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GIOVANI, MA DISUGUALI

Ormai la disuguaglianza aggredisce soprattutto le nuove generazioni, che sembrano manifestare una certa diffidenza verso il mondo adulto.


Foto archivio SIR - Riproduzione riservata

La disuguaglianza ha vari volti, misura la distanza economica, o quella della condizione sociale, o dei livelli di istruzione, o fornisce una cifra sintetica dei singoli aspetti. La disuguaglianza è tra soggetti diversi per reddito, per ceti sociali, per classi, per generazioni. Quest’ultima oggi è quella a interrogare maggiormente la società italiana. Lo si nota soprattutto quando si considerano le prospettive dei giovani per il futuro e si osserva che loro faranno difficoltà a raggiungere il livello di benessere dei loro genitori, perché, in Italia, non solo è assente la mobilità ascendente, ma si riduce la quota dei posti professionali di fascia alta.

Alcune ricerche evidenziano da una parte che i giovani hanno visto diminuire in modo progressivo la probabilità di migliorare le loro condizione sociale di partenza: tra i nati negli anni Settanta-Ottanta la mobilità ascendente è stata minore di circa il 5% rispetto ai nati nel decennio precedente, mentre è aumentata la possibilità che la loro posizione sia peggiorata di circa il 7%. Oggi si aggiunge un fattore ulteriore: la riduzione dei ruoli professionali alti che si stima intorno al 20%-30%. Significa che oltre a diminuire le probabilità di crescere per gli attuali giovani, ci sarà una quota abbastanza ampia che non avrà l’opportunità di mantenere il proprio status.

Si affaccia in Italia una forma di disuguaglianza inedita: quella verso il futuro. Per le nuove generazioni, rispetto a quelle passate, è inferiore la possibilità di progettualità di vita. Tra le conseguenze che impegnano gli scenari che abbiamo di fronte, ce n’è qualcuna che si affaccia già da ora: la disuguaglianza può causare distanza. Nel mondo giovanile sembra apparire, infatti, una certa diffidenza verso il mondo adulto.

Una rilevazione del Censis sottolinea che il 10% dei giovani tra i 18 e i 34 anni preferisce non avere rapporti con persone più grandi di loro. Il 5,6% chiede un medico giovane; il 9,4% preferisce classi di formazione formate da coetanei; il 10,8% in un negozio vuole un commesso della sua stessa età; il 12% cerca consiglio da giovani e il 22,2% con loro va in vacanza. Se le distanze crescono finisce che si perda completamente la sensibilità per i legami tra i gruppi. “La dequalificazione sta avvenendo anche nella sfera sociale… stiamo perdendo le abilità tecniche della collaborazione, necessarie al buon funzionamento di società complesse” come scriveva Richard Sennett in “Insieme”, un volume dove l’autore sottolineava l’importanza di recuperare la solidarietà in una società che tende a portare al disinteresse degli uni verso gli altri.

Andrea Casavecchia per Agenzia SIR

Riproduzione Riservata

Cernusco sul Naviglio, 13 giugno 2016