Ultime notizie :

ORARI SANTE MESSE A CERNUSCO SUL NAVIGLIO   

.   

.   

Iscrizione online all’Oratorio Estivo   

TUTTI I SANTI E COMM. DEFUNTI, GLI ORARI DELLE CELEBRAZIONI   

BENEDIZIONE NATALIZIA ALLE FAMIGLIE   

19 OTTOBRE, VEGLIA PER LA PACE   

INTITOLAZIONE DELL´ORATORIO S.A.C.E.R. AL BEATO CARLO GNOCCHI   

BOUTIQUE DELLA SOLIDARIETA´, TORNANO I RITIRI   

SABATO 4 OTTOBRE, CELEBRAZIONE DELLA S. MESSA IN LINGUA LATINA   

MONS. DELPINI DEDICA A DON GNOCCHI LA SACER: «VI DONO TRE A: ADESSO, ARDORE, AMICIZIA   

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA 2025/26, LA PROPOSTA PER LE FAMIGLIE DELLA NOSTRA COMUNITÀ    

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA 2025/26, LA PROPOSTA PER LE FAMIGLIE DELLA NOSTRA COMUNITÀ    

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA 2024/25   

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, LA PROPOSTA 2023/24   

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, PROGRAMMA 2022/23   

Avvento: tempo di attesa e apertura del cuore alla speranza   

L’ARCIVESCOVO MARIO DI NUOVO A CERNUSCO    

A LUGLIO E AGOSTO ORARIO FESTIVO SANTE MESSE   

Con Maria in preghiera nel mese di maggio   

Santuario, consuntivo finale dei lavori entro le previsioni   

Don Luciano, novembre: “Il tema prioritario nel nostro mondo è la speranza”   

Don Luciano, Ottobre: ci aspettano due importanti e significativi avvenimenti   

Don Luciano, Settembre: riscopriamo il dono della fede come reale possibilità di comunione tra fratelli   

Don Luciano, Luglio: Riscopriamo la bellezza e l’importanza del silenzio   

Lunedì 17 Novembre

NON BASTANO LE GRANDI CITTÀ

Grandi popolazioni e grandi Pil, ma poi c’è tutto un Paese attorno, piccole e medie città che hanno contribuito e contribuiscono anche ora con la loro vitalità economica e sociale alla crescita del Paese


Milano, seconda grande area metropolitana italiana
Foto archivio SIR - Riproduzione riservata

Per promuovere la società italiana non è possibile prescindere dalle differenze territoriali e come queste si vanno evolvendo. Ci sono due assi che sembra importante seguire per capire dove si dirige il futuro. Da una parte assistiamo a una crescita di centri urbani diffusi, dall’altra a una concentrazione delle reti di collegamento dei flussi. C’è un doppio movimento: alcuni territori tendono a spopolarsi; vivono l’abbandono delle attività produttive, si svuotano aziende, magazzini, capannoni; e subiscono la dismissione di alcuni servizi, le aziende ospedaliere si razionalizzano, le corse dei mezzi pubblici si riducono, le attività commerciali diminuiscono. Altri territori diventano poli attrattivi che moltiplicano attività economiche, che accrescono le infrastrutture, che concentrano le persone. Questo produce delle forti incongruenze.

Si verifica una forte attenzione verso i grandi centri che vedono sfumare i loro contorni e i loro confini. Così perdono alcuni connotati: per avere un’idea si pensi che, secondo i dati Eurostat, le aree metropolitane di Roma e di Milano contano rispettivamente da sole il 7,1% e il 5,2% della popolazione nazionale e incidono sul Pil italiano del 9,3% e 9,7%. È relativamente poco in confronto ad altri grandi centri europei (Barcellona conta l’11,7% della popolazione e il 13,8% del Pil e Madrid il 13,7% della popolazione e il 18,8% del Pil; Londra da sola il 13,2% della popolazione e il 22% del Pil), però molto in termini assoluti, perché poi queste concentrazioni determinano un forte sviluppo di infrastrutture a scapito di altre: uno studio del Censis rileva che il numero di viaggi giornalieri sui treni di Alta Velocità sono 291 per Roma o 210 per Milano, mentre 184 per Napoli o 83 per Torino. Invece lo studio sottolinea che i nodi dei trasporti tra città sono molto differenziati e cresce il divario tra l’Italia dei poli dell’alta velocità e quella “sconnessa”: come il Mezzogiorno, sotto Salerno o non servita come la direttrice adriatica.

Questa tendenza a sopravvalutare una polarizzazione incompiuta consegna due problemi. Innanzitutto c’è la congestione delle grandi città che se da una parte sono fortemente collegate le une alle altre, non sono in grado di sopportare il traffico al loro interno, perché semplicemente non sono nate per essere delle megametropoli e hanno dei limiti strutturali per alimentare le loro reti di circolazione (l’esempio della Metro C di Roma è eclatante). Così si assiste alla concentrazione di strutture vicino ai nodi cittadini: stazione o aeroporto dove si creano dei nuovi “non luoghi”, spesso anche estranei alla struttura urbana. Poi c’è la sottovalutazione delle reti diffuse sul territorio, delle piccole e medie città che hanno contribuito e contribuiscono anche ora con la loro vitalità economica e sociale alla crescita del Paese, ma che rischiano di rimanere poco servite dalle infrastrutture di grande collegamento. In questo caso si rischia di trascurare una grande tradizione della ricchezza della pluralità territoriale. Non bastano le grandi città per far ripartire l’Italia.

Andrea Casavecchia per Agenzia SIR

Riproduzione Riservata

Cernusco sul Naviglio, 20 giugno 2016