LAUDATO SI’ / 7 - IL SUD DEL MONDO È LA DISCARICA DEI PAESI RICCHI
Per Papa Francesco, i disastri ecologici e il cambio climatico non sono il risultato di comportamenti individuali ma degli attuali modelli di produzione e di consumo, incapaci di instaurare un circolo virtuoso tra uso delle risorse e riutilizzo.
Cambiamenti climatici - Foto archivio SIR,
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Laudato si’ n. 20. Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o per riscaldarsi. A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri.
Laudato si’ n. 21. C’è da considerare anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe, che si verifica anche quando il livello di presenza di un elemento tossico in un luogo è basso. Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone.
Laudato si’ n. 22. Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi.
COMMENTO - L'inquinamento non è democratico. Questo ci vuole indicare Papa Francesco nei paragrafi 20-22 dell'enciclica. Succede per la finanza, succede per la giustizia e succede anche per i danni provocati dal cattivo trattamento degli scarti della nostra società: sono i poveri che subiscono le conseguenze del consumismo.
L'esempio che vi porto è quello della città portuale di Haina, in Repubblica Dominicana, dove ho vissuto per diverso tempo. La zona è stata classificata tra le dieci più inquinate del mondo, in una classifica guidata da Chernobyl. Si vive schiacciati tra il porto di Santo Domingo e il vecchio zuccherificio (chiuso alla fine del secolo scorso). La popolazione è di circa 85.000 persone di cui almeno 60.000 vive in baracche. Qui l'immigrazione haitiana è altissima e si incontrano molte persone che hanno lasciato la propria terra in cerca di un lavoro che permetta loro vivere. Gli scarti di lavorazione delle industrie chimiche e la presenza di un enorme deposito di batterie esauste fan si che l'aria che si respira risulti altamente inquinata dal piombo e che vi siano presenti oltre 65 sostanze tossiche di alto livello di pericolosità. Ma cosa vuol dire vivere lì? Dicono i ricercatori del Blacksmith Institute che gli effetti di questo inquinamento si traducono in malformazioni alla nascita, in ritardi mentali e tumori e che "in posti così la speranza di vita può essere la metà che nei Paesi più ricchi".
Il Sud del Mondo è la discarica dei Paesi ricchi e i poveri sono coloro i quali pagano le conseguenze maggiori della sovrapproduzione di rifiuti della società dei consumi. Tonnellate di materiale elettronico obsoleto per il Nord del Mondo vengono occultate in Nigeria o in Ghana, mentre per quello tossico si preferisce la Somalia. Ilaria Alpi pagò con la vita il tentativo di svelare la pratica di smaltimento illegale sulle coste somale di migliaia di fusti di rifiuti tossici italiani con la complicità del nostro esercito. Era il 1994, da allora la situazione non è certamente migliorata.
Per Papa Francesco, i disastri ecologici e il cambio climatico non sono il risultato di comportamenti individuali ma degli attuali modelli di produzione e di consumo incapaci di instaurare un circolo virtuoso tra uso delle risorse e riutilizzo e che rimane impostato sulla depredazione della Madre Terra: “Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare.”
Roberto Codazzi
Autore
del libro "Haiti: l'isola che non c'era"
e
fondatore dell'associazione.
Coloresperanza
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Cernusco sul Naviglio, 13 novembre 2016