FARE FAMIGLIA NON È UN “AFFARE PRIVATO”

Nel nuovo contesto sociale che si apre con il varo del “divorzio breve”, siamo chiamati a far vedere la bellezza di essere famiglia e di fare famiglia. Questa è la testimonianza che dobbiamo offrire a una società dove la solitudine dei legami e la difficoltà a tenere unita la famiglia è un grido che rimane sempre più inascoltato.

La Camera dei Deputati ha approvato, nella scorsa settimana, in via definitiva la legge sul cosiddetto “divorzio breve”. Rispetto alle norme in vigore precedentemente, i tempi del divorzio vengono ristretti: 12 mesi per la separazione giudiziale, 6 mesi per quella consensuale, con l’estensione delle nuove norme anche ai procedimenti in corso. L’istituto giuridico della comunione dei beni viene sciolto quando il giudice dà il proprio consenso ai coniugi per vivere separati, oppure quando gli stessi decidono di sottoscrivere la separazione consensuale. Di fatto, con questa legge, cambia il diritto di famiglia che tutti conosciamo.

Un clima culturale individualistico sempre più forte e diffuso - Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, intervistato dall’Agenzia Sir, ha detto che “più che di un conquista di civiltà” come molti sostengono, “io parlerei di una conferma: siamo immersi in un clima culturale individualistico sempre più forte e diffuso, che investe le relazioni familiari per renderle sempre meno rilevanti. Davanti a una diminuzione così drastica dei tempi di attesa prima dell’addio definitivo, e senza aver previsto tempi e modalità di accompagnamento nei confronti dei coniugi in difficoltà, mi sembra emerga piuttosto una vera e propria sconfitta dello Stato nei confronti della famiglia. È come se il legislatore dicesse: fare famiglia è un ‘affare privato’, quindi nel bene e nel male, cari cittadini dovete arrangiarvi. Non aspettatevi niente dall’intervento pubblico. Sono solo affari vostri”.

Famiglia stabile, elemento fondamentale del capitale sociale - “Tutti sappiamo – osserva ancora Belletti - che sulla coesione di coppia e la tenuta della famiglia si fonda molto della stessa coesione sociale. Certamente sappiamo che il legame familiare può andare incontro a crisi. Però, che esso sia un fatto totalmente autonomo, privato, da affidare agli avvocati, ci sembra una sconfitta. Invece continuiamo a credere che la famiglia stabile rappresenti un elemento fondamentale del capitale sociale di un Paese. Essa è un valore che genera ‘bene comune’, soprattutto per i figli e per i progetti di vita delle persone. Siamo perciò dispiaciuti che lo Stato si vada allontanando da una responsabilità come questa”.

Quando una coppia va in crisi, viene abbandonata a se stessa – Con il divorzio breve, “siamo davanti al tentativo di introdurre una radicale modifica dei criteri fondativi di regole che prima funzionavano. Lentamente ma inesorabilmente – prosegue Belletti - si vanno togliendo i sostegni a una idea forte di matrimonio come valore costituzionale. La tesi dei sostenitori è che più smantelliamo i legami di coppia più affermiamo il valore di libertà assoluta. In realtà, mi sembra che più che di libertà occorra parlare di abbandono alla solitudine, all’emarginazione, specie della parte più debole. Nel senso che quando una coppia va in crisi, invece di poter trovare un referente, uno ‘sportello’ della comunità che possa con delicatezza prendersi in carico la situazione, viene abbandonata a se stessa”.

Separazione e figli - “È oggettivamente riscontrabile – annota Belletti - che la separazione dei genitori scarica sui figli un compito difficile da governare. C’è l’obiezione che vivere in un contesto di estrema conflittualità espone i figli a rischi peggiori. Ma non si può negare che la separazione sia comunque un fatto complesso, non solo per i figli ma per gli stessi coniugi. Comunque vadano le cose, rimarrà la ‘ferita’ da gestire nel tempo. E ancora una volta lo Stato afferma che in questo evento non intende assumersi alcuna responsabilità pubblica”.

Legami sempre più leggeri - “Quello in atto – conclude il presidente del Forum della associazioni famigliari - è un percorso verso una società che privilegia legami sempre più leggeri. In pratica il messaggio è che è quasi impossibile la promessa di una alleanza per sempre tra l’uomo e la donna. Tale valore del resto è pesantemente indebolito dai dati statistici, che parlano di diminuzione dei matrimoni, religiosi e civili, e aumento delle convivenze e unioni di fatto. La legge intercetta questi orientamenti e li esaspera, non prevedendo nessun aiuto per ‘stare’ nelle difficoltà e cercare di superarle. Come dicevo, è la vittoria di una cultura individualistica che afferma che quello tra uomo e donna è un legame che non interessa. C’è di che essere preoccupati per gli esiti che si possono immaginare sul lungo termine”.

Far vedere la bellezza di essere famiglia e di fare famiglia - Una preoccupazione che si aggiunge a quella di un Parlamento che, a fronte dell’impegno dimostrato nell’approvare il “divorzio breve”, non manifesta la stessa attenzione e determinazione nel varare provvedimenti a sostegno di chi vuole formare una nuova famiglia e delle famiglie che già esistono. Nel nuovo contesto sociale che si apre con il varo di questo provvedimento sullo scioglimento veloce del vincolo matrimoniale, siamo chiamati a far vedere la bellezza di essere famiglia e di fare famiglia. Questa è la testimonianza che dobbiamo offrire a una società dove la solitudine dei legami e la difficoltà a tenere unita la famiglia è un grido che rimane sempre più inascoltato.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 27 aprile 2015