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FRANCESCO: IMPEGNARSI PER UN “LAVORO LIBERO, CREATIVO, PARTECIPATIVO E SOLIDALE”

Nel mondo globale “inedite sono l’ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze”. “Non possiamo permetterlo! Dobbiamo proporre alternative eque, solidali e praticabili”.

Il lavoro è stato il filo conduttore della riflessione del Papa agli aclisti, che ha ricevuto sabato 23 maggio, in Vaticano in occasione del 70° anniversario della loro associazione: le Acli, Associazione cristiana lavoratori italiani. Il lavoro quando manca “toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico e mondiale dove al centro non è l’uomo e la donna, ma un ‘dio’, il dio denaro!”, che “distrugge e provoca quella cultura dello scarto”. Una cultura dello scarto - ha rimarcato - per la quale “i bambini non si fanno, si sfruttano o si uccidono prima di nascere”, “gli anziani non hanno cure dignitose, non hanno medicine, hanno pensioni miserabili”, i giovani - con l’oltre 40% di disoccupazione in Italia - “sono un sacrificio che questa società mondana ed egoista offre al dio denaro”.

Lavoro libero - “Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro” - il “lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale” di cui parla l’“Evangelii gaudium” - “l’essere umano esprima e accresca la dignità della propria vita”. Il lavoro libero - contrapposto a quello “succube di oppressioni a diversi livelli” - è quello attraverso il quale “l’uomo, proseguendo l’opera del Creatore, fa sì che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l’immagine della sua presenza nella creazione”. “Dobbiamo far sì - l’appello di Bergoglio - che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova”.

Il lavoro, poi, sia “creativo”, ossia permetta all’uomo “di esprimere in libertà e creatività alcune forme d’impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale”. “Ogni uomo e donna è poeta, è capace di creatività”, ha aggiunto Papa Francesco, sottolineando che “non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità”.

In terzo luogo, il “lavoro partecipativo”, che chiede all’uomo di esprimersi secondo la logica “relazionale”, vedendo “sempre nel fine del lavoro il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone”. No, quindi, a “una visione economicista” dove “il lavoro perde il suo senso primario di continuazione dell’opera di Dio”.

Infine, il “lavoro solidale”, che richiama l’impegno delle Acli, i cui circoli “possono essere luoghi di accoglienza e di incontro”. “Ma poi - ha aggiunto Bergoglio - bisogna anche dare strumenti e opportunità adeguate”, impegnandosi verso “nuovi percorsi d’impegno e di professionalità”. Libertà, creatività, partecipazione e solidarietà, “caratteristiche” che “fanno parte della storia delle Acli”.

“Considerare il welfare un’infrastruttura dello sviluppo e non un costo” è “un’importante battaglia culturale”. È l’invito finale rivolto da Papa Francesco alle Acli, un’associazione impegnata nella “lotta alla povertà” e contro l’“impoverimento dei ceti medi”. “La proposta di un sostegno non solo economico - ha sottolineato Francesco, facendo implicito riferimento alla campagna delle Acli per introdurre un ‘reddito d’inclusione sociale’ - alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni, può portare benefici a tutta la società. Allo stesso tempo va evitato che nella povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa”.

“Nelle parrocchie e nelle Caritas parrocchiali - ha evidenziato Bergoglio - lo vediamo tutti i giorni: uomini e donne che si avvicinano di nascosto per prendere un po’ da mangiare. Di nascosto perché sono diventati poveri da un mese all’altro”. “È una vergogna”, ha aggiunto ricordando come basti “un niente oggi per diventare poveri: la perdita del lavoro, un anziano non più autosufficiente, una malattia in famiglia, persino - pensate il terribile paradosso - la nascita di un figlio”.

Cernusco sul Naviglio, 1 giugno 2015