“LA PREGHIERA NON È UNA BACCHETTA MAGICA”

Al centro dell'udienza del Papa di mercoledì 25 maggio, la parabola evangelica del giudice e della vedova. Anche oggi ci vogliono giudici "imparziali e incorruttibili", attualizza Francesco: anche oggi i diritti dei migranti, come quelli della vedova, possono "essere calpestati con facilità". "Pregare sempre", l'insegnamento di sintesi: "La preghiera non è una bacchetta magica"

“Pregare sempre, senza stancarsi mai”. Anche quando la nostra preghiera “sembra inefficace” o diventiamo preda della stanchezza o dello scoraggiamento. Anche quando la nostra preghiera “non è corrisposta”. È questo il significato della parabola evangelica della vedova e del giudice (cfr Lc 18,1-8), al centro dell’udienza di mercoledì 25 maggio. Il giudice “è un personaggio potente”, spiega Francesco ricordando che la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone “imparziali e incorruttibili”. “Ci farà bene ascoltare questo anche oggi”, commenta il Papa attualizzando la parabola. “Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società”, ricorda Francesco: “I diritti assicurati loro dalla legge potevano essere calpestati con facilità”. “Una povera vedova lì sola, è senza difese e poteva essere ignorata e lasciata senza giustizia, così come l’orfano, lo straniero, il migrante”, il monito ancora una volta in parallelo con l’attualità.


Papa Francesco durante l’udienza dello scorso 25 maggio (Foto SIR: Riproduzione riservata)

Il giudice del brano evangelico è “un giudice iniquo, senza scrupoli, faceva quello che voleva”. E proprio a lui si rivolge la vedova per ottenere giustizia. Bisogna fare come lei, l’insegnamento di sintesi della parabola: “Pregare senza stancarsi”. Così lei è “riuscita a piegare il giudice disonesto”.

Gesù esaudisce sempre le nostre preghiere, anche quando siamo stanchi e scoraggiati, ma non è detto che lo faccia “nei tempi e nei modi che noi vorremmo”. Perché “la preghiera non è una bacchetta magica”, precisa il Papa: ci aiuta “a conservare la fede in Dio e ad affidarci a lui anche quando non ne comprendiamo la volontà”.

“Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque esso sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Dio che è Amore misericordioso”. L’esempio citato è la preghiera di Gesù nel Getsemani, in cui il Figlio nonostante l’angoscia si affida totalmente al Padre: “L’oggetto della preghiera passa in secondo piano, ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre”. “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. È la domanda con cui termina la parabola del giudice e della vedova. “Con questa domanda siamo tutti messi in guardia”, dice perentorio Francesco al termine della catechesi: “Non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta”. “È la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla”. (Fonte: Agenzia SIR)

Per leggere il testo integrale della catechesi di Papa Francesco di mercoledì 25 maggio, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 25 maggio 2016