ONG E MIGRANTI: “BASTA IPOCRISIE ISTITUZIONALI”
“Ad oggi nel serrato dibattito che è scaturito dalla vicenda delle Ong – ha detto il direttore di Caritas Italiana - non abbiamo ancora ascoltato proposte alternative per la gestione dei flussi migratori”.
Foto archivio SIR
“Se il retro pensiero di chi attacca costantemente il lavoro delle Ong, è quello di arrivare a rinunciare all’attività di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo, per evitare che queste persone raggiungano il nostro Paese, è bene che venga detto apertamente al fine di creare le condizioni per un confronto chiaro e aperto su un tema che riguarda i diritti umani”. È quanto affermato lo scorso 5 maggio da don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, durante il convegno al Senato sul tema “La grande bugia delle navi-taxi. Le Ong e il soccorso in mare dei migranti”. “Certamente – ha precisato il direttore – vedremmo con maggior favore un dibattito nel quale le posizioni siano chiare, piuttosto che questa ipocrisia istituzionale. Ad oggi, infatti, nel serrato dibattito che è scaturito dalla vicenda delle Ong, non abbiamo ancora ascoltato proposte alternative per la gestione dei flussi migratori”.
Corridoi umanitari - Don Soddu ha ricordato che Caritas italiana ha fatto al riguardo la scelta chiara dei corridoi umanitari, “unica alternativa legale e sicura per chi oggi è bloccato in molti Paesi in attesa di raggiungere l’Europa con i barconi”. “Questa non è solo un’operazione umanitaria – ha sottolineato – ma soprattutto un messaggio politico a chi è troppo timido nel fare scelte coraggiose e necessarie in un periodo nel quale le migrazioni costituiscono non un accidente storico ma un fenomeno strutturale”.
“In un sistema nel quale il ruolo delle organizzazioni del privato sociale è essenziale per garantire la tenuta dell’accoglienza, nel quadro degli accordi con lo Stato, quale vantaggio traggono alcuni rappresentanti delle istituzioni dal costante discredito nei confronti delle Ong?”: è l’interrogativo posto da don Francesco Soddu. “Qualora si ritenga superfluo il ruolo svolto da questi soggetti, finora essenziali – ha aggiunto il direttore Caritas – lo si dica apertamente per avviare quantomeno una riflessione utile per rivedere il sistema”.
Anche sul fronte dell’accoglienza, ha rilevato don Soddu, la Caritas ha vissuto una situazione simile all’indomani della vicenda di Mafia capitale, “quando nessuno si è fatto alcuno scrupolo nel condannare indistintamente tutto il mondo delle organizzazioni impegnate in questo settore, gettando un’ombra che si allunga fino ad oggi e condiziona non poco le dinamiche territoriali”. “Molti dei nostri progetti che stanno assicurando oltre 20 mila posti in accoglienza – ha sottolineato -, soffrono di uno stigma che alcuni rappresentanti delle istituzioni italiane non si sono sottratti dall’affibbiare a quanti garantiscono lo svolgimento di un servizio pubblico in un’ottica di sana sussidiarietà”.
“Stiamo assistendo ad un processo mediatico contro chi ha creduto che salvare delle vite fosse un gesto necessario di umanità. Ma così non sembra. Le accuse, spesso non circostanziate, che piovono su queste organizzazioni appaiono un pretesto per distogliere l’attenzione dalle evidenti fatiche nel trovare soluzioni politiche a più ampio spettro nella gestione di questo fenomeno” ha detto ancora don Francesco Soddu. “È evidente – ha osservato – che in assenza di altre vie legali e sicure di ingresso, oggi per i migranti e i rifugiati l’unica possibilità di raggiungere l’Europa è quella di attraversare questo ampio braccio di mare sperando di non morire durante la traversata. E ciò che si sono prefissate queste organizzazioni umanitarie, insieme alla Marina, è proprio quello di evitare la morte a questi uomini, donne e bambini che cercano un futuro lontano dalla propria terra e lontano dall’inferno libico”.
Cernusco sul Naviglio, 8 maggio 2017