CERNUSCO HA ANCORA BISOGNO DEL CREDITO COOPERATIVO

Si chiude un’esperienza quasi trentennale, partita con grandi ambizioni e tanto entusiasmo, e si apre un nuovo cammino. “Le bcc sono sempre state la spina dor­sale per il finanziamento a cittadini e piccole imprese.”

 

Con l’approvazione della proposta di fusione per incorporazione della BCC Cernusco nella BCC Milano, da parte delle assemblee di entrambe le banche, come riferiamo in altri articoli pubblicati su questo stesso sito, si chiude un’esperienza quasi trentennale partita con grandi ambizioni e tanto entusiasmo e si apre un nuovo cammino, meno cernuchese e più regionale. A richiederlo sono anche le nuove e più stringenti norme bancarie. In questo passaggio ci sono tre cose che val la pena sottolineare.

La decisione presa, considerata la situazione patrimoniale attuale del credito cooperativo cittadino, non aveva alternative. Altre ipotesi di aggregazione ventilate negli scorsi mesi non sono sembrate convincenti e rispondenti alle esigenze dei soci e dei clienti. Pensando a una fusione, naturale che si guardasse alla bcc più vicina, tra l’altro solida, forte di una storia che l’hanno vista protagonista della crescita di un territorio a noi contiguo, reduce da altri riusciti processi di aggregazione e ben rappresentata ai vertici degli organismi di categoria.

Le difficoltà che ha incontrato la BCC Cernusco non possono essere ricondotte, tutte e sempre, alle conseguenze del commissariamento del 2004, da parte della Banca d’Italia. Quell’evento fu sì drammatico, ma fu anche superato. Ciò che è mancata dopo è stata una classe dirigente capace di ridare slancio alla banca e di rimotivare una compagine sociale disorientata e delusa. I soci non hanno saputo esprimere amministratori all’altezza del compito richiesto, salvo poche eccezioni, con la conseguente debolezza dei consigli d’amministrazione che si sono succeduti, nei quali a primeggiare non erano certamente le figure professionali in grado di elaborare e portare a compimento piani industriali di crescita. Nel frattempo si assisteva anche, tra i dipendenti, ad un progressivo impoverimento delle competenze a disposizione, preferendo i migliori trovare altre più stimolanti e incentivanti collocazioni.

Il futuro ci dice che Cernusco ha ancora bisogno di una banca di credito cooperativo. Perchè – come sottolineato da Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma - «le banche locali cooperative sono sempre state un ele­mento essenziale della biodiversità finanzia­ria nelle economie occidentali e la spina dor­sale per il finanziamento a cittadini e piccole imprese. E, come testimoniano i dati empirici nell’arco degli ultimi vent’anni, questo mo­dello di banca, di dimensioni non necessaria­mente piccole, ha volatilità dei rendi­menti sul capitale minore e impiega una per­centuale significativamente maggiore dei pro­pri attivi nell’attività creditizia (5 punti per­centuali in più come media mondiale e 16 punti in Italia). Questo ri­sultato è d’altronde l’esito prevedibile di una diversa missione. Le banche massimizzatrici di profitto cercano per loro natura le attività maggiormente in grado di massimizzare il va­lore per gli azionisti. Nel panorama attuale con tassi rasoterra l’erogazione del credito alle pic­cole e medie imprese è attività da scansare perché a bassissimo rendimento e ad alto rischio… Al contrario, le banche cooperative e mutua­listiche non hanno le mani legate dalla mas­simizzazione del profitto e possono dedicarsi alla missione tradizionale di servizio all’eco­nomia reale attraverso il credito.» È quello che ci auguriamo faccia e faccia bene BCC Milano.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 16 aprile 2018.