FRANCESCO: LA PAROLA CHIAVE DI GESÙ NEL VANGELO È “MISERICORDIA”

 “Se tu non sai perdonare, tu non sei cristiano”, è stato il monito del Papa. “Se tu non perdoni - ha spiegato -, tu non puoi ricevere la pace del Signore, il perdono del Signore.”

Pace e riconciliazione. Intorno a questo binomio si è sviluppata l’omelia di Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta dello scorso giovedì, 10 settembre. Il Pontefice ha condannato quanti producono armi per uccidere nelle guerre, riferisce Radio Vaticana, ma ha anche messo in guardia dai conflitti all’interno delle comunità cristiane, ha nuovamente esortato i sacerdoti ad essere misericordiosi come lo è il Signore e ha sottolineato l’importanza del perdono. “Anche ci sono uomini e donne che lavorano tanto - ma lavorano tanto! - per fabbricare armi per uccidere, armi che alla fine divengono bagnate nel sangue di tanti innocenti, di tanta gente - ha osservato Francesco -. Ci sono le guerre! Ci sono le guerre e c’è quella cattiveria di preparare la guerra, di fare le armi contro l’altro, per uccidere! La pace salva, la pace ti fa vivere, ti fa crescere; la guerra ti annienta, ti porta giù”. Tuttavia, ha fatto notare, la guerra non è solo questa, “è anche nelle nostre comunità cristiane, fra noi”. E questo, ha sottolineato, è il “consiglio” che oggi ci dà la liturgia: “Fate la pace fra voi”. Poi ha aggiunto: “Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi”.

“Se tu non sai perdonare, tu non sei cristiano”, è stato il monito del Papa. “Se tu non perdoni - ha spiegato -, tu non puoi ricevere la pace del Signore, il perdono del Signore. E ogni giorno, quando preghiamo il Padre Nostro: ‘Perdonaci, come noi perdoniamo…’. E’ un ‘condizionale’. Cerchiamo di ‘convincere’ Dio di essere buono, come noi siamo buoni perdonando: al rovescio”. C’è bisogno di “pazienza cristiana”, ha proseguito Francesco ricordando le tante “donne eroiche” che “sopportano per il bene della famiglia, dei figli tante brutalità, tante ingiustizie: sopportano e vanno avanti con la famiglia”, e gli uomini “eroici” che “sopportano di alzarsi presto al mattino e andare al lavoro - tante volte un lavoro ingiusto, mal pagato - per tornare in tarda serata, per mantenere la moglie e i figli. Questi sono i giusti”.

Per Francesco la parola chiave di Gesù nel Vangelo è “misericordia”. Di qui l’esortazione ad essere misericordiosi, perché “saremo giudicati con la stessa misura con la quale noi giudichiamo gli altri”. Dopo aver rivolto l’invito ai sacerdoti ad essere misericordiosi nell’amministrare il sacramento della confessione, il Papa ha ricordato che, come insegna San Paolo, bisogna rivestirsi di “sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità”. Questo “è lo stile cristiano”, lo stile “col quale Gesù ha fatto la pace e la riconciliazione”. “Non è la superbia, non è la condanna, non è sparlare degli altri”. Che il Signore, ha concluso Francesco, “ci dia a tutti noi la grazia di sopportarci a vicenda, di perdonare, di essere misericordiosi, come il Signore è misericordioso con noi”.

Cernusco sul Naviglio, 14 settembre 2015