“DIO CI FACCIA VIVERE UN NATALE RIPIENO DELLA SUA TENEREZZA”

Al conclusione del Presepe vivente, la riflessione di don Ettore: “Dio ha scelto di parlare con il linguaggio della tenerezza perché è l’unico che attrae tutti a sé ed è una cosa molto bella. Se Dio fosse venuto in potenza, forza e gloria, forse ci avrebbe convinto, ma ci avrebbe anche costretto a credere in lui. Invece con il linguaggio della tenerezza Dio non ci costringe, ci attira a lui, ci fa vedere che è bello fidarsi di lui.”


Presepe vivente 2016

È sempre un appuntamento molto atteso e partecipato quello del Presepe vivente proposto dall’Istituto Aurora all’attenzione di tutta la città. E i Cernuschesi rispondono riempiendo le vie e le piazze del centro storico e il sagrato della chiesa prepositurale per il momento conclusivo di questa sacra rappresentazione. Giunta all’ottava edizione, ha visto coinvolti oltre 600 figuranti, un centinaio di volontari che hanno pensato alla sua organizzazione e tanti altri che hanno collaborato per la preparazione degli abiti e degli attrezzi.

Sono tanti gli ingredienti che di anno in anno contribuiscono al successo di questa rappresentazione. Quest’anno ci sembra che il coro, diventato ormai una vera e propria orchestra, che ha riscaldato con i suoni e le voci dei suoi giovanissimi componenti i partecipanti e gli spettatori, meriti un apprezzamento particolare.


Presepe vivente 2016

Al centro del Presepe vivente di quest’anno, il tema della tenerezza. Sottolineato da don Ettore Colombo, prevosto della città e responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, nella breve riflessione finale. “Perché è importante attendere la venuta del Signore?” si è chiesto don Ettore, che ha trovato subito dopo la risposta nel Presepe proposto dalla scuola paritaria di via Buonarroti. “Ce l’avete detto voi oggi con questo presepe che avete fatto. Perché Gesù, come ci ha ricordato Papa Francesco è la tenerezza di Dio che parla. Dio ha scelto di parlare con il linguaggio della tenerezza perché è l’unico linguaggio che attrae tutti a sé ed è una cosa molto bella: dovremmo tutti imparare a vivere questo linguaggio, anzitutto ad apprenderlo da Dio, stando davanti a lui, soprattutto quando ci si presenta nella tenerezza di un volto di un bambino. E poi diventare noi capaci di trasmettere questa tenerezza che abbiamo incontrato.”

“A volte il mondo prende un po’ sul ridicolo queste cose – ha proseguito il prevosto - ci fa pensare che essere teneri e buoni e capaci di aprire il nostro cuore agli altri è come vivere un po’ da sconfitti, da gente che non riesce mai a superare niente, che si fa mettere i piedi in testa. Non è vero! Dio ha scelto proprio questo linguaggio perché è l’unico modo in cui possiamo esser affascinati da lui. Se Dio fosse venuto con altri linguaggi, magari in potenza, forza e gloria, forse ci avrebbe convinto, ma ci avrebbe anche costretto a credere in lui. Invece con il linguaggio della tenerezza Dio non ci costringe, ci attira a lui, ci fa vedere che è bello fidarsi di lui. È questo l’augurio che faccio a ciascuno di voi: che Dio ci faccia vivere un Natale ripieno della sua tenerezza.”


Presepe vivente 2016

“Lì la tenerezza di Dio ci parla”: questa frase di Papa Francesco ha dato il titolo al Presepe vivente di quest’anno. Una tenerezza che, nella bella rappresentazione degli alunni della scuola paritaria, ha parlato ancora una volta ai cuori di coloro che vi hanno preso parte e assistito. Nella speranza che l’ansia e la frenesia per questi giorni di festa non la faccia presto dimenticare.

Cernusco sul Naviglio, 17 dicembre 2016