MEMORIA, SPERANZA E IL “NAVIGATORE” DELLE BEATITUDINI
“Ricordare, fare memoria. E la memoria è ciò che fa forte un popolo, perché si sente radicato in un cammino, in una storia, in un popolo. La memoria ci fa capire che non siamo soli.”
Foto da www.agensir.it
Una passeggiata silenziosa tra le piccole tombe, omaggiate con mazzi di rose bianche. A fare da eco, intorno, il silenzio raccolto dei fedeli che lo hanno atteso nell’area attrezzata per la Messa. È cominciata con la visita privata al “Giardino degli angeli”, dove sono sepolti i bambini non nati, la prima visita del Papa al Cimitero Laurentino di Roma, per il tradizionale omaggio ai defunti del 2 novembre scorso.
“Memoria, speranza”, e le Beatitudini come “luci” e “navigatore” per “non sbagliare il cammino”. Su queste tre “dimensioni della vita” si è incentrata l’omelia della Messa, pronunciata interamente a braccio, quasi sussurrata. “La liturgia di oggi è realistica e concreta”, ha esordito Francesco: “Ci inquadra nelle tre dimensioni della vita, che anche i bambini capiscono: il passato, il futuro, il presente”.
“Oggi è un giorno di memoria – passato – un giorno per ricordare coloro che hanno camminato prima di noi, che ci hanno accompagnato, ci hanno dato la vita”, ha spiegato il Papa a proposito della festività del 2 novembre: “Ricordare, fare memoria. E la memoria è quello che fa forte un popolo, perché si sente radicato in un cammino, in una storia, in un popolo. La memoria ci fa capire che non siamo soli: siamo un popolo, un popolo che ha una storia, che ha un passato, che ha un futuro. Memoria di tanti che hanno condiviso con noi un cammino”.
“Non è facile fare memoria”, ha ammesso Francesco: “Tante volte siamo affaticati nel tornare indietro e pensare a cosa è successo nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio popolo. Oggi è giorno di memoria che ci porta alle radici, alle mie radici, alle radici della mia famiglia, del mio popolo. Oggi è un giorno di speranza”.
“Ci aspetta la bellezza”, ha esclamato sulla scorta della seconda lettura, che ci parla di “cielo nuovo, terra nuova”, della “santa città Gerusalemme”, che con una “bella immagine” si vede “scendere dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”.
“Memoria e speranza”, ha proseguito il Papa: “Speranza di incontrarci, di arrivare dove c’è l’amore che ci ha creato, che ci aspetta, l’amore di Padre”. “E fra memoria e speranza c’è la terza dimensione: quella della strada che dobbiamo fare e che facciamo”, ha detto Francesco per introdurre la terza dimensione: “E come fare strada senza sbagliare, quali sono le luci che mi aiuteranno a non sbagliare strada, qual è il navigatore che lo stesso Dio ci ha dato per non sbagliare strada?”
“Sono le beatitudini – è stata la risposta del Papa - che nel Vangelo Gesù ci ha insegnato. Queste beatitudini – mitezza, povertà di spirito, giustizia, misericordia, purezza di cuore – sono le luci che ci accompagnano per non sbagliare strada. Questo è il nostro presente”.
“Chiediamo al Signore che ci dia la grazia di mai perdere la memoria – ha concluso Papa Francesco - mai nascondere la memoria di persone, famiglie, popolo e ci dia la grazia della speranza: saper sperare, guardare l’orizzonte, non rimanere chiusi davanti a un muro e ci dia la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagneranno sulla strada, per non sbagliare e così arrivare dove ci aspettano con tanto amore”.
Cernusco sul Naviglio, 5 novembre 2018