Corresponsabilità: un servizio da vivere intensamente

Siamo giunti al termine del cammino in preparazione al rinnovo del Consiglio di Comunità Pastorale: sugli ultimi numeri di “Voce Amica” possiamo ripercorrerne i passi.

Per saperne di più

A giugno, la lettera del Vicario Generale mons. Franco Agnesi ne ha tracciato le linee guida “Rinnoveremo questi Consigli per gli anni 2019 – 2023 e lo faremo non con la rassegnazione di una chiesa in decadenza, ma con la gioia di percorrere una nuova tappa evangelizzatrice nella vita della nostra Diocesi”. Sul numero di luglio - agosto alcuni stralci del Direttorio per i Consigli di Comunità Pastorale e Parrocchiali, hanno fornito preziose indicazioni riguardo la formazione alla comunione, alla collaborazione e alla corresponsabilità dei membri del Consiglio, al ruolo dei presbiteri e dei laici e alla loro formazione. A settembre, alcune testimonianze “sul campo” di laici e sacerdoti, hanno ulteriormente arricchito la riflessione.

Ora è tempo di agire

Di seguito sono indicati i prossimi adempimenti che ci attendono, mentre la presentazione delle liste dei candidati e le informazioni su “come si vota” verranno dettagliatamente indicata sul foglio domenicale “Vita della Comunità”, su cernuscoinsieme.it e sulla relativa pagina Facebook.
Sempre dal “Direttorio” (5.1.6) traiamo queste ultime indicazioni: vogliono essere un auspicio di buon cammino e l’augurio per tutti coloro che hanno deciso di rendersi disponibili a questa sfida, per un impegno di servizio nella Comunità Pastorale.

I PROSSIMI ADEMPIMENTI:

Domenica 10 ottobre verranno presentate le liste dei candidati
Domenica 27 ottobre (e nelle messe vigiliari del sabato) durante le celebrazioni eucaristiche, si terranno le elezioni.
Domenica 11 novembre s’insedierà il neoeletto Consiglio di Comunità Pastorale.

Alcune attenzioni da avere per un buon funzionamento del Consiglio
Perché il Consiglio Pastorale possa lavorare con efficacia, vanno tenuti presenti alcuni aspetti, spesso trascurati:
la coscienza ecclesiale: è sufficiente citare il § 3 della cost. 147: «un buon funzionamento del consiglio pastorale non può dipendere esclusivamente dai meccanismi istituzionali, ma esige una coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri, uno stile di comunicazione fraterna e la comune convergenza sul progetto pastorale. Una buona presidenza richiede al parroco [e al responsabile della comunità pastorale – n.d.r.] qualità come la disponibilità all’ascolto,la finezza nel discernimento, la pazienza nella relazione. La cura per il bene comune della Chiesa domanda a tutti l’attitudine al dialogo, l’argomentazione delle proposte, la familiarità con il Vangelo e con la dottrina e la disciplina ecclesiastica in genere»;
la preparazione delle sessioni: discussioni improvvisate su argomenti non precedentemente studiati e approfonditi portano solo a perdita di tempo, a risultati deludenti e, alla lunga, ingenerano nei consiglieri un senso di inutilità;
la moderazione delle sessioni: il consiglio pastorale, pur con la sua specificità,è un’assemblea di persone come altre. Risente, quindi, della normale dinamica del confronto tra persone e della fatica della formulazione di decisioni. Una buona e, quando serve, energica conduzione,garantita da moderatori capaci e preparati, permette di stare all’ordine del giorno, di evitare prevaricazioni, di sintetizzare quanto è emerso nella discussione, di proporre con chiarezza gli argomenti da decidere. La conduzione del consiglio non è compito del parroco o del responsabile di comunità pastorale, che deve riservare i propri interventi ai momenti previsti e, soprattutto, a conclusione della sessione, evitando che il consiglio diventi quasi esclusivamente un ambito di comunicazioni e avvisi;
la continuità del lavoro: discutere ogni volta un argomento diverso senza ricondurlo al progetto pastorale e senza tener presente le decisioni già prese, porta a una grande discontinuità e a una sterilità nel lavoro. Anche la verifica dell’attuazione di quanto era stato deciso,senza dilungarsi in discussioni inutili, è fondamentale affinché il consiglio pastorale possa condurre la comunità in un cammino realistico e progressivo;
il rapporto con la comunità: se la comunità non si sente effettivamente rappresentata dal consiglio e se questi, a sua volta, si sente staccato da essa, è impossibile realizzare il compito specifico del consiglio di essere soggetto unitario di decisioni pastorali per una determinata comunità. Oltre alle occasioni formali di rapporto con la comunità è necessario che ciascun consigliere curi il rapporto con le realtà e le persone di cui, pur senza vincolo di mandato, è espressione.

a cura di m.r.r
per Voce Amica di Ottobre 2019