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“LO SPIRITO SANTO CI FA ABBONDARE NELLA SPERANZA”

“Lo Spirito è il vento che ci spinge in avanti, che ci mantiene in cammino, ci fa sentire pellegrini e forestieri, e non ci permette di adagiarci e di diventare un popolo sedentario”. È quanto ha detto il Papa nella catechesi del 31 maggio, dedicata al rapporto che c’è tra la speranza cristiana e lo Spirito Santo, nell’imminenza della festa di Pentecoste, che “è il compleanno della Chiesa”.


Foto da www.agensir.it

la “La lettera agli Ebrei paragona la speranza a un’àncora”, ha ricordato Francesco, secondo il quale “a questa immagine possiamo aggiungere quella della vela”. “Se l’àncora è ciò che dà alla barca la sicurezza e la tiene ancorata tra l’ondeggiare del mare, la vela è invece ciò che la fa camminare e avanzare sulle acque”, ha spiegato il Papa. “La speranza – ha proseguito – è davvero come una vela”, che “raccoglie il vento dello Spirito e lo trasforma in forza motrice che spinge la barca, a seconda dei casi, al largo o a riva”. Poi il Papa ha esortato i fedeli presenti in piazza ad ascoltare il “bell’augurio” con cui san Paolo conclude la sua Lettera ai Romani: “Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo”.

“L’espressione ‘Dio della speranza’ – ha spiegato Francesco – non vuol dire soltanto che Dio è l’oggetto della nostra speranza, cioè colui che speriamo di raggiungere un giorno nella vita eterna; vuol dire anche che Dio è Colui che già ora ci fa sperare, anzi ci rende lieti nella speranza: lieti ora di sperare, e non solo sperare di essere lieti in futuro, dopo la morte”. “Finché c’è vita, c’è speranza”, ha esclamato poi Francesco citando “un detto popolare”: “Ed è vero anche il contrario: finché c’è speranza, c’è vita”, ha precisato. “Gli uomini hanno bisogno di speranza per vivere e hanno bisogno dello Spirito Santo per sperare”, ha commentato.

“San Paolo attribuisce allo Spirito Santo la capacità di farci addirittura abbondare nella speranza”, ha fatto notare Francesco: “Abbondare nella speranza significa non scoraggiarsi mai; significa sperare ‘contro ogni speranza’, cioè sperare anche quando viene meno ogni motivo umano di sperare, come fu per Abramo quando Dio gli chiese di sacrificargli l’unico figlio, Isacco, e come fu, ancora di più, per la Vergine Maria sotto la croce di Gesù”. “Lo Spirito Santo rende possibile questa speranza invincibile dandoci la testimonianza interiore che siamo figli di Dio e suoi eredi”, ha proseguito il Papa citando la lettera ai Romani: “Come potrebbe Colui che ci ha dato il proprio unico Figlio non darci ogni altra cosa insieme con Lui?”.

“La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, il passo di san Paolo: “Per questo non delude, perché c’è lo Spirito Santo dentro che ci spinge ad andare avanti, sempre avanti, e per questo la speranza non delude!”, il commento del Papa.

“Seminatori di speranza”, e non di “amarezze”, “perplessità”, dell'”aceto di amarezza e di ‘disesperanza’”. È l’identikit dei cristiani, tracciato dal Papa. “Lo Spirito Santo non ci rende solo capaci di sperare, ma anche di essere seminatori di speranza, di essere anche noi – come Lui e grazie a Lui – dei ‘paracliti’, cioè consolatori e difensori dei fratelli”, ha spiegato Francesco. Poi la citazione del beato cardinale Newman: “Istruiti dalla nostra stessa sofferenza, dal nostro stesso dolore, anzi, dai nostri stessi peccati, avremo la mente e il cuore esercitati ad ogni opera d’amore verso coloro che ne hanno bisogno. Saremo, a misura della nostra capacità, consolatori ad immagine del Paraclito, e in tutti i sensi che questa parola comporta: avvocati, assistenti, apportatori di conforto. Le nostre parole e i nostri consigli, il nostro modo di fare, la nostra voce, il nostro sguardo, saranno gentili e tranquillizzanti”.

“Sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro ‘paraclito’, cioè consolatore e difensore”, ha ammonito il Papa. “Non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato”. Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi, in cui ha esortato anche a “rispettare il creato”.

Per leggere il testo integrale della catechesi di papa Francesco di mercoledì 31 maggio 2017, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 1 giugno 2017