro orto, a casa nostra. Meglio non uscire e ognuno si arrangi come può! La paura, se governata, è invece un grande aiuto perché ci consiglia di fare le cose con la massima sicurezza, ma non ci impedisce di farci prossimi.

So che diversi non possono dare il loro contributo sul campo poiché, per precauzione, gli over 65 sono invitati caldamente, se non obbligati, a non uscire. Ma anche questa concretezza non deve andare persa. Si è Caritas perché ci si fa prossimi con ogni mezzo. Andando fisicamente incontro agli altri, ma anche telefonando e soprattutto, soprattutto, pregando per e con gli altri. Non dimentichiamo mai che essere parte della Caritas non significa solo fare, ma anche e soprattutto coltivare una spiritualità che si nutre di Parola di Dio, di preghiera e così alimentata si fa concretamente prossima, diventa azione di vicinanza.

Vorrei suggerirvi la lettura di due brani biblici. Innanzitutto il Vangelo di Matteo, al capitolo 25, dove Gesù stesso dice “Avevo fame e mi avete dato da mangiare …. malato e siete venuti a trovarmi”. L'invito è di leggerlo con questa chiave di lettura: non una serie di azioni da compiere ma una serie di indicazioni di luogo in cui essere! Ed in quei luoghi condividere la vita dell'altro, con l'altro. L'altro brano è il famoso Inno alla Carità di San Paolo, al capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi insieme con la spiegazione che ne da papa Francesco al capitolo IV di Amoris Laetitia.

Infine un pensiero che rubo al beato don Carlo Gnocchi “Caro e buon Mario, a te lo posso dire come ad un grande amico (e sei la prima persona a cui lo confesso così esplicitamente): sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare per sempre ad un'opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una sola cosa: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia “carriera”. Purtroppo non so se di questa grande grazia sono degno; perché si tratta di un privilegio.”

Il ringraziamento è, quindi, per aver scelto almeno in parte questa carriera privilegiata

Un abbraccio a distanza

Dario Gellera
diacono permanente