TENEREZZA E GRATITUDINE IN UN GESTO DI PRIMA MATTINA
Quant’è bella la giornata che sin dal suo inizio è segnata da un gesto semplice, pieno di tenerezza e gratitudine. La grandezza di una persona “si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli”.
Un inizio di giornata che vi raccontiamo. Lo scorso 2 ottobre, memoria dei santi Angeli custodi, mentre transitavamo per via Manzoni, in un percorso abituale e in un momento in cui l’arteria non è ancora invasa da alunni e genitori che raggiungono la scuola elementare, abbiamo lanciato, come sempre, uno sguardo alle necrologie affisse all’angolo con via Adua. Una comunità è fatta di tanti volti conosciuti e incontrati e lo scoprire che qualcuno di loro ci lascia provoca sempre un vuoto. Quella mattina, ferma davanti alle necrologie c’era una persona disabile che, senza curarsi di chi e di quanti stavano passando in quel momento per la via, alzando una mano ha accarezzato la foto di un Cernuschese pubblicata nel lato destro, in alto, di una necrologia che ne annunciava l’improvvisa morte, a 73 anni. E poi si è fatta il segno di croce.
Pochi secondi per ricordarci che quell’uomo morto alcuni giorni prima è stato un dipendente comunale, incaricato del trasporto dei disabili ai centri diurni o alle scuole. Un gesto di grande tenerezza e di profonda gratitudine, quella carezza. Un gesto dei semplici, dei piccoli. Un gesto che ripaga delle amarezze di un’intera vita.
“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini,non entrerete nel regno dei cieli”. È quanto ci ha detto Gesù nella lettura del Vangelo secondo Matteo (Mt, 1-10) della Messa di quella mattina. Leggiamo ancora dalla sacra scrittura che «In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali!»
Diventare come bambini è, secondo il Vangelo, esigenza indispensabile di umiltà, che permette tutte le crescite. Piccolo è colui che non conta, colui che serve. Questo ci ricorda che la base di misura dei cristiani non è la grandezza o la potenza, ma l'umiltà: un atteggiamento interiore che si manifesta all'esterno ed è il segreto per la buona riuscita dei rapporti comunitari.
Papa Francesco ci ricorda continuamente che lo sguardo misericordioso di Cristo anticipa le nostre necessità, ci invita a superare i nostri pregiudizi, le nostre resistenze al cambiamento e la grandezza di un popolo, di una nazione, di una persona “si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli”, perché “chi non vive per servire, non serve per vivere”.
Nel gesto semplice di quella mattina abbiamo colto, da una parte, tenerezza e gratitudine, e dall’altra, l’invito a superare i nostri pregiudizi, sempre molto duri a morire. Una bella lezione!
Carlo & Ambrogio
Cernusco sul Naviglio, 5 ottobre 2005