GIOVANI, USCIRE PER SPERIMENTARE
Credere nei giovani significa mettersi al loro fianco, non per scimmiottarli in patetici giovanilismi, ma per camminare insieme. E per fare questo serve una grammatica comune. La loro.
Foto da www.agensir.it
“La vita non è un problema da risolvere. Ma un mistero da vivere”. È una frase del grande pensatore danese Søren Kierkegaard, attuale più che mai. Su tanti versanti, compreso quello ecclesiale. Vivere è sperimentare, camminare. Uscire da noi stessi per relazionarci con l’altro e vivere il nostro tempo. Un dono, non un problema. Una gioia, non una frustrazione.
Parole che tornano forti in questi giorni di Sinodo dei giovani, una sfida per una Chiesa che vuole rinnovare se stessa, mettersi in connessione con un mondo che da troppi è visto come lontano, addirittura come un problema e non come risorsa.
Credere nei giovani significa mettersi al loro fianco, non per scimmiottarli in patetici giovanilismi, ma per camminare insieme. E per fare questo serve una grammatica comune. La loro. Occorre un rapporto più empatico, celebrazioni più vive, cui si partecipa e non si “assiste”, omelie che arrivano al cuore delle questioni, ma anche dei fedeli. Non è marketing. È la riscoperta della forza vitale della fede. Per i giovani, gli adulti. Anche per i bambini e per le loro famiglie. Una sfida interessante, non priva di fatiche e di difficoltà, ma necessaria per una Chiesa che ha un sogno. Ed è un sogno in uscita. Senza paura di sperimentare e aprire nuove strade.
Walter Lamberti
direttore “La Fedeltà”
(Fossano)
(da www.agensir.it)
Cernusco sul Naviglio, 15 ottobre 2018