GIOCO D’AZZARDO: UN FENOMENO DA NON SOTTOVALUTARE
Nel 2014 il 54% degli italiani ha “giocato” almeno una volta. Preoccupante il dato relativo ai minorenni: nella popolazione studentesca (15-19 anni), la pratica del gioco d’azzardo arriva al 49,4%.
Dalla “Relazione annuale al Parlamento 2015 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia” predisposta dal Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri e resa nota all’inizio di questo mese (fonte: Avvenire, 10 settembre 2015) emerge che il mercato delle droghe cresce, ma c’è anche un' altra "dipendenza" a preoccupare, quella da azzardo. Soprattutto quella tra i minori che, per legge, non dovrebbero “giocare” Due gravi fenomeni strettamente collegati, perché spesso tra i giovani giocatori c’è una correlazione con l'assunzione di sostanze e di alcol.
Secondo la Relazione negli ultimi 12 mesi il 54% degli italiani ha “giocato” almeno una volta. Più incerto il dato delle dipendenze ma i numeri sicuramente inquietano, come spiega la Relazione. «La stima dei giocatori d’azzardo "problematici” (cioè di coloro che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza patologica pur essendo a forte rischio evolutivo) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione (da 767mila a 2milioni e296mila italiani adulti) mentre la stima dei giocatori d'azzardo “patologici” (cioè con una vera e propria malattia che si manifesta con dipendenza patologica incontrollabile) varia dall’0,5% al 2,2% (da 302mila a 1 milione e 329mila)». Malati che arricchiscono il mercato. «Da alcune osservazioni - segnala il Dipartimento – emergerebbe che il 60% degli introiti totali da gioco (almeno per quanto riguarda le slot machine) sarebbero alimentati proprio da questa quota minoritaria di giocatori patologici più vulnerabili».
Gioco d'azzardo, videopoker, slot machine (Foto Siciliani-Gennari/SIR)
Ancor più grave il dato relativo ai minorenni. Nella popolazione studentesca (15-19 anni), la pratica del gioco d’azzardo arriva al 49,4%. Questa popolazione è composta da una quota di giocatori sociali (39%), da giocatori problematici (7,2%) e da giocatori patologici (3,2%). Dipendenti non solo da azzardo. «Una interessante anche se preoccupante associazione - si legge ancora nella Relazione - è stata trovata tra frequenza della pratica del gioco d'azzardo e consumo di sostanze che evidenzia una correlazione lineare tra le due condizioni sia nella popolazione giovanile (15-19 anni) sia in quella generale (15-64 anni) ». In particolare gli studenti giocatori problematici «evidenziano associazioni positive con aver fatto binge drinking (bere 5 o più unità alcoliche in un tempo ristretto), con essere un fumatore quotidiano di sigarette, aver assunto almeno una volta sostanze psicoattive "sconosciute” così come aver consumato nell’ultimo anno almeno una sostanza illegale e/o essere un frequent user di cannabis (20 o più volte nell’ultimo mese)».
La provincia di Milano è quella con più imprese d’azzardo (438) e il capoluogo lombardo ha poi il primato delle imprese dell’azzardo: il 4,8% del totale italiano. Solo per citare ancora un dato: nel 2013, in Lombardia il valore del giocato proveniente dalle macchinette era pari al 55%, l'anno successivo si è incrementato di un'unità percentuale raggiungendo il primato nazionale di 13.847 (la seconda regione, il Lazio, segue parecchio distante: 7.665 miliardi). Per Maria Cristina Perilli, psicologa, psicoterapeuta milanese e autrice di "Giocati dall’azzardo - Mafie, illusioni e nuove povertà” le slot e videolottery sono sì «molto pericolose per la dipendenza», vale a dire quali strumenti di avvicinamento all’azzardo, ma la realtà presenta «molti altri giochi che sono comunque causa di dipendenza e dilapidazione di patrimoni. Senza considerare i danni morali, psichici, familiari e sociali in senso più esteso». È il caso dei "gratta evinci” e delle scommesse “live", ha spiegato ad Avvenire (22/08/2015), quelle che si fanno online, sempre più con tablet e smartphone. Con riferimento al contesto lombardo, la psicologa ha osservato che «la legge regionale approvata nel 2013 è molto chiara nello stringere le maglie degli apparecchi a gettone, un po' meno delle altre forme di azzardo. È certamente un buon provvedimento, ma come tutti migliorabile». Per la psicologa Perilli resta di fondamentale importanza, e la norma del Pirellone va in questa direzione, «partire con seri ed efficaci progetti di prevenzione ,e garantire la cura uniforme sui territori. Diminuire l'offerta d'azzardo è importante, ma non basta». Altre azioni? «Inserire effettivamente e operativamente la cura del gioco d'azzardo patologico nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e avere al più presto una normativa nazionale».
Il gioco d’azzardo si diffonde sotto lo sguardo distratto di molti e compiaciuto di alcuni. Questa specie di droga insidia ogni fascia d’età, mangiando risparmi e pensioni, a volte interi stipendi di famiglia. Naturalmente, sono preda più facile coloro che sono meno abbienti e più deboli. Da parte nostra abbiamo dedicato e continueremo a prestare attenzione a questo preoccupante fenomeno. All’amministrazione comunale della nostra città chiediamo un impegno deciso ed efficace per contrastarlo. Qualcosa al riguardo sembra muoversi, come riferiamo in un altro articolo. Non mancheremo di seguirne gli sviluppi.
Carlo & Ambrogio
Cernusco sul Naviglio, 28 settembre 2015