Venerdì 29 Marzo

FRANCESCO: “LA FAMIGLIÀ È SCUOLA DI UMANITÀ”

“La famiglia è scuola di umanità, che insegna a mettere il cuore nelle necessità degli altri, ad essere attenti alla vita degli altri” è “un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere, accompagnare”.

Tra i tanti discorsi e omelie che Papa Francesco ha pronunciato durante la sua recente visita a Cuba, vi proponiamo una sintesi del messaggio rivolto alle famiglie, come spunto di riflessione in preparazione al prossimo Sinodo dei vescovi, che si terrà nel prossimo ottobre in Vaticano, e che avrà per tema la famiglia. L’incontro con le famiglie cubane si è tenuto nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione a Santiago di Cuba lo scorso 22 settembre.

“Accompagnare i figli, sostenerli, stimolarli perché possano decidersi a costruire la loro vita, a formare la loro famiglia, è un grande compito per tutti i genitori”. L’ha detto il Papa, che poi ha fatto notare che quello delle nozze è il giorno in cui “i giovani sposi sono nella gioia”: “Tutto un futuro che comincia, tutto ha sapore di cosa nuova, di speranza”, perché “nelle nozze sempre si incontrano il passato che ereditiamo e il futuro che ci attende. Sempre si apre l’opportunità di ringraziare per tutto ciò che ci ha permesso di giungere fino ad oggi con lo stesso amore che abbiamo ricevuto”. “Gesù comincia la sua vita pubblica in un matrimonio”, ha ricordato Francesco: “Si inserisce in questa storia di semina e raccolto, di sogni e ricerche, di sforzi e impegno, di lavori faticosi che hanno arato la terra perché dia il suo frutto. Gesù comincia la sua vita pubblica all’interno di una famiglia, in seno ad una comunità domestica. Ed è in seno alle nostre famiglie che continua ad inserirsi, continua ad esser parte”.

“Gesù si manifesta anche nei pranzi, nelle cene”. Ha assicurato il Papa, che quindi ha osservato che “mangiare con diverse persone, visitare diverse case è stato per Gesù un luogo privilegiato per far conoscere il progetto di Dio”. Gesù, infatti, “va a casa degli amici, Marta e Maria, ma non è selettivo, non gli importa se sono pubblicani o peccatori, come Zaccheo. Non solo agiva così, ma quando inviò i suoi discepoli ad annunciare la buona novella del Regno di Dio, disse loro: ‘Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno’”. “Matrimoni, visita alle famiglie, cene, qualcosa di speciale avranno questi momenti nella vita delle persone perché Gesù preferisca manifestarsi lì”, ha commentato Francesco.


Cuba, 21 settembre: Papa Francesco prega davanti alla Virgen de la Caridad
 (Foto L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR - 22 settembre 2015)

Gesù sceglie gli “spazi” conviviali della giornata, come i pranzi e le cene, “per entrare nelle nostre case e aiutarci a scoprire lo Spirito vivo e operante nelle nostre cose quotidiane”. Ne è convinto il Papa, che alle famiglie cubane ha ribadito che “è in casa che impariamo la fraternità, la solidarietà, il non essere prepotenti. È in casa che impariamo ad accogliere e apprezzare la vita come una benedizione e che ciascuno ha bisogno degli altri per andare avanti. È in casa che sperimentiamo il perdono, e siamo continuamente invitati a perdonare, a lasciarci trasformare”. “In casa non c’è posto per le maschere, siamo quello che siamo e, in un modo o nell’altro, siamo invitati a cercare il meglio per gli altri”, ha sintetizzato Francesco: per questo “la comunità cristiana chiama le famiglie con il nome di chiese domestiche, perché è nel calore della casa che la fede permea ogni angolo, illumina ogni spazio, costruisce la comunità. Perché è in momenti come questi che le persone hanno cominciato a scoprire l’amore concreto e operante di Dio”.

“In molte culture al giorno d’oggi vanno sparendo questi spazi, vanno scomparendo questi momenti familiari, pian piano tutto tende a separarsi, isolarsi; scarseggiano i momenti in comune, per essere uniti, per stare in famiglia”. È il grido d’allarme del Papa, secondo il quale oggi “non si sa aspettare, non si sa chiedere permesso né scusa, né dire grazie, perché la casa viene lasciata vuota. Vuota di relazioni, vuota di contatti, vuota di incontri”. “Senza famiglia, senza il calore di casa, la vita diventa vuota, cominciano a mancare le reti che ci sostengono nelle difficoltà, che ci alimentano nella vita quotidiana e motivano la lotta per la prosperità”, ha ammonito Francesco. È la famiglia, invece, che “ci salva da due fenomeni attuali: la frammentazione e la massificazione”, dove “le persone si trasformano in individui isolati, facili da manipolare e governare”.

“Società divise, rotte, separate o altamente massificate sono conseguenza della rottura dei legami familiari”, che avviene “quando si perdono le relazioni che ci costituiscono come persone, che ci insegnano ad essere persone”. Lo ha denunciato il Papa, che ai cubani ha consegnato come antidoto la famiglia, “scuola di umanità, che insegna a mettere il cuore nelle necessità degli altri, ad essere attenti alla vita degli altri”. “Nonostante le molte difficoltà che affliggono oggi le nostre famiglie, non dimentichiamoci, per favore, di questo: le famiglie non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità”, l’invito di Francesco: “Un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere, accompagnare”.

Cernusco sul Naviglio, 28 settembre 2015