CLIMA, OCCORRE IL CORAGGIO DI INVERTIRE LA ROTTA

Alla vigilia di Cop21, leader religiosi e rappresentanti di associazioni e Ong hanno consegnato all’Onu e al governo francese 4 petizioni e 2 milioni di firme raccolte in tutto il mondo per chiedere un accordo vincolante in grado di mettere in salvo il pianeta terra.

A Parigi, alla vigilia della Conferenza Onu sul clima, dal 30 novembre all’11 dicembre, sono arrivati centinaia di pellegrini climatici. Hanno percorso a piedi o in bicicletta le strade dell’Europa per migliaia di chilometri. Ci sono gruppi provenienti da Germania, Scozia e Inghilterra, Paesi Bassi e Scandinavia, ma anche da Filippine, Perù e Kenya. Alcuni hanno fatto il tragitto per intero, altri solo qualche tappa. Tra loro c’è anche la Focsiv-Volontari nel mondo: un gruppo composito di 11 persone che da Roma a Parigi hanno percorso 1.500 chilometri in 57 giorni con il motto “Una Terra. Una Famiglia Umana. In cammino verso Parigi”. Questi pellegrini sono mossi dalla preoccupazione per il futuro del nostro pianeta: ondate di calore e inondazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare e aumento dell’acidità degli oceani. È rimasto poco tempo per agire, per cambiare gli stili di vita e invertire i sistemi di produzione.


Cambiamenti climatici (Foto d’archivio – SIR)

La crisi ecologica – ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ – è anche crisi morale e spirituale. Per questo, prima di consegnare ai leader dell’Onu e di governo le loro petizioni, i rappresentanti delle Chiese e delle religioni si sono dati appuntamento nella Basilica di Saint-Denis per un momento di raccoglimento spirituale. Siamo a nord di Parigi. La città conta 100mila abitanti di 90 Paesi diversi. Si trova ai margini di Parigi raggiunta dalla linea 13 della metropolitana. È qui, all’ombra dello Stade de France, che due kamikaze si sono fatti esplodere il 13 novembre. Ed è qui che c’è stato il blitz delle teste di cuoio contro il covo dei terroristi. La basilica è presidiata dall’esercito. Ragazzi in tuta mimetica e kalashnikov in spalla. Sono il segno evidente di una “guerra” che non è ancora terminata.

Nella basilica, si prega e si medita secondo le diverse tradizioni (ebrea, cristiane, musulmana, sikh, indù, buddista). L’Ave Maria intonata dai cattolici si alterna alla campana buddista e alla meditazione sikh. È una invocazione nelle voci e nelle lingue più diverse che ridona a Parigi, in queste ore ancora segnate dal terrore, la speranza di una pace possibile, forse per un domani non troppo lontano.

Voci diverse ma unanimi nel chiedere ai leader politici che lunedì arriveranno a Parigi per la Conferenza sul clima “il coraggio e la forza di cambiare il destino del nostro pianeta”. Sono quattro le petizioni che nella Salle de la Légion d’Honneur di Saint-Denis vengono consegnate ai rappresentati dell’Onu e del governo francese. In tutto hanno raccolto quasi 2 milioni di firme. Le richieste sono molto concrete. Dai leader di Cop21 ci si attende un accordo sincero e vincolante; una riduzione drastica delle emissioni del carbonio per mantenere la temperatura globale al di sotto della soglia di aumento di 1,5 gradi; di “porre fine all’era dei combustibili fossili e di fissare l’obiettivo di una decarbonizzazione completa da qui al 2050”.

Nel discorso di Papa Francesco al “quartier generale” dell’Onu di Nairobi - durante il suo viaggio in Africa - dove trovano posto due programmi mondiali che hanno sede in Africa, quello sull’ambiente e quello sull’habitat, ha citato a più riprese la Laudato si’ e il discorso del 25 settembre nella sede dell’Onu a New York per un ammonimento ai “grandi della Terra” che suona come un imperativo: “Sarebbe triste, e oserei dire, perfino catastrofico che gli interessi dei privati prevalessero sul bene comune e arrivassero a manipolare le informazioni per proteggere i loro progetti”.

L’auspicio di Papa Francesco è che Cop21 “porti a concludere un accordo globale e trasformatore, basato sui principi di solidarietà, giustizia, equità e partecipazione, e orienti al raggiungimento di tre obiettivi, complessi e al tempo stesso interdipendenti: la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici, la lotta contro la povertà e il rispetto della dignità umana”. Ci vuole “un cambio di rotta”, “un nuovo stile culturale”, la ricetta del Papa. “Una cultura della cura: cura di sé, cura degli altri, cura dell’ambiente, al posto della cultura del degrado e dello scarto: scarto di sé, degli altri, dell’ambiente”. (Fonte: Agenzia SIR)

Cernusco sul Naviglio, 30 novembre 2015