ACCOGLIENZA PROFUGHI, “EDUCARE LE COSCIENZE”

Il Prevosto: «Conta molto il lavoro di educazione delle coscienze se non si fa questo è difficile cambiare mentalità e vincere le paure che non sono solo di poche persone, ma sono anche le nostre.”

Il dramma dei profughi ha trovato una prima risposta anche nella nostra città. Un passaggio che registriamo con soddisfazione e di cui parliamo diffusamente nell’articolo di apertura del nostro sito. Come noto, un appartamento è stato messo a disposizione dal Comune e due dalla Comunità pastorale.

La risposta della nostra comunità cristiana si colloca nell’ambito dell’offerta di alloggi delle dieci diocesi lombarde, che a fine settembre contava già 3.336 posti disponibili per i richiedenti asilo. Questo dato, che rende evidente solo una parte dell'opera di accoglienza dei migranti svolta dalla Chiesa, è stato reso noto lo scorso 23 settembre da don Claudio Visconti, de­legato Caritas regionale, ai vescovi lombardi, nel corso dell’ultimo incontro della Conferenza episcopale lombarda. I Pastori della nostra Regione «hanno evidenziato la gran­de disponibilità e lo sforzo delle sin­gole comunità cristiane nell'acco­glienza. Al tempo stesso - si legge nel comunicato diffuso - hanno auspicato che le autorità competen­ti snelliscano e velocizzino le proce­dure per il riconoscimento dello sta­tus giuridico dei richiedenti asilo: oc­corrono infatti circa 18-20 mesi af­finché trovino risposta le domande d'asilo». I vescovi lombardi sottoli­neano inoltre «come sia importante disporre di regole chiare per rende­re possibile l'impiego attivo del tem­po dei migranti ospiti offrendo loro la possibilità di seguire forme di la­voro volontario». Si tratta di auspici e richieste già formulate anche re­centemente, da singoli vescovi e da realtà ecclesiali impegnate nell’accoglienza, e che ora trovano autore­vole conferma collegiale. Parole rese credibili dai fatti. Perché la Chie­sa che predica accoglienza, la vive in prima persona.

«Purtroppo l’accoglienza dei profughi non avviene in collaborazione, ma spesso in contrasto con i Comuni – sono le parole pronunciate da monsignor Gian­carlo Perego, direttore generale del­la Fondazione Migrantes, intervenu­to recentemente in Expo a un convegno sulle “migrazioni forzate” organizzato dal­la Caritas - e questa contrapposizione tante volte diventa conflittualità sul territorio - ha denunciato Perego -. Sui 95mila richiedenti asilo presenti in Italia, la Lombardia ad esempio ne ospita quasi 10mila. Tanti, ma meno di quanti ne ospita la Sicilia, proprio per il rifiuto da parte dei sindaci lom­bardi. Su ottomila Comuni italiani solo 376 hanno attivato un pro­getto nel Sistema nazionale per l'ac­coglienza dei richiedenti asilo e rifu­giati. Se ognuno facesse la propria parte e se si unissero le 27mila par­rocchie italiane, rispondendo all’ap­pello del Papa, che è una grande pro­vocazione culturale anche per i fe­deli, potremmo realizzare - ha con­cluso Perego - un modello, di acco­glienza diffusa più gestibile, senza sprechi, e che favorirebbe l'integra­zione effettiva degli ospiti».

Siamo contenti che il nostro Comune si collochi in una prospettiva diversa, rispetto alla stragrande maggioranza delle altre amministrazioni comunali italiane, aprendosi – “anche con coraggio”, come ha detto il Sindaco, Eugenio Comincini - all’accoglienza.

Un giornalista di un settimanale locale, dopo la conferenza stampa sul progetto d’ accoglienza dei profughi, è andato a intervistare i residenti della “Corte della Sanavra”, dove si trova l’appartamento messo a disposizione dal Comune. I residenti si sono dichiarati sorpresi dell’iniziativa, non essendo stati preventivamente informati, e qualcuno ha già detto: “qui noi non li vogliamo”. Una presa di posizione che rende evidente quanto sottolineato dal prevosto della città, don Ettore Colombo, nel corso della citata conferenza stampa.


La Corte della Senavra in via Carolina Balconi

«Conta molto il lavoro di educazione delle coscienze – ha detto don Ettore Colombo - se non si fa questo è difficile cambiare mentalità e vincere le paure - in tema di accoglienza di profughi, rifugiati e immigrati - che non sono solo di poche persone, ma sono anche le nostre. Sono di chi è d’accordo su questa accoglienza sino a quando non lo tocca sul vivo. Quando lo riguarda direttamente, inevitabilmente dice: ma chi me l’ha fatto fare? Quando si obbliga gli altri a fare la carità, tutti la possono fare, ma quando invece sei in gioco di persona pensi che si possa andare un po’ più piano. Nascono le paure, che si vincono solo se uno ha una coscienza educata a vincerle, altrimenti si agisce sulla base dell’emotività o ci si chiude in se stessi perché ciò che ci appare importante è che io non abbia problemi e che io stia bene.” Educare le coscienze: un compito che chiama in causa ciascuno di noi.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 12 ottobre 2015