QUARESIMA: LA GUERRA

Questo è uno stralcio di una lettera di un soldato alla sua mamma. 21 Ottobre 1915(da Zapotok Slovenia) “Pensate spesso a noialtri quassù, parlate di noi tra voi, ricordateci e amateci come vivi, perché noi saremo sempre con voi. Tu prega molto per me, perché ne ho bisogno. Abbi il coraggio di sopportare la vitafino all’ultimo senza perderti d’animo, continua ad essere forte ed energica come sei sempre stata in tutte le tempeste della tua vita, e continua ad essere umile, pia, caritatevole, perché la pace di Dio sia sempre con te. Addio, mamma; addio, Gino, miei cari, miei amati. Vi abbraccio con tutto lo slancio del mio amore immenso, che si è centuplicato durante la lontananza, in mezzo ai pericoli e ai disagi della guerra. Qua, staccato dal mondo, sempre con l’immagine della morte imminente, ho sentito quanto sono forti i legami col mondo, quanto gli uomini abbiano bisogno d’amore reciproco, di fiducia, di disciplina, di concordia, d’unità, quanto siano necessarie e sacrosante cose: la patria, il focolare, la famiglia, quanto sia colpevole chi le rinnega, le tradisce, le opprime. Amore e libertà per tutti, ecco l’ideale per cui è bello offrire la vita. Che Dio renda fecondo il nostro sacrificio, abbia pietà degli uomini, dimentichi e perdoni le loro offese, dia loro la pace, e allora, mamma, non saremo morti invano. Ancora un tenero bacio. Giosue’”

Tra le varie sventure che passano nel cuore dell’uomo, la guerra, qualsiasi guerra, si ripete ogni giorno in tutto il mondo ed in tutti i tempi, con una ritualità quasi religiosa. Chi ascolta la trasmissione 6e28 (dura due minuti) del nostro vescovoMario Delpini, si rende conto come il nostro pianeta sia intriso di battaglie, attentati e scorrerie. Ogni mattina in ogni continente si sente che sono stati uccisi trenta militari in un agguato, trenta mila donne in due anni in Siria, civili a migliaia ovunque. Le nazioni sono nuove ogni giorno: dal Mali al Congo, al Sudan, all’America Latina e qui le bande di narcotrafficanti tra di loro fanno stragi quasi quotidiane, e i civili non sono risparmiati. In Asia le guerre raggiungono la brutalità più vile contro tutti: torture, fame, miseria di ogni genere, ogni tipo di violenza contro le donne, instabilità di una vita dignitosa. Chi non regge scappa con peripezie inenarrabili: chilometri a piedi con temperature impossibili, rifiuti di alcune nazioni o accettazione con situazioni umilianti fino allo stremo. Chi non muore per la guerra nel proprio paese, potrà morire nell’attraversare il deserto ed altre nazioni a piedi; chi non muore attraversando i mari, morirà in Europa in condizioni di sfruttamento e quelli che si salvano, quale futuro li aspetta?Il bersaglio preferito è dato dai cristiani i quali hanno la colpa di andare in chiesa e migliaia di migliaia vengono uccisi come mosche, senza alcuna motivazione: tutti hanno diritto di uccidere, ma la colpa di esistere è quella dei cristiani, che conducono una esistenza pacifica e vivono per dare la pace.

Il nostro soldato combatteva per l’identità del proprio paese, per rispondere al senso della sua storia che lo aveva generato nella cultura, nella genialità, nella laboriosità, nella sua terra, nella sua lingua e nella sua religione: seme di una civiltà esemplare e per questo, ha dato la vita con questa sua ultima lettera; ma oggi, come diceva qualche vescovo africano, poco tempo fa, “Noi si viveva bene in Nigeria, poi un giorno qualcuno si è messo in testa qualcosa di tragico”, così sono iniziate le guerre, le razzie, le fughe dei perseguitati, sono partiti i giovani e sono rimasti i vecchi che hanno bisogno di assistenza e non possono ricostituire una vita nuova con villaggi vuoti. La guerrapoi scorre nel nostro sangue, perché abbiamo mille occasioni per litigare: per un pezzo di giardino che vogliamo annettere alla nostra proprietà, col vicino le cui foglie secche del suo giardino finiscono nel nostro, i cani che sporcano, la televisione del vicino è troppo alta e chi più ne ha, più ne metta, compresa la bandiera della pace fuori dalla porta, ma dentro si consumano rancori, dispetti e silenzi eloquenti.

I guadagni di tutte le guerre sono: miseria, povertà, degrado umano spirituale, omicidi e ladrocini, inganni, schiavitù, tribolazioni, dolori, difficoltà di assistenza sanitaria e quanto altro di innominabile, e di qui la possibilità di difenderci con qualche mezzo umano come dice qualche scrittore: “attivare il termine “resilienza” che indica proprio la capacità di affrontare e di resistere agli urti e alle avversità della vita, uscendone rafforzati”;c’è chi inneggia alla resistenza passiva di fronte alla guerra: Non si può eliminare la possibilità dell’arrivo della tempesta, come non si può eliminare la possibilità che arrivino il dolore e la sofferenza nelle nostre esistenze. Possiamo solo fare come il buon marinaio che lascia passare la tempesta, vincendo senza combattere”; Italo Svevo dice:Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia”.Si, ma la tua storia è stata elaborata dalle mani del Creatore, con tutti i sensi scolpiti a fuoco nella nostra natura umana, la quale non può essere storpiata a piacimento: non si usa una matita al posto di un chiodo, ma siamo stati fatti per la vita: «Siate fecondi e moltiplicatevi,riempite la terra” e non distruggetela con la guerra, che è l’opposto:Terreni abbandonati, non coltivati, pieni di bombe non hanno mai dato da mangiare a nessuno, se non far ricadere disgrazie su disgrazie. C’è un’arma prestigiosa per combattere la guerra: la preghiera, che ci permette di rivestirci “degli stessi sentimenti di Cristo” e per contro si allargano le regioni della vita umana; sembra un paradosso, che i più potenti con le armi vincano sempre, invece, leggete gli avvenimenti, la divisa militare delle” Milizie di Maria …” hanno fatto crollare il muro diBerlino; a Cuba la preghiera del papa Giovanni XXIII ha scongiurato una guerra mondiale; la Madonna ha promesso per bocca dei bambini che “fra 70 anni la Russia si convertirà”, e così è stato. Solo la pace costruisce e, solo un esempio, dice: che i monaci hanno fatto opere sociali di ogni genere, comprese la bonifica delle paludi a sud di Milano, ma più volte disturbati e cacciatiper la guerra dai potenti, sono tornati nella pace e nell’edificazione sociale. La nostra vita è scolpita nella perdita e nel dolore; nella perdita perché ad ogni passaggio di età perdi qualcosa, ma ti completi e sviluppi, nel dolore, ed ogni esperienza ce lo dimostra, se è elaborato ci porta alla maturazione umana, ad una maggior coscienza di noi e del mondo: ora posso dire qualcosa agli altri data l’esperienza acquisita. Certoé che ogni ferita lascia una traccia che ci definisce e che ci rende unici e speciali. Quando il dolore ci consuma, guardando Gesù Crocefisso: “tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto”, dolorante, pieno di sangue e morente, ingiustamente condannato a questa fine, le nostre lacrime, come quelle di Maria,si trasformano in perle preziose che irrigano quel terreno, dal quale risorgerà l’albero della vita che avevamo rovinato con la guerra.

Paolo Fiorani

posta@cernuscoinsieme.it