Giovedì 28 Marzo

IL GIOCO DELLA RISURREZIONE

Questa è una storia di altri tempi, dove l’onore era una parola di prestigio e le arie della vita giocavano con i sentimenti umani che si aprivano a svolte impensate di grande successo. La vicenda si svolge a Marianella, nei dintorni di Napoli dove il 27 settembre 1696 nacque il primogenito Alfonso da una famiglia di antica nobiltà. Come si usava allora nelle famiglie di un certo rango, Alfonso de Liguori studiò in casa, dimostrando un’intelligenza fuori dal comune: a soli dodici anni sostenne con esito eccellente l’esame di ammissione all’università davanti al filosofo Giambattista Vico e, si laureò in utroque iure(diritto civile e in diritto canonico) a soli sedici anni diventando ben presto uno dei più noti avvocati di Napoli, tanto che le cause da lui sostenute ottenevano sempre la vittoria. Il padre pensava di trovargli una moglie, ma lui rinunciò a sposarsi. La svolta decisiva per la sua vita, avvenne nel luglio 1723 quando perse una causa di grande importanza, a motivo di manovre illecite e sotterfugi scandalosi da parte dei “potenti”, e disgustato da questa gravosa e umiliante sconfitta, Alfonso decise di ritirarsi dalla professione.

Il fuoco di quel dolore bruciava per la caduta da tanta altezza a causa di un assioma che governava la sua mente: la giustizia terrena doveva rispecchiarsi nella giustizia celeste, ma questo succede di raro. In quella grande mente ed in quel cuore generoso, guerreggiavano istinti, pensieri, desideri di vita che volevano esplodere come un vulcano, poi quella lava di dolore cadeva solo come cenere, sulla quale nulla si poteva costruire. Anche il casato soffriva per questa situazione, perché aveva perso il diritto ad una parte sociale onorevole che invece, a causa di un figlio che non voleva sposarsi, gravava, facendo perdere anche alleanze patrimoniali. Il futuro era tutto da ridisegnare coniugando la pace del cuore con la ragione, e nel discernimento di questa bufera i cocci della giustizia si ricomponevano con una nuova luce: quella della misericordia.

Alfonso si concentrò sulla vita interiore, e mentre stava uscendo dall’ospedale degli Incurabili dove si recava ad assistere gli infermi poveri, sentì una voce che gli diceva: «Lascia il mondo, donati a me». Credeva di essere vittima di una suggestione, ma dopo qualche ora la voce si fece nuovamente sentire e allora Alfonso non ebbe più dubbi e depose simbolicamente la sua spada di Cavaliere del Sedile di Portanova davanti alla statua della Madonna della Mercede. Seguirono tre anni di studi teologici, inframmezzati dall’esercizio del sacro ministero e, vinta finalmente la tenace opposizione paterna a questa scelta, il 21 dicembre 1726 fu ordinato sacerdote. Questa scelta non fu un rimedio, ma una risurrezione.

Quel dolore racchiudeva un seme che spuntava sui prati verdi degli ammalati, dei poveri, di chi ha perso l’orientamento della vita. Mentre le radici spirituali si allungavano sempre più verso il centro della terra alla ricerca del cuore di Gesù, i germogli della donazione di sé agli altri correvano verso la luce dell’umanità cristiana. Quel dolore non marciva per annientarsi nella grotta del suo cuore, ma si riscattava per la vita di chi faceva fatica a portarla proprie spalle, per una pietosa condizione sociale. Come dal buio di quella grotta esplose la risurrezione, allo stesso modo, dal buio di quel futuro è risorto un nuovo albero, che ha esteso i suoi rami, per accogliere il grido di dolore che riecheggiava nel cuore degli abbandonati e dei diseredati.

La risurrezione è la strada maestra della vita. La risurrezione non è un bene solo per qualche fortunato, ma il timone delle nostre decisioni giornaliere. Le nostre scelte sono sempre dettate da un interesse immediato o da un piacere covato, più o meno, sotto la cenere dei nostri desideri, invece la risurrezione è la stella polare di una esistenza che sa correre verso la felicità. Siamo soliti crogiolarci nelle piccole e grandi sventure della nostra vita, bisogna invece avere il coraggio, non sempre facile, di prendere in mano la nostra vita per condurla ad una visione cristiana aperta, quanto il mondo che noi viviamo. La nostra persona è nata per avere la gioia di servire gli altri, anche nelle piccole cose, almeno considerate tali dagli uomini, ma dello stesso pregio di quelle grandi. La risurrezione è una qualità del cristiano che riverbera, come ombra, la presenza dello Spirito, che creò il cielo e la terra e” vide che era una cosa buona” ed altrettanto buono sarà il panorama delle vedute che la nostra mente raccoglierà per lavorare in questo pianeta. Il mondo attende la risurrezione da ciascuno di noi per trasformare ciò che è vetusto affinché diventi nuovo e così ricaricato dalla genialità, che la grazia dello Spirito ha dato, ognuno possa esclamare la sua gioia. Questo è un tempo per risorgere, per dar sapore alla nostra vita e a quella degli altri, che ogni giorno s’attendono qualcosa da noi. Dobbiamo dare un nuovo volto a questo mondo, quello del Risorto, dove sentimenti, ideali, impegni e progetti suonino tutti in armonia con bellezza, il servizio e accoglienza.

Intanto sant’Alfonso nella chiesa di Santa Maria aveva conosciuto un gruppo di seminaristi e alcuni laici impegnati, coi quali il santo predicava nei quartieri più poveri e malfamati della città. Nel 1730, inoltre, contribuì alla trasformazione di un monastero femminile, in quella che fu la culla delle Monache del SS. Redentore, il ramo femminile della Congregazione redentorista tuttora diffuso in 14 paesi con una trentina di monasteri. E sempre a Scala nel 1732 egli fondò, nell’ospizio delle Monache, la sua opera più grande, la Congregazione maschile del SS. Salvatore. La sua indefessa attività, le penitenze, a cui si assoggettava e diverse infermità, tra cui una dolorosa artritica, gli incurvarono progressivamente la spina dorsale, costringendolo a dimettersi dalla carica, con il consenso di Pio VI. Si ritirò a Pagani tra i suoi figli spirituali. Il nostro eroe finì i suoi anni il 1° agosto 1787, a 91 anni. Lo stesso Pio VI ne introdusse nel 1796 la causa di canonizzazione. Fu Pio IX, da sempre grande estimatore del santo, a conferirgli questo titolo. Tra gli scritti più famosi del santo ricordiamo “Pratica di amare Gesù Cristo”, che ebbe 516 edizioni; Le glorie di Maria, definito il più bel libro italiano sulla Madonna ed il suo più grande “best seller”, Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS., che conobbe una enorme fortuna: 2009 edizioni. Occorre prendere coscienza che noi siamo la comunità del risorto e come ogni mattino sorge il sole, così un tocco di vita pura possa scolpire lo sguardo ingenuo di un bambino, una nuova fatica salvi gli altri con mani laboriose e la parola di un anziano sappia riassumere il senso gioioso della vita, per educare tutti.

Paolo Fiorani
posta@cernuscoinsieme.it