Venerdì 29 Marzo

“IMPEGNIAMOCI A NON FRAPPORRE OSTACOLI ALL’AGIRE MISERICORDIOSO DEL PADRE “

Il "doppio buio" di Giovanni Battista e la misericordia di Gesù. Si è snodata su questo binario la catechesi dell'udienza generale dello scorso mercoledì, 7 settembre, al termine della quale il Papa ha ricordato la canonizzazione di domenica scorsa e ha esortato i giovani a essere "artigiani della misericordia" come Madre Teresa


Papa Francesco durante l’udienza generale del 7 settembre 2016
(Foto: SIR – Riproduzione riservata)

L’immagine iniziale scelta da Francesco nella catechesi dell’udienza di oggi è quella di Giovanni Battista in carcere, preda del “doppio buio”: quello della cella e quello del cuore, perché lo “stile” di Gesù è molto diverso da come lui lo aveva dipinto, “a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo”. Giovanni Battista, racconta il Papa, “manda i suoi discepoli da Gesù – e Giovanni era in carcere – per fargli una domanda molto chiara: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?’”. La misericordia è “la sintesi dell’agire di Gesù, che in questo modo rende visibile e tangibile l’agire stesso di Dio”. Lo dimostra la risposta di Gesù: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.

“Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per punire i peccatori né per annientare i malvagi”, ribadisce il Papa, secondo il quale “il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo è molto chiaro”: ai peccatori e ai malvagi “è rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada del ritorno”. “La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia”, scandisce Francesco, secondo il quale “i dubbi del precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole”. Solo così “si comprende la conclusione della risposta di Gesù: ‘Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo’”. “Scandalo significa ostacolo”, e Gesù “ammonisce su un particolare pericolo: se l’ostacolo a credere sono soprattutto le sue azioni di misericordia, ciò significa che si ha una falsa immagine del Messia. Beati invece coloro che, di fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre che è nei cieli”. “L’ammonimento di Gesù è sempre attuale: anche oggi l’uomo costruisce immagini di Dio che gli impediscono di gustare la sua reale presenza”.

Nella parte finale della catechesi, il Papa pronuncia alcuni “no” fermi e decisi. “Alcuni – ammonisce Francesco entrando nel dettaglio – si ritagliano una fede fai-da-te che riduce Dio nello spazio limitato dei propri desideri e delle proprie convinzioni. Ma questa fede non è conversione al Signore che si rivela, anzi, gli impedisce di provocare la nostra vita e la nostra coscienza”. “Altri riducono Dio a un falso idolo”, prosegue: “Usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri ancora considerano Cristo solo un buon maestro di insegnamenti etici, uno fra i tanti della storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico con Gesù, annullando la sua spinta missionaria capace di trasformare il mondo e la storia”. “Noi cristiani crediamo nel Dio di Gesù, il cristiano crede nel Dio di Gesù Cristo, e il suo desiderio è quello di crescere nell’esperienza viva del suo mistero di amore”, proclama Francesco prima dell’invito finale: “Impegniamoci a non frapporre alcun ostacolo all’agire misericordioso del Padre, ma domandiamo il dono di una fede grande per diventare segni e strumenti di misericordia”. (fonte: Agenzia SIR)

Per leggere il testo completo della catechesi di Papa Francesco di mercoledì 7 settembre 2016, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 7 settembre 2016