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Mercoledì 17 Aprile

SGUARDO OLTRE PECCATI E PREGIUDIZI

È quello di Gesù per il pubblicano Zaccheo: "vede la persona con gli occhi di Dio". Ancora una volta Gesù non attende che l’altro si penta e faccia il primo passo; è lui che si muove, che va incontro al peccatore, e lo chiama”. “Non esiste una persona che non ha qualcosa di buono. E questo guarda Dio per tirarla fuori dal male”.


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

Il suo cammino verso Gerusalemme non è un andare distratto e frettoloso, lungo le strade di questa cittadina, la prima città che il popolo di Israele conquista quando attraversa il fiume Giordano per entrare nella terra promessa. Gesù entra in questa terra di confine della provincia romana della Giudea; cammina per incontrare le persone, per aiutare chi ha bisogno. Così, entrando, incontra un uomo, ci dice Luca nel suo Vangelo; un uomo di nome Zaccheo, che significa “puro, innocente”. Ma chi è Zaccheo? Un pubblicano, anzi il capo dei pubblicani di Gerico; il capo, dunque, degli esattori dei tributi che i Giudei dovevano pagare all’Imperatore romano. I pubblicani approfittavano spesso della loro posizione per estorcere denaro alla gente, e per questo motivo erano considerati pubblici peccatori.

Zaccheo non godeva di buona fama; nella sua città lo conoscevano tutti e tutti ne avevano timore. La sua fortuna, la sua ricchezza si era formata in modo illegale. Raramente si faceva vedere in giro, ma quel giorno non poteva non uscire. Zaccheo, probabilmente, ha sempre ottenuto tutto con i soldi, ma quel giorno non è in grado di conquistare la prima fila. Allora eccolo cercare un luogo capace di permettergli di vedere il rabbi di Galilea; sale su un albero, un sicomoro. La vita a volte è strana, lui vuole vedere, cercare quel volto, ma è Cristo che lo cerca, lo vede e gli dice: “Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Devo. Ma di quale dovere si tratta, chiede il Papa all’Angelus. “Sappiamo che il suo dovere supremo è attuare il disegno del Padre su tutta l’umanità, che si compie a Gerusalemme con la sua condanna a morte, la crocifissione e, al terzo giorno, la risurrezione. È il disegno di salvezza della misericordia del Padre. E in questo disegno c’è anche la salvezza di Zaccheo, un uomo disonesto e disprezzato da tutti, e perciò bisognoso di convertirsi”.

La folla, quel clima convulso fatto di curiosità e di attesa, non aiuta a vedere Gesù; Zaccheo è in mezzo alla folla. Un’immagine che possiamo leggere anche in un altro modo, e cioè tutti siamo, come dire, a terra, non abbiamo la possibilità di vedere oltre il muro formato da quei corpi, troppo preoccupati di noi stessi, delle nostre cose, per poter scorgere Gesù che passa. E non basta mettersi in punta di piedi. Ma la cosa sorprendente è un’altra: non siamo capaci, o non riusciamo a vedere Gesù, ma è lui che rivolge il suo sguardo su di noi. Come per Zaccheo.

”Lo sguardo di Gesù va oltre i peccati e i pregiudizi; vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro”, dice Papa Francesco all’Angelus. “Gesù non si rassegna alle chiusure, ma apre sempre, sempre apre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda il cuore. E qui ha guardato il cuore ferito di quest’uomo: ferito dal peccato della cupidigia, da tante cose brutte che aveva fatto questo Zaccheo. Guarda quel cuore ferito e va lì”.

Luca, nel brano evangelico, non ci dice cosa si siano detti Gesù e Zaccheo tra le mura della casa; non racconta il dialogo che sicuramente si è svolto nell’abitazione del ricco pubblicano. Ma la frase di Gesù che conclude il racconto è molto eloquente: “oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.

Ancora una volta Gesù non attende che l’altro si penta e faccia il primo passo; è lui che si muove, che va incontro al peccatore, e lo chiama. “A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto”, dice Papa Francesco. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: “non è bloccato dal nostro peccato, ma lo supera con l’amore e ci fa sentire la nostalgia del bene. Tutti abbiamo sentito questa nostalgia del bene dopo uno sbaglio. E così fa il nostro Padre Dio, così fa Gesù. Non esiste una persona che non ha qualcosa di buono. E questo guarda Dio per tirarla fuori dal male”.

Fabio Zavattaro per Agenzia SIR

Riproduzione riservata

Per leggere il testo integrale dell’Angelus di Papa Francesco di domenica 30 ottobre 2016, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 31 ottobre 2016