SE UN’APP FA IL LAVORO TUO
È in atto una disintermediazione di cui non si percepiscono i confini. Tutto ciò sta accadendo mentre i dotti-medici-sapienti stanno accapigliandosi sullo 0,2% in più o in meno del Pil.
Foto archivio SIR – Riproduzione riservata
“Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambio di epoca”,
diceva Papa Bergoglio in un’intervista di due anni fa. Esagerato, commentò
qualcuno. Ecco: ad oggi non c’è più nessuno tra quei qualcuno, perché è chiaro
a tutti che stiamo vivendo un cambiamento epocale per l’umanità. Sul piano
economico, poco ma sicuro. È bastato ridurre il microchip di un computer a
dimensioni supportabili dalla telefonia mobile. Chiaramente stiamo dentro un
uragano innescato dalla digitalizzazione del mondo intero, ma quel gradino in
su di progresso sta squassando l’intera economia. All’inizio abbiamo pensato
alle conseguenze più ludiche, la possibilità di individuare in un momento un
numero telefonico (e le Pagine Gialle sono diventate obsolete in un amen), o di
entrare nel flusso dei nascenti social network. Poi le menti più raffinate ed
abili hanno cominciato a individuare tutta una serie di applicazioni (le famose
e famigerate app) che sono facilmente installabili nel nostro smartphone, a costo gratis o quasi. E
qui l’onda è diventata tsunami.
Come birilli, stanno
saltando tanti mondi economici. Lo sappiamo bene noi giornalisti, ma l’evidenza è diventata pubblica con i
taxi, con l’arrivo di Uber, insomma
di un sistema che aggira le vecchie licenze di trasporto persone. E la reazione
dei tassisti di tutto il mondo non è stata delle più entusiastiche, nessuno fa
i salti di gioia di fronte al baratro. Ma se la tecnologia consente appunto di
“aggirare” molte intermediazioni, basta solo studiare il metodo per farlo: ecco
lo tsunami. Sta sommergendo tutto: alberghi (c’è chi offre la propria
abitazione, o una stanza), benzinai (un po’ più in là il carburante costa
meno), commercio e assicurazioni (idem), insomma tutto il terziario. E se si
parla di terziario, allora l’onda sta arrivando pure sul mondo delle
professioni: nessuno è più “al sicuro”, nulla sarà come prima e quasi sempre
nemmeno capiamo in che direzione soffierà il vento.
Se una fetta del lavoro professionale è basato sulla consulenza, ebbene questa può essere accentrata in un gruppetto di professionisti che – tramite app – si mettono a disposizione di milioni di utenti per rispondere a questa o quella domanda. C’era già internet, ma l’app consente il tempo reale. Si pensi ad esempio alle questioni di salute, meglio una Tac o una risonanza? Per carità: non ci si gioca la salute o l’eredità contesa cercando la scorciatoia delle app, ma queste sicuramente assorbiranno quella fetta di lavoro che già internet sta mettendo in crisi: chiedere ai medici quanti arrivano al loro cospetto con la “diagnosi” già fatta; o agli avvocati quanti novelli giurisperiti stanno nascendo davanti ai computer di mezzo mondo.
Disintermediazione tramite una nuova intermediazione che abbatte di cento, mille volte quella precedente. Il cambio d’epoca sta portando sempre di più a tante occasioni per tutti, che distruggono tanti “posti di lavoro”. Si sta costruendo una nuova società di cui non conosciamo ancora nulla di definito. Tutto ciò inciderà sulle nostre vite private, sulle istituzioni e la politica, sugli assetti delle società e del mondo. E tutto ciò sta accadendo mentre i dotti-medici-sapienti stanno accapigliandosi sullo 0,2% in più o in meno del Pil.
Nicola Salvagnin per Agenzia SIR
Riproduzione Riservata
Cernusco sul Naviglio, 27 giugno 2016