ASSEMBLEA ECCLESIALE, ECCO LA SINTESI RAGIONATA

Leggendo, e rileggendo gli interventi pervenuti “sono due parole che in forma diversa appaiono più spesso e probabilmente rappresentano più da vicino il sentire comune: abitare e concretezza.”


Monsignor Luciano Capra durante la prima assemblea ecclesiale (4 febbraio 2018)

Al termine della prima assemblea ecclesiale della nostra Comunità pastorale dello scorso 4 febbraio, il prevosto, monsignor Luciano Capra, prima di congedare i circa 300 presenti aveva fatto due sottolineature. La prima, per invitare a collocare nella giusta luce gli interventi: chi ha parlato ha detto quello che pensa e l’ha offerto alla Comunità, in spirito di umiltà, perché è pur sempre una proposta e non il Vangelo. La seconda, per sollecitare a guardare alle famiglie giovani e ai giovani, altrimenti la Comunità corre il rischio di ripiegarsi su se stessa. La direzione indicata è quindi quella di guardare avanti e non indietro. Poi aveva aggiunto che il consiglio pastorale avrebbe continuato a lavorare su tutti gli interventi arrivati, così da presentarli, verso metà marzo, in una sintesi ragionata. Quella sintesi adesso è pronta e di seguito la pubblichiamo.


Assemblea ecclesiale del 4 febbraio 2018

RELAZIONE DELL’ASSEMBLEA ECCLESIALE DEL 4 FEBBRAIO 2018

Partiamo dando i numeri: 11 interventi “parlati” in assemblea, 50 interventi giunti per iscritto compresi gli undici che poi sono stati presentati, circa 300 persone presenti in chiesa prepositurale il giorno dell’assemblea. Numeri non altissimi, vista anche la dimensione della comunità pastorale Famiglia di Nazaret, ma comunque significativi di un inizio che in diversi sperano diventi anche stile e tradizione.

La Commissione che ha preparato l’Assemblea ha cercato di non filtrare gli interventi secondo la propria sensibilità ma di riportare quanto emerso e segnalato. Compito non facile ma speriamo di esserci riusciti. Qui di seguito verrà portato all’attenzione di tutti un resoconto sintetico e ragionato di quanto emerso dalla lettura e dall’ascolto di tutti gli interventi, privilegiando la “trasversalità” e lasciando gli aspetti più particolari all’attenzione delle singole espressioni della comunità (commissione liturgica, consiglio della comunità educante, commissione caritas, gruppo comunicazione,…).

La prima nota sintetica è che tutto il percorso, giudicato da alcuni breve nella sua fase di preparazione e di comunicazione alla comunità, si è svolto in un clima sereno e propositivo, segno anche di una maturità delle persone.

La maggior parte degli interventi ha posto innanzitutto l’accento sulla gioia, contentezza, di far parte di questa comunità. Per tutti ci sono diversi aspetti da migliorare, talvolta sentiti come faticosi o molto faticosi, ma comunque anche i limiti non fanno venir meno la gioia di un’appartenenza ed il desiderio di riuscire ad essere persone che contribuiscono a dare un volto a questa nostra amata\criticata Chiesa di Cernusco. Tra i vari aspetti positivi ne citiamo alcuni: diverse persone non native di Cernusco hanno evidenziato l’accoglienza ricevuta; l’attenzione che contraddistingue l’educazione verso le nuove generazioni, la ricchezza di iniziative e proposte a vari livelli.

Leggendo, e rileggendo, prima separatamente e poi insieme gli interventi pervenuti, la Commissione ritiene che vi siano due parole che in forma diversa appaiono più spesso e probabilmente rappresentano più da vicino il sentire comune. Le due parole sono: abitare e concretezza. Sono due parole che prima di tutto indicano uno stile ancor prima che azioni da compiere, e che sono profondamente interconnesse, almeno per come sono emerse dagli interventi. Rappresentano il grande orizzonte dentro cui costruire la Chiesa di Cernusco del futuro, se ne saremo capaci. Sono parole che invitano ad un discernimento aiutati dallo Spirito e solo dopo da concretizzare in scelte operative.

Abitare si declina in diversi aspetti:

  • abitare le strutture degli oratori che non devono essere lasciate vuote. Privilegiare, all’interno di una pastorale d’insieme, non le riunioni e gli incontri di “molti” ma le relazioni significative che nascono all’interno di gruppi più piccoli.
  • Abitare gli oratori significa anche valorizzare l’impegno\desiderio\bisogno delle famiglie, permettendo magari a loro di “abitare” con diverse modalità questi spazi, trasformandoli da spazi destinati a morire a luoghi di incontro, relazione, accoglienza delle famiglie nuove.
  • Abitare la città: è chiesto ai preti con cui si desidera instaurare rapporti semplici, genuini, non formali e non incontrarsi solo in occasione di riunioni o momenti strutturati.
  • Abitare la città: è chiesto a tutta la comunità cristiana che è chiamata a dare il suo contributo civico e a non chiudersi nei propri spazi.
  • Abitare il tempo che stiamo vivendo, diverso da quello di solo pochi anni fa e diverso da quello che tra pochi anni ci raggiungerà.
  • Abitare le relazioni, cercando di costruire comunità capaci di relazioni ancor prima di cose da fare. Una delle critiche più frequenti, trasversale a tutti, preti e laici, è quella di essere molto concentrati sul fare e poco sul costruire relazioni. Ma la comunità è prima di tutto ambiente di relazioni.

Tutto quanto detto ha bisogno di concretezza, ovvero di una comunità che investe sul reale vissuto delle persone e non su azioni avulse dalla vita reale. Questa è una critica che la commissione ha ritenuto doveroso fare propria, nel senso di avvicinare fede e vita. Non sono due parti separate delle nostre giornate ma realtà da tenere insieme. E per questo c’è bisogno di aiuto reciproco.

Così come per la parola abitare, anche la parola concretezza si declina in diversi aspetti:

  • concretezza delle omelie, che non devono essere trattati, ma aiutare ad abitare il tempo presente.
  • Concretezza nel senso di attenzione e semplificazione liturgica che permetta una partecipazione più corale alle celebrazioni: canti non lunghi, tempi non dilatati.
  • Concretezza nell’attenzione a mantenere il clima di preghiera durante le celebrazioni non arrivando in ritardo, non uscendo prima, mantenendo il silenzio.
  • Concretezza della formazione, che si deve giocare a tutti i livelli e a cui tutti siamo chiamati a partecipare. Non una formazione solo “teologica”, per quanto interessante, ma anche e soprattutto una formazione capace di dare strumenti di lettura del nostro tempo con le complesse questioni che pone. Come sottolineato in un intervento, la formazione è prima di tutto autoformazione, ovvero impegno personale a formarsi ed allo stesso tempo a contribuire a formare. Nessuno è escluso dal partecipare alla formazione (forte da più parti il richiamo alla formazione delle catechiste e degli educatori), e si richiede perciò di progettare percorsi formativi che permettano a tutti (coloro che lo desiderano) di avere strumenti in più di lettura delle situazioni reali. Formazione che non deve essere proposta solo da preti, ma da ogni persona qualificata a farlo.
  • Concretezza delle relazioni, che va di pari passo con l’abitare la città, le relazioni stesse, gli oratori. Concretezza delle relazioni che passa attraverso l’incontro tra famiglie, attraverso l’aiuto e il sostegno reciproco, attraverso l’accoglienza dei nuovi, attraverso l’”andare incontro” senza aspettare che le persone arrivino in cerca.

Diverse, nei vari interventi, sono state le proposte arrivate. Più a titolo di esempio e di speranza, senza la pretesa di vederle realizzate domani. Tra di esse, sperando di non far torto a nessuno, ne segnaliamo alcune:

  • realizzazione di un calendario comune, che non sia la pura somma di impegni vari, ma frutto di scelte comuni, condivise, valorizzanti la comunità pastorale e contemporaneamente le singole comunità parrocchiali.
  • Curare molto di più la comunicazione che, come fatto notare da più interventi, è poco efficace e valorizza i new media a discapito di strumenti di più facile lettura. Recuperare il foglio comunitario settimanale come strumento importante.
  • Comunicare è anche formare, quindi non ridursi a comunicare iniziative e riunioni ma proporre riflessioni e “formazione” anche attraverso questi strumenti.
  • Famiglie che abitano gli oratori e a cui si possono affidare delle responsabilità (sullo stile delle famiglie che hanno abitato e abitano l’Oasi).
  • Coordinatore educativo professionale negli oratori.
  • Proporre cammini formativi adatti ai tempi.
  • Non trascurare l’incontro interreligioso.

Da ultimo, occorre segnalare anche i temi che sono stati poco o niente trattati. Non si è parlato di temi sociali o riguardanti la carità, pochi accenni al tema delle strutture (oratori a parte), minimo accenno a questioni di tipo economico se non la richiesta di prestare attenzione nel proporre iniziative anche a coloro che, pur risiedendo a Cernusco, non dispongono dello stesso reddito di altri, solo accennata l’attenzione missionaria.

Sicuramente in questa prima relazione qualcosa sarà sfuggito, credete: non s’è fatto apposta. Ora ci attende l’impegno maggiore: iniziare a dare corpo e visibilità al dopo Assemblea con scelte che inevitabilmente non potranno che essere fatte tutte insieme. Il Consiglio pastorale ha scelto di iniziare dando vita a: Commissione Famiglia – Commissione Formazione – Calendario Pastorale condiviso per tutta la comunità.

L’indirizzo di posta ove far pervenire considerazioni varie, o comunque anche solo come strumento di comunicazione, è assembleacernusco@gmail.com. Ad esso è possibile, con continuità, far pervenire degli scritti proprio per mantenere viva la comunicazione d’insieme.

Cernusco sul Naviglio, 23 marzo 2018