Venerdì 29 Marzo

LA GRAZIA DEL CORONAVIRUS

Il tema di questo mese di Aprile proposto da Vinonuovo (Cosa ha imparato la Chiesa dal Coronavirus?) mi ha fortemente stimolato. Devo dire che rispondere per la Chiesa mi pare abbastanza arduo. Forse risulta più semplice che ognuno rifletta sulla sua esperienza di questi mesi, condividendola.

Allora comincio io.

Personalmente ho vissuto l’esperienza della interruzione dei percorsi prematrimoniali che ci assorbiva molto e poi lo stop delle attività pastorali ordinarie in parrocchia. L’ultima celebrazione comunitaria l’ho vissuta l’8 marzo. Penso che sia una esperienza che accomuni tanti di noi. Nulla di eccezionale.

In queste settimane ho vissuto una trasformazione della pastorale. Vedo tanti sacerdoti che si impegnano col cuore e creativamente a stare vicino ai fedeli. E tanti fedeli sinceramente nostalgici della propria comunità. Vedo anche che la mancanza della pastorale “solita”, ci ha aiutati ad accostarci su tante realtà di bisogno, specie con gli immigrati e le famiglie in difficoltà. Quanta umanità abbiamo incontrato in questo tempo di grazia del Coronavirus!? Tanta. Il mio parroco, padre Emanuele Zippo, ha un bello slogan: “chi ama crea!” E’ questo infatti un tempo di creatività, una creatività che va modellata sul nostro saper essere umani!

In effetti vedo questo tempo della Chiesa, in attesa della fase due, come uno tsunami ecclesiale che travolge ogni certezza. Penso che in tanti viviamo questo sentimento.

Mi risulta perciò difficile stabilire adesso se e quanto abbiamo imparato qualcosa. Non saprei neanche dire se saremo migliori o peggiori. Mi pare pure eccessivo dire di aver già imparato qualcosa io. Posso dire però cosa io sto scoprendo. Non vedo l’ora quindi di re-incontrare gli amici della diocesi e della parrocchia per ascoltarci ed imparare insieme.

Comunque di certo pian piano nei prossimi mesi torneremo ad “una” normalità, certamente diversa ma in fondo uguale a quella di prima.

Tuttavia, pensando alla Chiesa di cui mi sento membro, la domanda vera che mi turba in questo tempo è: quando ricominceremo, saremo cambiati? Ci saremo convertiti? Vi sarà un conversione delle pastorali delle nostre parrocchie in molti casi incentrate sui sacramenti?

Questa domanda la abito proprio oggi, in questa terza domenica del tempo di Pasqua, la domenica dei discepoli di Emmaus in cui vengono annunciati i primi provvedimenti della Fase 2 riguardanti anche la vita acclesiale.

Proprio oggi il mio vescovo, Don Mimmo Battaglia, ci ricordava il senso di quel “stolti e tardi di cuore…” rivolto da Gesù ai discepoli.

Stolti – ci diceva don Mimmo- come dire senza un pensiero che va a scavare il senso di quello che viviamo”.

Tardi di cuore – continua il mio vescovo- come dire che rimaniamo indietro sulle cose che stanno accadendo”.

In fondo in questo tempo siamo tutti sulla strada verso Emmaus conversando su “tutto quello che è accaduto”.

Allora mi e vi chiedo quale sia il senso di quello che viviamo e se alla fine la discussione da farsi tra noi sia proprio quella superficiale sul lockdown o su quando torneremo alle nostre amate celebrazioni e strategie pastorali, con i limiti della nostra umana fragilità.

E se il vento dello Spirito stesse in questi giorni soffiando impetuosamente per liberare energie per un tempo nuovo di vicinanza all’umanità? Già, un tempo nuovo! Da quanto lo sogniamo?!

E’ il sogno di Dio.

Da padre sento forte la responsabilità di ri-consegnare ai nostri figli la Terra donataci dal Signore, di cui oggi la mia generazione ha la responsabilità.

Nei prossimi anni si deciderà tanto, forse tutto, di questo futuro. Allora chiediamoci il senso di questo tempo: per quale futuro dovremo spenderci?

Non è giunto forse il momento di battersi affinché si investa in sanità, istruzione e mobilità sostenibile, non in guerre ed armamenti;

battersi affinché l’Europa sia libera e solidale, non una schiava incatenata ai Mercati (con la maiuscola!);

battersi affinché ci sia una grande moratoria dei debiti degli Stati?!

Non è forse tempo di battersi per ideali grandi?!

Abbiamo 10 anni in questi anni ’20 del XXI secolo per superare definitivamente l’epoca dell’individualismo sfrenato inaugurata a metà anni 70 del secolo scorso; per dare forza ad un nuovo paradigma comunitario che abbiamo intuito nelle nostre esperienze e nei nostri cuori, ancor prima di questo Tempo di Grazia del Coronavirus.

Allora vi chiedo: possiamo ancora affidarci alla superficialità di una politica di plastica stregata dal consenso, alla velocità di una informazione spesso faziosa ed orientata, al decisionismo sterile dei capipopolo che falliscono ovunque? Possiamo ancora restare fermi, subendo tutto questo?!

Io penso che dopo questo tempo di grazia dovremo impegnarci per inaugurare un tempo di speranza e novità che saremo chiamati ad abitare come i discepoli di Emmaus che corrono sulla strada per Gerusalemme per annunciare che la vita vince la morte.

Allora impariamo in questo tempo ad essere uomini di speranza, di bontà, di mitezza, di pazienza, di dialogo.
Uomini dalla parte della giustizia e di chi è nel bisogno.
Uomini che sanno aspettare col sorriso chi sta un passo indietro.
Uomini che sanno guardare negli occhi e nei volti e sanno ridonare speranza.
Uomini, non comparse come insegna Don Mazzolari.

Percorriamo strade nuove. Facciamoci prendere dall’ansia dei costruttori di una società nuova e non esitiamo a pagarne il prezzo! Il prezzo sono le nostre certezze . Abbandoniamo la nostra ansia di essere garantiti sempre nelle nostre comode certezze di credenti e mettiamoci in gioco in questo tempo di grazia con speranza!

Su questa strada Papa Francesco, un Papa che ha fatto scelte eloquentemente evangeliche, ci precede proponendoci da tempo modelli nuovi e ha già indicato con lungimiranza le linee d’azione con Evangelii Gaudium, Laudato Sii e Amoris Laetitia. Abbiamo quindi tutti gli strumenti oggi per interpretare questo tempo di cambiamenti ed incertezze per vincere la paura!

Perché non sfruttare questo tempo per “imparare” ad “attuare” nella società, nella pastorale o nella nostra vita personale finalmente le idee grandiose che ci propone Papa Francesco?

Forse è questo il tempo della Grazia che ci avvicina all’umanità ferita e neanche ce ne accorgiamo.

Diego Ruggiero

Vino Nuovo 28 Aprile 2020