LASCIAMOCI GUIDARE DALLO SPIRITO

Domenica 22 maggio, Santissima Trinità – Lasciamoci guidare dallo Spirito per manifestare nella nostra vita e nella nostra capacità di accoglienza – a immagine di Gesù – il vero volto di Dio.

Dopo aver celebrato il mistero dell’Incarnazione e della Pasqua del Signore, la liturgia ci fa entrare nel tempo dopo Pentecoste e ci introduce a questo particolare periodo dell’anno liturgico facendoci contemplare il volto del Dio cristiano con la solennità della Santissima Trinità. Quello della Trinità – l’esistenza di un unico Dio in tre diverse persone – è un concetto difficile da comprendere per la mente umana e, alla fine, tutto il discorso può risultare molto astratto. Ma se c’è un dato certo della parola di Dio è che nessuna pagina della Scrittura ci parla di Lui in modo astratto. Dio è colui che interviene nella storia degli uomini e la rende una storia di salvezza. Questo ci dice la Scrittura.

Attraverso la celebrazione di questa solennità, che in modo sintetico riassume tutta l’azione di Dio, siamo invitati a interrogarci sul suo mistero o – se vogliamo usare le parole con cui Gesù si rivolge ai suoi amici nel vangelo, durante l’ultima cena – siamo spinti a incontrare la sua presenza tra noi nel dono della accoglienza. Gesù afferma con molta chiarezza che il luogo della manifestazione di Dio si dà nella accoglienza del cuore: “Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. E a Giuda – non l’Iscariota – che un po’ sconcertato si domanda come mai Dio non si manifesta al mondo in modo incontrovertibile, Gesù ribadisce il concetto. La manifestazione di Dio agli uomini non avviene con gesti strepitosi, attraverso miracoli e segni, ma nell’intimo dei cuori, nel prendere dimora presso di noi, in coloro che osservano la sua parola e aprono il proprio animo alla visita di Dio: “Se uno mi ama, osserverà le mie parole e prenderemo dimora presso di lui”.

L’immagine della dimora è ripresa anche nella pagina del libro della Genesi, dove l’ospitalità di Dio si concretizza nell’ospitalità verso lo straniero, attraverso l’esperienza di Abramo, nostro padre nella fede. Il racconto è molto coinvolgente, soprattutto per quella specie di sconfinamento tra l’uomo e Dio, tra il singolare e il plurale, che ha fatto leggere nei padri della Chiesa il mistero stesso della Trinità. All’inizio si dice che “il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre”, ma poi si parla di “tre uomini che stavano in piedi presso di lui”. Abramo stesso “li vide” e, paradossalmente, si rivolge a questi tre uomini sconosciuti al singolare e dicendo: “Mio Signore”. Da notare che non sono questi stranieri a domandare ospitalità ad Abramo, ma è Abramo a insistere perché essi possano fermarsi presso di lui, ritenendo un grande onore e un grande privilegio quello di esercitare il dono sacro dell’ospitalità verso qualcuno, chiunque egli sia. E Abramo attua tutto questo “nell’ora più calda del giorno”, quando si ha meno voglia di darsi da fare – specie per gli altri – e coinvolge nel suo comportamento la moglie Sara, che se ne sta riparata nella tenda. Il frutto di questa ospitalità gratuita e senza limiti è quello della benedizione di Dio, espressa nel dono della vita – “Tornerò fra un anno e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio” – fatto a un uomo anziano e a una donna sterile.

Se vogliamo scorgere il volto di Dio, non un volto generico, ma il volto del Dio cristiano, cioè di quel Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato come Padre e che lo Spirito santo ci aiuta a riconoscere e a ricordare, dobbiamo noi pure esercitare il dono dell’ospitalità, perché questo è il modo con cui Dio vive in sé stesso e si manifesta a noi: come il Dio ospitale, il Dio accogliente, il Dio che è tutto e sempre “per l’altro”. Per questo motivo – anche nel calcolo matematico – la somma del Dio cristiano è sempre “Uno”: perché il Padre, il Figlio e lo Spirito non sono “Uno più uno più uno” – in questo caso farebbero tre divinità – ma “Uno per uno per uno” – che dà sempre “Uno”. Ciascuno vive per l’altro, non solo con l’altro.

E ciò che vale per il Dio cristiano vale anche per noi, per i discepoli di Gesù. Lo ricorda espressamente Paolo a una comunità ricca di doni ma estremamente divisa al suo interno come era quella di Corinto: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti”.

Lo Spirito di Gesù, che abbiamo ricevuto nel giorno della Pentecoste e che accompagna continuamente il nostro cammino di Chiesa facendoci ricordare tutto ciò che ci ha detto e rendendo anche noi figli di Dio, ci aiuti a riscoprire il volto della Trinità, per essere realmente figli del Padre che è nei cieli e fratelli di Gesù Cristo, il primogenito dei risorti. Lasciamoci perciò guidare dallo Spirito per manifestare nella nostra vita e nella nostra capacità di accoglienza – a immagine di Gesù – il vero volto di Dio.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Per leggere le letture della Messa di domenica 22 maggio 2016 (Genesi 18,1-10a; 1Corinzi 12,2-6; Giovanni 14,21-26), cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 22 maggio 2016