21 GIUGNO SAN LUIGI GONZAGA


Luigi, primogenito del marchese Ferrante Gonzaga e di Maria di Santena, contessa piemontese, nacque a Castiglione delle Stiviere nel 1568. il parto si annunciava difficile e la mamma consacrò il nascituro alla Madonna. Educato alla corte del granduca di toscana, Luigi mostrò subito maggiore inclinazione per le realtà spirituali che per la carriera militare, al punto che si consacrò spontaneamente alla Santa Vergine quando aveva soltanto 10 anni, ratificando così, senza saperlo, il gesto già compiuto dalla mamma. Ricevette la Prima Comunione dalle mani di san Carlo Borromeo e l’incontro col santo cardinale di Milano lo rafforzò nella decisione di dedicarsi al servizio di Dio. Nel tentativo di distoglierlo, il papà, nominato gran ciambellano di Spagna, lo condusse con sé alla corte di Madrid dove Luigi divenne compagno e amico del principe ereditario Diego. La morte precoce del principino confermò Luigi nel giudizio che già si era fatto sulla vanità delle umane grandezze e lo rafforzò nella decisione di rinunciare a ogni diritto di primogenitura, in favore del fratello Rodolfo. A diciassette anni poté così, in tutta umiltà, chiedere di essere accolto tra i gesuiti. Era talmente portato al raccoglimento interiore, che i superiori dovevano ordinargli di “distrarre la mente da Dio” e impedirgli di “far penitenza”. Luigi obbediva umilmente. Diceva che una comunità religiosa è come una nave che continua il suo viaggio verso il porto anche se qualche marinaio resta ozioso e si lascia soltanto portare (alludeva a se stesso!). Era fragile di costituzione fisica ma di tempra morale così robusta che i confratelli già vedevano in lui la futura guida dell’Ordine.

Nel 1590 Roma fu sull’orlo della tragedia: prima la siccità, poi la carestia, poi il riversarsi in città di turbe di contadini affamati e infine lo scoppio dell’epidemia di tifo. I Gesuiti si distribuirono a servire gli appestati nei vari ospedali della città, poi adibirono a infermeria la loro stessa casa. Luigi serviva i malati con ogni dedizione e, nel tempo che gli restava, bussava ai palazzi dei nobili (molti dei quali erano stati suoi compagni di gioco) per chiedere l’elemosina per i suoi assistiti. A causa della sua salute già cagionevole, i superiori gli aveano proibito di frequentare i reparti dei contagiosi, ma Luigi intuiva che Dio gli aveva già chiesto in dono la vita ed egli già l’aveva messa gioiosamente nelle Sue mani.
Un giorno mentre tornava dalla consueta assistenza, trovò un appestato morente all'angolo della strada: se lo caricò sulle spalle  e lo portò in ospedale. Morì nel 1591, a 23 anni di età, ripetendo ad amici e confratelli le ultime parole che aveva scritto in una lettera alla sua mamma: “non piangete come morto uno che ha da vivere per sempre davanti a Dio”. Aveva attraversato la vita con tanta purezza che la chiesa subito lo invocò come patrono della gioventù.
Fu canonizzato nel 1726

(tratto da Atlante Storico dei grandi santi di Antonio M. Sicari, ed. Jaca Book)