NELLA PAROLA “ABBÀ” È “REGISTRATA LA VOCE DI GESÙ”

“Nella prima parola del Padre nostro troviamo subito la radicale novità della preghiera cristiana”, condensata in una parola: “Abbà, Padre, papà, babbo”. Lo ha spiegato il Papa nell’udienza di oggi, che proseguendo le catechesi sul Padre nostro ha fatto notare che nel Nuovo Testamento “la preghiera sembra voler arrivare all’essenziale, fino a concentrarsi in una sola parola: Abbà, Padre”.

Foto d’archivio da www.agensir.it

Papa Francesco, nella catechesi odierna, ha citato la lettera di san Paolo ai Romani: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: ‘Abbà! Padre!”. In questa “invocazione”, che ritorna anche nella lettera ai Galati, “si condensa tutta la novità del Vangelo”.

“Dopo aver conosciuto Gesù e ascoltato la sua predicazione – ha osservato il Papa – il cristiano non considera più Dio come un tiranno da temere, non ne ha più paura ma sente fiorire nel suo cuore la fiducia in Lui: può parlare con il Creatore chiamandolo ‘Padre’”. “L’espressione è talmente importante per i cristiani che spesso si è conservata intatta nella sua forma originaria”, ha sottolineato Francesco: “Paolo la conserva intatta: Abbà”. “È raro che nel Nuovo Testamento le espressioni aramaiche non vengano tradotte in greco”, ha commentato: “Dobbiamo immaginare che in queste parole aramaiche sia rimasta come ‘registrata’ la voce di Gesù stesso.

Riflettendo – Quando recitiamo il Padre nostro, dobbiamo avere la mente libera ed il cuore puro come un bambino che si rivolge teneramente a suo padre, per cercare il suo affetto, il suo amore. Dio è sempre presente in mezzo a noi per donarci il suo amore. Non ci abbandona mai, ci perdona, ci protegge, ci dona sempre un’opportunità di riscatto, se noi lo accogliamo, lo preghiamo con sincerità ed affetto. (Fabio F.)

Per il video / testo integrale della catechesi di Papa Francesco, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 16 gennaio 2019