GUARDARE CON FIDUCIA AL MONDO DEL LAVORO, PROMUOVENDO MODELLI DIVERSI DAL SOLO PROFITTO

Nella V domenica dell’Avvento ambrosiano, in Duomo, sono stati invitati in modo speciale gli operatori del mondo del lavoro. Nel dialogo con l’Arcivescovo, che ha preceduto la Celebrazione eucaristica, il suo ringraziamento a tutti

Le creazioni dell’ingegno e del lavoro umano, dell’intraprendenza, della ricerca, della potenza e delle scoperte della tecnica, dei miracoli della scienza. Insomma, tutto ciò che seduce e fa rimanere incantati fino a farne degli idoli. Quelli, appunto dell’età moderna e della presunta onnipotenza degli uomini del Terzo millennio. Si avvia, con un’immagine realistica del nostro tempo, la riflessione che l’Arcivescovo propone in Duomo nella celebrazione per la V domenica dell’Avvento ambrosiano, nella quale sono stati specificamente invitati gli operatori del mondo del lavoro di tante associazioni e articolazioni, che non hanno voluto mancare a questo importante appuntamento.

Un’immagine che definisce anche i contorni dell’immancabile delusione, come sempre accade se si guarda con più attenzione ai falsi idoli: «quando c’è la tentazione di precipitare dall’euforia alla depressione, dal delirio di onnipotenza allo scoraggiamento dell’impotenza», davanti a un ambiente più degradato di prima e a una società in cui è così difficile vivere. «Così gli uomini e le donne si rendono conto di essere gli artefici dell’incompiuto che possono predisporre tutte le condizioni per la vita, per l’amore, per la serenità», ma che nulla possono davvero fare «se, poi, la vita non nasce, l’amore non bussa alla porta, la serenità è minata da qualche principio di paura e di angoscia».

È il dubbio che tutti conosciamo bene: «A che serve tanto impegno, se non si può produrre un risultato, tanto investimento di determinazione e di intelligenza se tutto si risolve solo in un’attesa?». Dunque, che fare come credenti?

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Cernusco sul Naviglio, 17 dicembre 2018