“C’È UNA PACE CHE SI COSTRUISCE GIORNO PER GIORNO E CHE DIPENDE ANCHE DA NOI”

“C’è una pace che si costruisce giorno per giorno nelle nostre case, nel nostro vivere quotidiano, nel nostro ambiente di lavoro, nelle nostre comunità, nei nostri gruppi di appartenenza. E la pace non è mai un sistema astratto, ma parte da me, parte dal mio cambiamento. Non domani, subito!”: è quanto ha sottolineato il prevosto all’omelia della Messa in ricordo dei caduti di tutte le guerre, in occasione delle celebrazioni per il 4 novembre, presenti autorità civili e militari.

Monsignor Luciano Capra (foto dì archivio)

Nel giorno in cui, in tutta Italia, si è ricordato il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, anche nella nostra città l’anniversario è stato celebrato con la partecipazione delle autorità civili e militari, dei volontari delle associazioni e dai semplici cittadini alla Messa di domenica 4 novembre, delle ore 9,30 in chiesa prepositurale, e poi al corteo con deposizione di una corona al monumento ai caduti di Piazza Martiri della Libertà.

Il prevosto della città, monsignor Luciano Capra, ha celebrato la Messa alla presenza del Sindaco, Ermanno Zacchetti, del vicesindaco, Daniele Restelli, e di altri esponenti dell’amministrazione comunale e del consiglio comunale. In prima fila anche il senatore Eugenio Comincini.

“Oggi ricordiamo il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale – ha esordito il prevosto, nella sua omelia – che, purtroppo, ha visto molti giovani non tornare più a casa. Papa Benedetto XV la definì ‘l’inutile strage’. E vero è che il sangue di queste giovani vite ci ha guadagnato la libertà, ma oggi, molto spesso, ci dimentichiamo di questo e usiamo male i doni che abbiamo, in particolare quello della libertà.”

Guardando all’attualità, don Luciano ha sottolineato che “spesso ci dimentichiamo di molti uomini e donne che soffrono il dramma della guerra e fuggono dalle loro terre, perché non si può vivere sotto le bombe. Il dramma della guerra purtroppo è ancora oggi presente. Papa Francesco la chiama: ‘Terza Guerra Mondiale a pezzi’. Questo ci fa riflettere su quanto drammatico sia questo problema e quanto spesso, nonostante fiumi di parole e di trattati, la volontà degli uomini, non certo abitata da Dio, non vuole la pace, ma la prepotenza degli uni sugli altri.”

Monumento ai caduti, piazza Martiri della Libertà

“Oggi, guardando alla vita dei nostri concittadini che a casa non sono più tornati – ha proseguito il responsabile della nostra Comunità pastorale - vogliamo innanzitutto affidare le loro anime alla misericordia del Padre, perché nella preghiera di suffragio possano godere in eterno della vista di Dio e allo stesso tempo rimanere per noi come monito a cercare di costruire la pace.”

“Perché se è vero che non possiamo fare molto per i grandi sistemi – ha aggiunto don Luciano - però è vero anche che c’è una pace che si costruisce giorno per giorno nelle nostre case, nel nostro vivere quotidiano, nel nostro ambiente di lavoro, nelle nostre comunità, nei nostri gruppi di appartenenza. E la pace non è mai un sistema astratto, ma parte da me, parte dal mio cambiamento. Non domani, subito! Perché se non lo faccio adesso non cambierò più. Allora la pace è un dono che è nelle nostre mani e vogliamo chiedere al Signore di aiutarci ad essere costruttori di pace, come questi nostri giovani ed uomini che hanno dato la vita per la patria.”

“Oggi vogliamo anche ricordare un segno. Esattamente 75 anni fa – ha spiegato il prevosto - i nostri militari tornati dalla guerra lasciarono alla chiesa parrocchiale come dono questa bella Via Crucis (che si può ammirare lungo le navate della prepositurale, ndr). Sono piccoli gesti che dicono la nostra comunione con loro che ci hanno preceduto e ci hanno consegnato questa società.”

“Spesso viene da chiederci cosa consegneremo noi alle nuove generazioni?” – si è domandato don Luciano, che oi ha così risposto: “Forse qualche volta è meglio non pensarci, perché il dramma delle stragi e dei conflitti che tornano a bussare alle nostre porte sono tutt’altro che idee astratte.”

“La guerra – ne è convinto il prevosto - è una risposta ad una società senza Dio. Allora l’uomo diventa nemico dell’uomo e addirittura di se stesso.” Ecco, quindi, l’invito finale a “tornare al Signore, a partecipare di quella fede che ci permette di costruire anche quei valori che sono indispensabili per vivere insieme.”

Lapidi ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale, cappella del cimitero

Al termine della Messa, si è snodato il corteo per le vie del centro città. Preceduti dalla banda musicale cittadina, i partecipanti hanno raggiunto il monumento ai caduti di Piazza Martiri della Libertà dove è stata deposta una corona d’alloro. Qui il Primo Cittadino ha pronunciato il suo discorso, nel corso del quale ha ricordato che “nella guerra dei nostri nonni, un’intera generazione di giovani italiani fu chiamata ad offrire la propria vita e a immolare il proprio futuro affinché altri italiani potessero viverlo in un Paese unito e libero; testimoniarono uno spirito di servizio e un senso di altruismo e dedizione per consegnarli ad un’intera comunità nazionale come esempio in cui riconoscersi; sognarono di tornare a casa e vivere con le proprie famiglie, in pace, ma non si sottrassero al loro dovere.”

Per leggere il testo integrale del discorso del Sindaco, Ermanno Zacchetti, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 5 novembre 2018