“GESÙ È IL GRANDE PAZIENTE DEL DOLORE UMANO”

Gesù “non è un illuso che sparge illusioni, un profeta new age – ha affermato papa Francesco nell’omelia della Messa della Domenica delle Palme - un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”.


Foto archivio SIR

Gesù “è presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi patiscono sofferenze come lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati… Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato”. È quanto ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata in piazza San Pietro, per la Domenica delle Palme.

“Non è un altro Gesù: è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo”, ha spiegato Francesco: “È lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori”. Gesù, ha precisato il Papa tracciandone l’identikit, “non è un illuso che sparge illusioni, un profeta new age, un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”.

“Mentre anche noi facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che lui dovrà patire in questa Settimana”, l’invito di Francesco: “Pensiamo alle calunnie, agli oltraggi, ai tranelli, ai tradimenti, all’abbandono, al giudizio iniquo, alle percosse, ai flagelli, alla corona di spine, e infine alla via crucis, fino alla crocifissione”. Gesù – ha proseguito il Papa – “non ha mai promesso onori e successi. I Vangeli parlano chiaro. Ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso. Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando lui, accettarla e portarla, giorno per giorno”.

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Cernusco sul Naviglio, 10 aprile 2017