SCOLA AI DETENUTI: «LAVORARE INSIEME PERCHÉ MAI VADA PERDUTA LA DIGNITÀ DI OGNI UOMO»

L'Arcivescovo ha dialogato con i detenuti del carcere di Bollate. Tanti gli argomenti toccati, tra cui quelli del perdono, della giustizia, della misericordia e, naturalmente, della casa e del lavoro per un vero reinserimento nella società


Foto archivio SIR

Un dialogo “in famiglia”, a cuore aperto e a 360°. È quello che il cardinale Scola ha voluto e realizzato nel Casa di Reclusione di Bollate con alcuni detenuti. Nel teatro della struttura, ad ascoltare l’Arcivescovo, (lo scorso 4 maggio, ndr), ci sono circa 150 reclusi, anche molte donne, in rappresentanza dei 1200 ospiti del carcere, 110 al reparto femminile, tra cui tre mamme con bimbi piccoli. Il canto “Madonna Nera” apre lo scambio tra domande – anche molto stringenti, elaborate dai reclusi del I Reparto – e le risposte del Vescovo. Accanto a lui, accompagnato dal vicario episcopale per l’Azione Sociale, monsignor Luca Bressan, i due cappellani, don Antonio Sfondrini e don Fabio Fossati e il direttore di “Bollate”, Massimo Parisi.

Iniziano le donne: Surrei domenicana, mamma, chiede dell'oratorio e se dopo alcuni fatti che hanno coinvolto preti pedofili siano un luogo sicuro; Rosio ventiseienne peruviana, si interroga sul «perché non ci sposa più né con rito religioso né civile».

«I nostri oratori, oltre 1000 in Diocesi, sono un luogo educativo fondamentale che viene ammirato in tutto il mondo, basti pensare ai 400.000 ragazzi che partecipano all’oratorio estivo ed è, poi, molto interessante che tanti giovani che li frequentano provengano da altre religioni, specie la musulmana. Tutto questo è apprezzato dai genitori che sanno di poter affidare a sacerdoti e laici i loro figlioli in un ambiente sano e rispettoso», nota subito l’Arcivescovo che, tuttavia, in riferimento appunto a fatti che hanno coinvolto alcuni sacerdoti, aggiunge: «Non nego che vi siano stati taluni episodi – nella nostra Chiesa pochissimi perché siamo 3000 tra preti diocesani e consacrati e non si è mai arrivati a superare i 10 casi in due o tre anni –, ma credo che tutte le famiglie possano, in modo sostanziale, restare serene».

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Cernusco sul Naviglio, 8 maggio 2017