“LO SPIRITO VIENE DATO ANZITUTTO PER PERDONARE I PECCATI”.

“Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare”


Foto da www.agensir.it

Lo Spirito Santo “crea la diversità e l’unità e in questo modo plasma un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa universale”. È quanto ha affermato il Papa nell’omelia della Messa di Pentecoste, celebrata domenica 4 giugno in Piazza San Pietro, spiegando che “l’unità vera, quella secondo Dio, non è uniformità, ma unità nella differenza”.

Di qui la necessità di “evitare due tentazioni ricorrenti”: la prima è quella di “cercare la diversità senza l’unità”. “Succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione”, ha ammonito Francesco a proposito dei cosiddetti “custodi della verità”: “Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa ‘tifosi’ di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani ‘di destra o di sinistra’ prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa”.

La tentazione opposta, invece, è quella di “cercare l’unità senza la diversità”: in questo modo, per il Papa, “l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà”.

Andare “al di là delle preferenze personali” e “azzerare le chiacchiere”. Sono le due richieste avanzate dal Papa. “La nostra preghiera allo Spirito Santo è chiedere la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa; di farci carico dell’unità tra tutti, di azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano, perché essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione”, le parole del Papa. “È chiedere anche un cuore che senta la Chiesa nostra madre e nostra casa: la casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo”, ha proseguito Francesco.

“Il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa”: ha poi ribadito il Papa, spiegando che “lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati”. “Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare”. “Lo Spirito del perdono, che tutto risolve nella concordia, ci spinge a rifiutare altre vie”, la ricetta di Francesco: “Quelle sbrigative di chi giudica, quelle senza uscita di chi chiude ogni porta, quelle a senso unico di chi critica gli altri. Lo Spirito ci esorta invece a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato”.

Per leggere il testo integrale dell’omelia di Papa Francesco, nella solennità di Pentecoste, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 5 giugno 2017