GIOVANI “VIVETE, NON VIVACCHIATE”
Nella sua recente visita a Torino, in occasione dell’ostensione della Sindone e del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, Papa Francesco ha dialogato per più di un’ora, a tutto campo, con i giovani, tralasciando il testo scritto e dicendo invece quanto gli veniva “dal cuore”. Ha chiesto ai giovani di “vivere casti” e di andare “controcorrente”, per contrastare la nostra società fatta di “bolle di sapone.” “Vivete, non vivacchiate” è stato il suo forte invito ai giovani, seguendo le parole del Beato Piergiorgio Frassati.
«Nel “vivacchiare” – ha scritto Laura Gotti Tedeschi in un editoriale per “Il Nuovo Giornale”, settimanale diocesano di Piacenza-Bobbio - Bergoglio ha individuato uno dei problemi dei giovani di oggi, privi di interessi, di stimoli, di creatività e quindi portati ad abbandonarsi allo spreco del tempo, alla noia, alla depressione, e di conseguenza talvolta anche al suicidio. Il Papa ha richiamato i giovani a prendere in mano la vita investendo negli anni della giovinezza, risvegliando quel desiderio di cose grandi che è spesso assopito in molti ragazzi, privi di figure di riferimento che li educhino a cercare loro stessi e il senso del loro stare al mondo.
Molti ragazzi percepiscono il vuoto delle loro vite, e di conseguenza non si accorgono del loro valore. Così occupano il tempo con cose materiali di cui riempirsi le mani e con cui annebbiarsi il cervello, finendo per stancarsene subito e per mettersi nuovamente alla ricerca di nuove distrazioni di breve durata. È Il rischio, spiega il Papa, è di diventare dei “vegetali”, e di “andare in pensione a 20 anni”. È solo l’incontro con Cristo che può mettere fine a questo stato di apatia e di disprezzo della vita. Infatti, se non si trova il senso di tutto che si vive a fare?»
«Che cosa allora può smuovere i giovani? L’amore. L’amore per la vita, prima di tutto, per il senso che ha e che dobbiamo scoprire. Il Papa ha spiegato anche che cosa sia l’amore, un altro tema su cui i giovani (e non solo i giovani) sono confusi. L’amore non è solo un sentimento, perché il sentimento è qualcosa che si prova a prescindere dalla propria volontà, e che quindi può scomparire in qualsiasi momento. L’amore vero è invece il riflesso dell’amore che Dio ha per noi, che Lui stesso incarna: l’amore come sacrificio, l’amore gratuito che non guarda all’imperfezione della cosa amata, l’amore casto che non usa il prossimo ma lo rispetta.»
«La castità è un termine fuori moda, immediatamente ricondotto all’astinenza sessuale. Ma la parola castità ha un significato ben più profondo, che riguarda anche le coppie sposate, non soltanto i ragazzi. Amare l’altro in modo casto non significa usarlo per il proprio piacere ma significa donarsi all’altro nel rispetto della sua persona. Il Papa chiama i giovani a questa sfida, una enorme sfida. Educare ed educarsi all’amore è la chiave per trovare quella spinta necessaria per aspirare alle cose grandi. Bergoglio ci spiega anche che l’amore non può rimanere nelle parole ma deve trovare espressione nelle opere: gli atti di amore, verso il prossimo, verso i figli, verso il marito o la moglie, verso i genitori, verso i più deboli, come gli anziani, i malati e i bambini non ancora nati, questi atti di amore sono il segno della nostra umanità e divinità.
Il Papa ci chiede, in sintesi, di essere santi nella vita ordinaria. Siamo esseri finiti ma siamo fatti per l’infinito, questo è quello che Papa Francesco ci dice.»
Dalle ricerche condotte in questi ultimi mesi sui giovani appare chiaro che essi coltivano ancora grandi energie vitali e conservano l'aspirazione a realizzare se stessi. Il problema è che queste forze si trovano spesso senza contesti favorevoli che permettano loro di acquisire maggiore concretezza. La prima sfida educativa per noi adulti è allora quella di prendere sul serio le aspirazioni e le energie dei giovani e di volgere uno sguardo fiducioso su di loro.
Buona settimana!
Carlo & Ambrogio
Cernusco sul Naviglio, 29 giugno 2015