SALVACI, RISORTO!

Salvaci, risorto! Come i primi cristiani. In casa, nascosti, impauriti dopo 50 giorni di quarantena. Ben più di una quaresima. Con le chiese sbarrate, impossibilitati a ritrovarci. Senza poterci abbracciare. Senza poterci confessare. Come i primi cristiani, sì. Commento al Vangelo del 12 Aprile 2020  

 

 

Salvaci, risorto!

Come i primi cristiani.

In casa, nascosti, impauriti dopo 50 giorni di quarantena. Ben più di una quaresima.

Con le chiese sbarrate, impossibilitati a ritrovarci.

Senza poterci abbracciare. Senza poterci confessare.

Come i primi cristiani, sì.

E anche il nostro nemico ha una corona, come l’Imperatore. Ma è più subdolo.

Abbiamo reimpostato le nostre vite, misurato le nostre fragilità.

Pensavamo di essere sani in un mondo malato.

Idioti.

Poche settimane ci hanno rivoltato come guanti. Messi davanti alle nostre illusioni. ci ha costretto a interrogarci sul vivere e sul morire, su quante cose pensavamo ci fossero essenziali.

Bene, ora vedremo che accade.

La Chiesa è viva, abbiamo ripetuto in queste settimane.

Ma non lo è per le nostre (lodevoli) iniziative. O delle chat che hanno rincuorato e tenuto accesa la fiamma (viva la tecnologia).

Lo siamo perché Cristo è risorto.

Anche quest’anno.

 

 

Rolling stones

È la festa delle pietre rotolanti.

Dei macigni che ingombrano il cuore, che intossicano la vita, che impediscono la luce.

Delle paure che rimettono in discussione le nostre fragili convinzioni di fede.

Dei massi che pensiamo possano fermare Dio, tombarlo, annientarlo, sopprimerlo, zittirlo, svilirlo.

E che, così, per ridere, di colpo, precipitano e si sbriciolano.

Così pensavano di fare i nemici del Nazareno. Quelli che lo ritenevano eccessivo.

Poco religioso e zelante, poco osservante delle norme, poco rispettoso delle autorità.

E allora, da vigliacchi, in fretta, di nascosto, lo hanno fatto fuori.

Disperdendo i suoi pavidi e attoniti discepoli.

Chiusa la vicenda Gesù falso profeta.

Alla vigilia di una grande festa, così da passare inosservata.

E, eccesso di prudenza, per evitare le mosse inattese dei soliti fanatici, fanno vegliare la tomba da soldati annoiati e armati.

Vegliare un cadavere per evitare che un manipolo di pecorai e pescatori lo rubi.

Sai che pericolo!

E invece.

 

Non è qui

Così, nel vangelo di Matteo, un angelo impudente ha detto alle donne affrante di smettere di cercare il crocefisso.

Loro erano tutte pronte, dopo la lunga notte insonne, e volevano, ultimo gesto di femminile di squisita attenzione, ripulire quel corpo squarciato, sepolto frettolosamente.

Come facciamo noi che pensiamo di rendere onore a Dio imbalsamandolo.

Che crediamo di renderlo felice costruendogli monumenti, non diventando testimoni.

Pronti a versare chili di profumo e di unguenti mielosi.

Ma non a convertirci.

Noi che abbiamo indossato la maschera del penitente e dell’affranto ai piedi della croce.

E invece, Dio non c’è.

Nessun crocefisso.

Nessun cadavere su cui piangere.

Sparito, svanito, partito, andato.

Se Dio, per noi, è una buonanima da venerare, ammonisce l’angelo, abbiamo clamorosamente sbagliato indirizzo. Non è qui.

Sarà questa la ragione per cui stentiamo a incontrare Dio? Perché continuiamo a bussare alla porta di un sepolcro?

 

Chi ci salverà?

Le donne salendo al sepolcro sono preoccupate.

Una grande pietra le separa dal corpo del Maestro.

Chi sposterà la pietra?

Preoccupazione legittima. Ma inutile.

Quale pietra ha sepolto la nostra fede? Quale tiene lontano Dio dalla nostra vita? Quale ci impedisce di essere veramente felici?

Viviamo accampando scuse, ponendo condizioni alla nostra felicità

Se fossi, se avessi, se potessi…

Non è vero. Se non sono felice qui e ora non potrò mai essere felice.

Anche in tempo di Coronavirus, anche se le nostre vite dovessero mutare per sempre, anche se la mia vita terrena dovesse finire qui. Parole forti, lo so. Ma vere, tanto più ora che il Vangelo o trasfigura quanto stiamo vivendo o non è.

Sono piene di dubbi, le discepole. Come lo siamo noi.

E le ferite, i dubbi, gli squarci del passato, la paura, i problemi economici che si paventano, la pietra tombale che non riusciamo a togliere Dio la scaraventa per aria.

Gettando a gambe all’aria anche i poveri soldati che pensavano di ingabbiare Dio.

 

Anch’io

Voglio esserci, ancora e ancora Signore.

Nel cuore vibra l’attesa per questo giorno, per quella Pasqua ultima che attende la Storia e la mia storia.

La mia pietra è stata ribaltata, finalmente. E tu ancora mi dici di non toccarti, di non bloccarti.

Altre pietre sono da scardinare. Una per ogni cuore.

La tua missione di ribaltatore di pietre non finirà mai.

 

Salvami, Signore.

Salvaci, risorto.

Da ogni paura, dal morire da vivi, dal rendere inutile quanto stiamo vivendo.

Salvaci.

 

da TiRaccontoLaParola.it
con Paolo Curtaz