L’Università Cattolica del Sacro Cuore compie 100 anni

L’indirizzo del gradimento e quello dell’inquietudine

… C’è dunque un criterio che potremmo chiamare “indirizzo del gradimento”: è importante che l’Università Cattolica sia “gradita”. L’espressione molto generica allude a tutto quanto la può rendere attrattiva per docenti e studenti. Per essere gradita l’Università deve offrire la qualità desiderabile di produzione scientifica e di abilitazione di competenze per favorire la collocazione occupazionale dei suoi laureati. Per essere gradita deve coltivare quegli ambiti di ricerca che possono trovare finanziamenti e che possa corrispondere alle attese del momento. Per essere gradita deve offrire le condizioni logistiche e burocratiche che favoriscano la vita, la studio, le relazioni degli studenti.

Ma c’è anche un altro criterio che potremmo chiamare “indirizzo dell’inquietudine”: è importante che l’Università Cattolica sia inquieta. L’espressione molto allusiva indica quell’atteggiamento tipico del cristiano che è cittadino del mondo e quindi si inserisce con simpatia ed efficienza nella vita ordinaria, ma insieme è pellegrino sulla terra e ha criteri di giudizio che fanno riferimento a una sapienza più alta e uno stile di vita coerente. L’inquietudine significa che i successi mondani non sono mai il criterio decisivo, perché il criterio decisivo è la parola del Vangelo. L’inquietudine significa che l’impegno non si può esaurire nel conseguire risultati, perché deve essere orientato a una missione da portare a compimento. L’inquietudine significa che il gradimento è ambiguo e che non si deve temere l’impopolarità in nome della verità di cui siamo testimoni. L’inquietudine significa che gli ambiti di ricerca non possono essere solo quelli che “soddisfano i clienti”, ma devono essere quelli che aprono orizzonti, che inquietano i gli studenti e i docenti, che spingono la ricerca verso la comprensione di un umanesimo cristiano e la sua praticabilità nei diversi ambiti del vivere. L’inquietudine significa che i cristiani non sono mai soddisfatti delle loro opere, non per-ché sono di natura scontenti, ma perché la verità è ancora oltre quello che i libri contengono, la felicità è ancora oltre quello che le mete raggiunte promettono, la fraternità universale è ancora oltre quello che nella società si realizza.

dal discorso dell’Arcivescovo Mario Delpini