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Don Luciano, gennaio. La fede in Dio torni ad essere centrale nella nostra vita   

Giovedì 18 Aprile

IN FILANDA, FESTA PER I 40 ANNI DELLA “COMIN”

La festa è in programma per giovedì 23 aprile, alle ore 21,00, presso La Filanda, in via Pietro da Cernusco, con uno spettacolo di musica e danza tenuto da ragazzi di strada brasiliani accolti nella Casa do Menor di Rio de Janeiro e in tour europeo con Don Renato Chiera, sacerdote piemontese fondatore delle case per minori di Rio de Janeiro e Fortaleza dove i ragazzi vengono aiutati a riprogettare il loro futuro

La Casa do Menor - È singolare la storia di don Chiera, nato a Villanova Mondovì il 21 luglio 1942 in una famiglia numerosa di contadini, come ha raccontato all’Agenzia Sir. Storia che di seguito vi proponiamo.

Ordinato sacerdote, il vescovo gli chiede di studiare filosofia per insegnare, ma poi una volta avuta la cattedra, riceve dal vescovo l’incarico di andare in Brasile dove la diocesi di Mondovì ha una missione in un’area povera e molto violenta alla periferia di Rio de Janeiro. È il 1978. Vola a Nova Iguaçu, raggiunge Miguel Couto e nella Baixada viene subito a contatto con la dura realtà locale. Le difficoltà sono tante: in una situazione di povertà estrema e degrado, dove molte famiglie sono frantumate, i ragazzi sono quelli più a rischio. “Un giorno – ha raccontato don Chiera – un ragazzo è stato ferito sulla mia porta di casa. Lo abbiamo curato, ma dopo un po’ di tempo è stato ucciso. Parroco nella culla degli squadroni della morte, ho contato in un mese un grande numero di giovani assassinati. È venuto da me un ragazzo – il primo di una lista di altri 40 che sarebbero stati assassinati, ‘marcados para morrer’ dagli squadroni della morte – e mi ha chiesto di aiutarlo. Ho sentito che la sua richiesta di aiuto era come il grido di Gesù sulla croce. Mi sono chiesto se ero venuto in Brasile per fare il prete ‘becchino’ o per essere Gesù e dare la vita per cercare di salvare i meninos de rua. Ho detto a Dio: io ti voglio servire in quelli che nessuno vuole. È nata così la Casa do Menor”. Il sacerdote accoglie in un garage i 40 ragazzi. Saranno proprio loro a scegliere il nome: “Menor – ha detto don Renato – in brasiliano non significa solo minore, ma anche disprezzato, che non vale niente”.

Le ferite di chi non è amato. “In Brasile io ho sentito questa chiamata di Dio a entrare nelle ferite di questi bambini non amati – ha aggiunto il sacerdote -. Ma proprio perché questi ragazzi hanno bisogno di amore, ho capito che era necessario aprire case famiglia, dove possono trovare l’amore di un padre e di una madre”. Nel tempo ne sono state aperte 24, ma ora sono diminuite per le crescenti difficoltà economiche e i tagli delle risorse provenienti dalle istituzioni.

Lasciateci sognare. Con lo spettacolo “Lasciateci sognare”, spiega don Chiera, “i ragazzi di Ru’Art (gruppo di danza teatro e circo della Casa do Menor, ndr) vogliono fare arrivare una ventata di speranza e coraggio in questa Europa, che si sta lasciando inglobare dal pessimismo, sempre più chiusa sui propri problemi, che sta perdendo la capacità di incontrare l’altro, di amare, di tornare a credere in un mondo solidale”. Lo spettacolo rappresenta le ragioni di tanta solitudine, violenza, egoismo e indifferenza che affliggono la società di oggi, con le relative cause: l’eccessivo culto del denaro e del piacere, il narcisismo, la carenza di amore nelle relazioni, a partire da quelle in famiglia. “La riflessione su questi temi vede poi la luce della speranza che un mondo nuovo è possibile – osserva il missionario -, partendo da ciascuno, imparando ad amare il prossimo, prendersene cura, riconoscere l’altro come dono e non come minaccia. Perché come dice Papa Francesco, non dobbiamo lasciarci rubare la speranza”.

Cernusco sul Naviglio, 20 aprile 2015