IMPARIAMO DAI BAMBINI

Fare i conti con un imprevisto o una difficoltà da affrontare, mette alla prova capacità che nemmeno pensiamo di possedere, alza il limite della nostra resistenza e ci rende più forti.

Foto da www.agensir.it

Siamo una società intrisa di contraddizioni, a cominciare dal concetto di ambizione. Riuscire ad ottenere l’obiettivo che ci si è prefissati, infatti, è considerato sinonimo di pervicacia e successo, di convinzione nei propri mezzi e nelle proprie capacità messe a valore nel migliore dei modi.

È invece, spesso, nel silenzio del lavoro quotidiano, nell’impegno, nella serietà e nel rispetto cristiano, la forma più adeguata ai nostri tempi per poter avere successo. Non è infatti la rincorsa ai “like”, o all’effimera autocelebrazione quella che conferma il valore di un’idea, di un progetto professionale e di vita. E per questa ragione che il concetto di fallimento, di ostacolo ci spaventa e a volte ci trova incapaci di reagire. Siamo, dunque, impreparati ad affrontare un percorso più accidentato del dovuto, più difficile? Ecco il paradosso della nostra civiltà che tende a isolare coloro che non incarnano il modello del “tutto e subito”, che non si voltano mai indietro, senza pensare che invece quel limite è un’opportunità che ci viene offerta.

Fare i conti, infatti, con un imprevisto o una difficoltà da affrontare, mette alla prova capacità che nemmeno pensiamo di possedere, alza il limite della nostra resistenza e ci rende più forti. Era ed è così per i contadini che affrontano l’imprevedibilità della natura ogni giorno, senza per questo abbattersi ma individuando in quei segnali opposti la possibilità di dimostrare le proprie capacità.
Lasciarsi sopraffare dal concetto del “Saturno contro”, che lavora per impedirci di ottenere ciò che vogliamo, è solo un alibi per non impegnarci di più. È così che accanto al concetto di successo siamo chiamati ad affrontare quello del fallimento che, in casi sempre più frequenti conduce a gesti estremi. Nasce dall’idea di un amore negato, di un progetto di vita non raggiunto nel modo in cui si voleva, di un lavoro che non ci soddisfa.

Siamo insomma una società impegnata ogni giorno a cercare il modo per aiutare gli altri, ma che preferisce non perdonare chi stenta a farcela. Sin dagli anni della scuola, invece, i bambini dovrebbero comprendere che il percorso meno semplice, quello con più prove da affrontare consegnerà una soddisfazione molto più grande nel raggiungimento dell’obiettivo. Per loro sarà un modo per rendere più interessante ogni progetto, per farli diventare adulti preparati all’uso di ognuna delle proprie capacità.

Osservando i più piccoli, infatti, comprendiamo che il senso di fallimento, se non indotto da altri, non li coinvolge, non appartiene loro. È così che anche la società degli adulti avrebbe dovuto costruire le proprie fondamenta, perché, in fondo, rimanere un po’ bambini non è un delitto.

Antonella Ciervo

direttrice “Logos” (Matera-Irsina)

(da www.agensir.it)

Cernusco sul Naviglio, 3 dicembre 2018