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Don Luciano, gennaio. La fede in Dio torni ad essere centrale nella nostra vita   

Sabato 20 Aprile

CERNUSCO: IL MANIFESTO DEL 25 APRILE 1945

I valori di giustizia e libertà richiamati nel manifesto devono continuare ad essere i capisaldi dell’impegno civile di ogni cernuschese.

A riflettere sui valori della Resistenza, ci aiuta un recente convegno in cui è stato ricordato don Primo Mazzolarti, “prete resistente”. “Se è finita l’oppressione non è finita la prova: se abbiamo riacquistata la libertà, dobbiamo provare che ne siamo degni”. Sono parole scritte da don Primo Mazzolari nell’aprile 1945, all’indomani della Liberazione. Danno il senso di una rilettura del precedente ventennio, della guerra e della vicenda partigiana da parte del parroco di Bozzolo (1890-1959), scrittore, giornalista, polemista, la cui figura si inscrive tra quelle dei preti resistenti. In vista del 70° della Liberazione, Mazzolari è stato ricordato, come abbiamo scritto la scorsa settimana, sabato 11 aprile nella stessa Bozzolo, dove fu arciprete per quasi un trentennio, con un convegno sulla “memoria resistenziale”.

Necessità di una “ricostruzione umana” - Al termine della guerra, Mazzolari fu subito convinto della necessità di una “ricostruzione umana”, che sarebbe passata dalla ricostruzione delle coscienze con un profondo impegno educativo, così che la “continuità ideale dei valori resistenziali” si sarebbe realizzata, come sottolineato da Paolo Trionfini dell’Università di Parma, nel “recupero della pienezza umana”. In una lettera del 9 maggio 1945, don Mazzolari scriveva a un amico: “Il duro per me, sotto un’altra forma ma per ragioni quasi identiche, continua. Lavoro, parlo, m’oppongo, resisto allo stesso male che si riaffaccia con nomi diversi. Sono stanco, anche fisicamente, ma non sfiduciato. La fiducia è un impegno legato alla mia fede e al comprendere. [] Bisogna fare un fronte umano contro tutto ciò che è disumano”.

Nel volume “Rivoluzione cristiana” don Mazzolari affermerà: “Il fascismo fu una costruzione contro l’uomo ed è morto sotto il peso della propria disumanità”. E Paolo Trionfini ha annotato: “Nel parroco di Bozzolo il contenuto più solido della democrazia non poteva non poggiare su una base di natura antropologica”. È ancora Mazzolari a puntualizzare: “Ciò che fa paura ai gerarchi di tutti i regimi è l’uomo, la cui vera soddisfazione è di fare, nel bene, ciò che vuole e nell’ora da lui scelta. La democrazia ha bisogno di tali uomini, che si donano o si rifiutano, ma che non si vendono o si conformano per non essere scomodati”. Questo è quanto ha bisogno ancora oggi il nostro Paese.

A Milano - Segnaliamo che in occasione del 70° anniversario della Liberazione, a Milano, la Fondazione culturale Ambrosianeum, promossa dalla diocesi di Milano, sabato 25 aprile, alle ore 10 presso la sede di via delle Ore 3 a Milano, presenterà il volume “Vita e morte di un partigiano cristiano. Giuseppe Bollini e i giovani dell’Azione cattolica nella Resistenza” (edizioni In Dialogo), scritto da Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Parma. Seguirà la testimonianza di don Giovanni Barbareschi, collaboratore del cardinale Schuster negli anni della Resistenza e protagonista della rivista partigiana “Il Ribelle”, che per l’occasione sarà ristampata.

“Ridare alle stampe in edizione anastatica Il Ribelle – ha spiegato Marco Garzonio, presidente di Ambrosianeum - vuole offrire l’opportunità di assaporare una volta in più il gusto della libertà riconquistata, ma vuole anche sottolineare quanto quell’opera sia costata in sacrifici e, alla fine, quanto abbia fruttato in termini di crescita personale e collettiva, e di fiducia nella possibilità di rigenerazione e di riscatto”. Il volume presenta l’intera raccolta dei 26 numeri del “Ribelle”, giornale clandestino uscito tra il 1943 e il 1945. Stampato e diffuso in 15mila copie per numero, “tra mille difficoltà e a costo della vita”, ha sottolineato Garzonio (delle sei colonne portanti del giornale - Telesio Olivelli, Carlo Bianchi, Claudio Sartori, Enzo e Rolando Petrini e lo stampatore Franco Rovida - quattro pagarono con la vita il loro impegno), “Il Ribelle vide tra i suoi protagonisti proprio don Barbareschi”, che nell’introduzione del volume con la ristampa anastatica “ripercorre le tappe e il significato di quell’esperienza unica nel panorama della lotta di Liberazione”.

Cernusco sul Naviglio, 20 aprile 2015