PROFUGHI: SI STA LAVORANDO PER ACCOGLIERLI

In preparazione al Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha chiesto alla parrocchie di intensificare gli aiuti agli immigrati. “Bisogna dare speranza concreta”

“Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere ‘prossimi’, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: ‘Coraggio, pazienza!’. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”. Queste le parole di Papa Francesco, dopo l’Angelus dello scorso 6 settembre. Il Pontefice ha rivolto “un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia”.

“Il coraggioso appello” di Papa Francesco – ha immediatamente commentato il nostro Arcivescovo, cardinale Angelo Scola - “interpella tutti e non rimarrà inascoltato”. La diocesi di Milano, ha assicurato Scola, “è pronta a fare la sua parte dando vita al piano di accoglienza diffusa che abbiamo annunciato mercoledì 2 settembre, un piano che coinvolgerà le parrocchie e sarà gestito dalla Caritas ambrosiana per l‘accoglienza di piccoli gruppi, 5 o 6 persone per ogni comunità”. Di fronte al dramma dei migranti l’arcivescovo ha richiamato anche la politica alle sue responsabilità: “L‘Europa con l‘Onu costringa gli Stati a fare una politica dell‘immigrazione che posa considerarsi tale”. L‘Italia in particolare “velocizzi i tempi di risposta alle domande di protezione e vari nuove norme che consentano nel frattempo ai richiedenti asilo di partecipare su base volontaria con il loro lavoro alle necessità delle comunità”.

Il Consiglio episcopale permanente della C.e.i. - convocato per il prossimo 30 settembre - discuterà dell’appello di Papa Francesco e, dopo un “confronto operativo”, fornirà indicazioni a ogni diocesi.

Cernusco cosa può fare per gli immigrati? “La Caritas cittadina – ci ha detto don Ettore Colombo, prevosto della città, nell’intervista che pubblichiamo su questo sito - a nome dell’intera Comunità pastorale, si è già messa in contatto con le istituzioni civili per affrontare questo dramma che ci interpella personalmente. Abbiamo anche iniziato a riflettere, all’interno della Diaconia della Comunità pastorale, su possibili luoghi e strutture di accoglienza da allestire nelle nostre parrocchie e ne parleremo a breve con il Consiglio pastorale. Potrebbe essere questo anche un segnale per sollecitare l’azione dei singoli fedeli. La nostra Diocesi, tramite la Caritas ambrosiana, ha assicurato un accompagnamento delle parrocchie disposte all’accoglienza.”

Il Sindaco, Eugenio Comincini, a sua volta, nell’intervista che ci ha concesso, ha sottolineato che “la nostra città ha una sensibilità spiccata. Spessissimo Cernusco viene rappresentata come città solidale, ricca di associazioni che sono dedite anche a chi ha più bisogno” e quindi ha aggiunto: “credo che le energie per aiutare i profughi ci siano da spendere. Sino ad oggi non abbiamo avuto strutture per poter accogliere queste persone. Ma non è detto che domani, anche con la collaborazione dei privati, le si possono trovare.”

Che cosa si sta facendo in città? Innanzitutto è da segnalare che tutte le offerte raccolte durante le Messe di domenica 13 settembre sono state destinate alla Caritas Ambrosiana per sostenere le tante iniziative che ha in corso per l’accoglienza dei profughi. Il circolo Acli, dopo la raccolta di cibo e indumenti di luglio, ne ha in programma un’altra per sabato 26. Altro al momento non trapela. Alla Caritas cittadina tutti hanno la bocca cucita. Si intuisce che stanno lavorando su questo fronte, ma non vogliono pregiudicare, con anticipazioni non adeguatamente spiegate e motivate, l’esito delle iniziative. Più che comprensibile.

Nel frattempo cosa fare? “È facile in queste situazioni – ci ha ricordato don Ettore - lasciarci guidare dall’emozione o peggio dall’emotività”, ciò che, invece, dobbiamo fare è innanzitutto aprire “il nostro cuore alla voce dello Spirito” e volgere “i nostri occhi alle reali sofferenze dei fratelli, per farci loro vicino. In gioco non c’è solo un problema da risolvere, ma delle persone di cui farsi carico.” Cominciamo dunque da qui – dal saper “aprire il nostro cuore” - per poi saper comunicare e argomentare la nostra disponibilità all’accoglienza alle persone che ci sono più vicine – quante discussioni su immigrati e profughi partono da pregiudizi duri a morire e da false notizie! – e quindi proseguire nel sostenere, con la nostra generosità, le molteplici iniziative in atto in diocesi per accogliere i profughi, in attesa di poterlo fare anche nella nostra città. Con l’ulteriore attenzione nel dare tutto il nostro sostegno ai responsabili di associazioni ed enti e alle autorità pubbliche che si fanno carico di iniziative di accoglienza, per non farli mai sentire soli.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 21 settembre 2015